Verso il Battesimo, incontriamo il gruppo di Lugagnano che segue le famiglie

L’attuale società e gli stili di vita frenetici hanno inevitabilmente sottratto lo spazio e il tempo tradizionalmente dedicati ai Sacramenti e alla fede, oggi spesso confusi come puro formalismo i primi e talvolta additata come irrazionale la seconda. Accade così che i sacramenti, e il battesimo in particolare, si svuotino del loro contenuto spirituale e si identifichino quasi esclusivamente con tutto quello che ruota intorno alla cerimonia: il pranzo, la festa, la scelta del luogo, le foto e i regali.

E’ intorno a questa realtà e ad una riflessione su di essa che anche nella nostra comunità cristiana è nata la necessità di maturare consapevolezza, soprattutto da parte dei genitori dei battezzandi, dell’importanza del sacramento del battesimo, fondamento di tutta la vita cristiana, ingresso alla vita nello Spirito e la porta che apre l’accesso agli altri sacramenti.

Per questo la Parrocchia di Lugagnano ha raccolto la proposta del nostro Vescovo Monsignor Zenti di costituire un nuovo gruppo che si prefigge l’obiettivo di “camminare insieme” ai genitori che decidono di battezzare i propri figli. Il gruppo si chiama “Accompagnatori del Battesimo” ed è il Parroco Don Antonio che ci spiega questa realtà. “Il gruppo non ha ancora un anno di vita, infatti tutto è iniziato lo scorso anno in seguito alla preghiera manifestata dal nostro Vescovo che invitava le parrocchie a investire forze e risorse in certi momenti profondamente significativi che segnano la vita dei credenti, tra i quali quello del Battesimo. Lugagnano colse così l’invito diocesano e, all’interno del Consiglio Pastorale, si giunse a dare concretezza all’idea. Raccogliemmo l’invito nel Giugno del 2009 e da lì iniziammo ad interrogarci su come poter costituire un gruppo di accompagnatori del battesimo. Fu in seno al Consiglio Pastorale – continua Don Antonio – che si decise di rendere questo gruppo espressione della nostra comunità la quale già si contraddistingue per la presenza importante di numerosi gruppi che operano nel volontariato parrocchiale. Si chiese così ai vari gruppi già operanti in parrocchia di offrire disponibilità per questa nuova iniziativa. L’intento era quello di creare momenti di incontro tra i nostri volontari e le famiglie intenzionate a chiedere il Battesimo per i loro figli ed avviare così momenti di riflessione sul senso e sul valore del Sacramento”.

Il gruppo si è quindi costituito in maniera composita ed eterogenea con la presenza di catechisti, di genitori appartenenti al MASCI (gruppo legato ai principi dello scoutismo) e di altri gruppi. Dopo un anno di preparazione liturgica e teologica pastorale, Federica Fedrigo, Claudio Miotto, Aldo e Federica dell’Amore, Suor Mery, Adriana Farina, Gabriele Mazzi, Alessandro e Olinda Brambilla, Don Antonio e Don Roberto hanno intrapreso il cammino iniziando ad incontrare concretamente le famiglie che chiedevano il battesimo. Una grande sfida “coinvolgere” persone già impegnate in altri fronti. “Personalmente siamo partiti come coppia del gruppo famiglie – rispondono Aldo e Federica Dell’Amore – e, dopo avere sentito parlare degli accompagnatori, abbiamo offerto la nostra collaborazione. Spesso le famiglie hanno bisogno di sentirsi raccontare o spiegare il perché del battesimo. Sostanzialmente in noi l’idea, la scelta, è maturata all’interno del cammino che come coppia stiamo intraprendendo. Incontrare persone che chiedono di essere illuminate sul Battesimo è interessante e stimolante. Tutto questo lo si fa, però, senza la presunzione di insegnare nulla a nessuno né tantomeno di essere catechisti.”

Sono incontri che possono durare poco ma che, in taluni casi, possono sfociare nella richiesta di altri incontri di approfondimento. Il momento più faticoso e imbarazzante è quello dell’incontro iniziale spesso rivestito da un guscio di diffidenza e di timore; ma appena penetrato il guscio, tutto diventa più facile. E infatti Claudio aggiunge: “mi ritengo fortunato perché tento di far capire alle famiglie il valore di ciò che stanno affrontando. La famiglia chiede il battesimo e si prende una grossa responsabilità perché sceglie e agisce sulla base della propria fede. Si sono fatte delle chiacchierate interessanti incontrando belle coppie…”

E non di rado, parlando con le famiglie, si riscoprono magari emozioni lasciate in chissà quale soffitta dentro la nostra anima e il nostro cuore. Come nel caso di Gabriele che confessa: “Grazie a questa opportunità anch’io ho riscoperto il battesimo. Anch’io ho battezzato i miei figli ma devo dire che è stato quasi solo un “far festa” per la nuova nascita. Invece il Battesimo è qualcosa di molto più profondo. Il Battesimo è eccezionale perché si basa sulla scelta di fede non di chi riceve il sacramento ma della famiglia. Per questo nel Battesimo la famiglia ha un ruolo fondamentale perché deve preparare il terreno su cui poi il bambino dovrà costruire la propria esperienza.”

Gabriele sottolinea la diversità tra la percezione del Battesimo di un tempo, con l’attesa, la preparazione e la festa di un’intera comunità e l’idea che invece oggi ruota intorno al Sacramento. Su questo argomento, si sa, spesso i Paesi ingiustamente chiamati più poveri solo per il fatto di occupare l’emisfero sud del mondo, hanno molto da insegnare a tutti noi. E’ il momento di Suor Mery che con entusiasmo racconta il proprio vissuto e le proprie motivazioni. “Sono stata 25 anni in Africa e il rito battesimale differisce notevolmente dal nostro. In Repubblica Centrafricana, territorio esteso come tre volte l’Italia, ex colonia francese, il numero di battesimi è decisamente esiguo poiché le famiglie veramente cristiane sono poche. Lì i bambini non vengono battezzati in tenera età e le famiglie cristiane non lo chiedono. Sono i bambini stessi che, più in là negli anni, chiedono il Battesimo, rito che è preceduto da tre anni di catecumenato (catechismo di un’ora tre volte alla settimana, durante le quali si ha l’iniziazione cristiana). E la richiesta può arrivare dagli otto fino ai sessant’anni.”

E in Africa il battesimo è una festa straordinaria alla quale partecipa tutta la comunità. Dopo 25 anni Suor Mery ha accolto questa sfida perché ha l’impressione, come lei stessa afferma, di continuare l’opera di evangelizzazione un tempo iniziata laggiù. Là il Battesimo, oltre ad una intensa preparazione spirituale, prevede anche la festa dell’intera comunità che per l’occasione si presta a cucinare piatti particolari. Il tutto con assoluta naturalezza e spontaneità. Il problema è, semmai, riuscire a pagare le spese… Certo è sorprendente verificare quanta preparazione “altrove” sia necessaria per affrontare il sacramento del Battesimo.

Perché? Quali sono i significati che la società occidentale di cui siamo parte ci ha via via fatto dimenticare lasciandoli cadere nell’oblio o sui quali lo scorrere del tempo ha depositato una coltre di noncuranza e di indifferenza? “Anche nella nostra comunità chi chiede il battesimo da adulti non lo riceve subito – afferma Don Antonio -. Il cammino di catecumenato per gli adulti dura almeno un anno. Certo il significato del rito in sé viene compreso dai genitori ma ciò che si perde e che sfugge è il suo contenuto, che rischia di svuotarsi perché viene meno il binomio tradizione religiosa – vita religiosa. Certo non possiamo pretendere di spiegare ed esaurire la complessità del tema del Battesimo con questi incontri ma accarezziamo l’idea di accompagnare ad una prima formazione intorno al Sacramento. E’ interessante anche l’iniziativa di alcune parrocchie che hanno deciso di proseguire il cammino con il ricordo dell’anniversario (NdR nella giornata nazionale della vita celebrata la prima domenica di Febbraio). Quindi – conclude Don Antonio – possiamo affermare che il coinvolgimento e la preparazione dei genitori a questo primo importante appuntamento rientra in un più ampio progetto educativo che la famiglia decide di realizzare.”

Che oggi ci sia una forte emergenza educativa è fuor di dubbio. E’ soprattutto la famiglia che è il fulcro costante dell’educazione ed è essa stessa che deve responsabilizzare i giovani e i figli sulla base dei valori in cui crede. La famiglia non può demandare l’educazione ad altri. Il cambiamento oggi è che il genitore non può più essere al di fuori ma deve entrare nel gioco dell’educazione dei giovani. Con tutte le difficoltà che trova: per questo serve un aiuto. E questa strada viene tracciata, almeno nel suo momento iniziale, con il primo incontro. Suor Mery organizza il calendario del Gruppo a seconda delle richieste di Battesimo e pianifica poi le date degli incontri con le famiglie stesse. Sono infatti i genitori che chiedono il Battesimo: gli accompagnatori accolgono le richieste e poi procedono coinvolgendo la famiglia nel mese prestabilito per il battesimo (celebrato una sola volta al mese). “Non possiamo esigere tutto subito – afferma Don Antonio -: il primo intento è avvicinare la famiglia a persone che esprimono la vita comunitaria (ecco il ruolo dei laici); andando in visita alle famiglie si fanno conoscere anche le realtà operanti nel territorio (i vari gruppi). Il resto è da costruire”.

Quella della nostra comunità viene dopo altre esperienze veronesi, anche datate, come afferma Gabriele: “al corso che ci ha preparato, la parrocchia di Zevio (che in questo senso vanta un’esperienza ventennale) riferisce che presso la loro comunità è il 60% della popolazione che chiede il battesimo. Certo, per avere il polso della situazione su quanto capillare sia l’operato del gruppo, noi potremmo chiedere in comune il numero dei nati e poi fare un confronto tra battezzati e non battezzati. Ma è difficile sapere di più.”

Se l’intento è, quindi, quello di inserire la famiglia all’interno della comunità, è sempre viva e attuale la domanda su come sia l’accoglienza delle famiglie a questa nuova iniziativa. Adriana e Federica non nascondono il loro timore di poter essere talvolta accolte negativamente o con diffidenza “invece l’accoglienza è stata sempre positiva e talvolta inaspettatamente straordinaria da stupirci – affermano -. In qualche caso l’incontro ha dato anche l’opportunità per affrontare il più ampio tema del matrimonio cristiano. Scavare nel vissuto delle singole realtà familiari non è nostro compito, e il rispetto per ogni famiglia che ci accoglie è tale e tanto che spesso non sappiamo se a chiedere il battesimo siano coppie sposate o semplicemente conviventi. Ma questo non fa la differenza”.

Spesso ciò che accompagna l’incontro è anche il desiderio del confronto. “E infatti – proseguono Federica e Adriana – durante la serata si spazia dagli aspetti più pratici e logistici della vita famigliare che l’arrivo di un bambino porta con sé a quelli più complessi teologici e spirituali. E l’intervento qualche volta è anche di tipo pediatrico…”. Si sa che tra mamme ci si capisce più che col pediatra, talvolta. Le tappe che accompagnano la vita, la crescita di un bambino e di un giovane sono molteplici, radicate e ben scandite.

Ciò che il Gruppo ha colto è stata la mancanza di uno specifico spazio di incontro nel particolare e delicato momento qual è quello della nascita di una nuova vita e del suo inserimento nella comunità cristiana. Lì la nostra parrocchia si è inserita sfidando l’individualismo che caratterizza la società occidentale, spezzando questa tendenza e offrendo alle famiglie che lo desiderano lo spirito di tutta la nostra bella comunità.

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