A Sona, poco distante dalla piazza, appena dietro la Chiesa Parrocchiale parte via del Sole, prosegue a mezzacosta in direzione nord fino a congiungersi con la nuova via S. Anna. Attenzione però, da circa un anno è per buona parte a senso unico e deve essere percorsa in senso contrario a quello che vi ho appena descritto, dovete cioè venire verso la Chiesa. In caso contrario una multa o un pauroso incidente sono molto probabili!
Ma non è di questo che vi volevo parlare, bensì della sua genesi e del suo sviluppo. Molto particolare.

Il terreno su cui si sviluppò la via e le prospicienti case faceva parte della tenuta della vicina Villa Trevisani ed era di proprietà in quel periodo della Provincia di Verona, per la precisione del “Consorzio Provinciale Antitubercolare”.
“Fu Fasoli Angelo, ricordato dai sonesi di un tempo come ‘Fasolin’ – ci racconta un residente – ad agevolare l’acquisto dei terreni, allora Fasolin abitava dove ora c’è la casa per anziani, curava i terreni della Provincia e fece volentieri da tramite per la buona riuscita delle compravendite.”
Erano gli anni ’60, in pieno boom economico e demografico, naturale quindi la necessità di nuove case per le famiglie di Sona. Per soddisfare la crescente domanda di alloggi fu individuata questa zona, vicina al centro del paese ed in bella posizione panoramica. Le prime case iniziarono a sorgere all’inizio della via, vicino alla Chiesa Parrocchiale, per poi allontanarsi sempre più dal centro paese.
In pochissimo tempo la via si sviluppò, sorsero diversi edifici, fino ad arrivare a dove ora c’è l’unica curva. Furono anche costruiti tre condomini chiamati “Gescal” (GEStione CAse Lavoratori) dal nome dell’ente che finanziò le costruzioni. Poi, per diversi anni, la crescita di nuove case si arrestò.
Molto spesso le case furono costruite da piccolissime imprese edili del territorio, con l’aiuto del proprietario stesso che nei fine settimana o nel dopolavoro era parte attiva nella costruzione. Anzi tutta la famiglia, con vari incarichi, era coinvolta. Molti furono i casi di vicini che aiutavano nella costruzione, per poi vedere contraccambiato questo aiuto.
Erano anni in cui i materiali e la manodopera non costavano molto, certamente il livello tecnologico non era come quello attuale ma consentiva un notevole risparmio e una spesa di costruzione molto contenuta. Anche se chi costruiva era un semplice dipendente o piccolo artigiano con più figli quasi mai era necessario accendere un mutuo, il credito era fatto dall’impresa e dai fornitori di materiale. Quasi sempre era concesso sulla parola ed onorato nel giro di un breve periodo.
Anche l’inflazione aiutava a saldare i debiti, in quei tempi oscillava tra il 4% e il 5% su base annua. “Pensa – ci racconta Mario Leoni – che quando mio padre Serafino con suo cognato ha iniziato a costruire la casa un singolo mattone costava 8 lire e alla fine della costruzione, nel 1966, gli ultimi mattoni sono stati pagati 100 lire!”.
La tipologia tipica delle case era quella della casa singola o al massimo due unità abitative nel medesimo edificio, una per sé e una per qualche parente stretto. Singolare è stata anche la scelta del nome da dare alla via, molte furono le proposte ma Gildo Basso, impiegato alle poste ed abitante al numero 5 e Dario Palazzi, autista ed abitante al numero 6 proposero “via del Sole” per la particolare esposizione soleggiata della via e per i bei tramonti che si potevano (e si possono) gustare.

Una caratteristica comune a quasi tutte le case era la presenza di un piccolo giardino sul davanti, sul lato prospiciente la strada, ad indicare un innalzamento della qualità di vita della famiglia ed una maggiore sensibilità verso l’aspetto estetico della casa. Sul lato posteriore, invece, era presente un piccolo “brolo” con piante da frutto, viti sul perimetro, un ricco ed importante orto, e svariati animali: le gabbie dei conigli, il “serraglio” delle galline. Tutto quanto potesse contribuire a sostenere il reddito familiare che molto spesso era solo quello del capofamiglia.
“Aiutati che il ciel ti aiuta” potrebbe essere il motto che riassume lo stile di vita di quel tempo. Negli anni ‘90 con l’insediamento di nuove case la via è stata prolungata di un centinaio di metri fino al civico 18 per poi svoltare a sinistra e scendere di poche decine di metri per arrivare all’ultimo gruppo di case.
Restava comunque una via chiusa, il traffico era solo quello dei residenti o poco più. Solo nei primi anni 2000 è stata collegata alla nuova via Sant’Anna diventando una via non più cieca e, come si diceva all’inizio, con un tratto nella parte centrale a senso unico. Non dobbiamo dimenticare il comodo marciapiede che, da pochi mesi, sul lato sinistro della strada agevola notevolmente i pedoni.