Recenti indagini di Bikeitalia dimostrano un particolare record raggiunto dall’Italia rispetto agli altri stati europei: il nostro Paese è in testa alla classifica quanto a numero di auto per residente.
In Italia si registrano 62 macchine ogni 100 abitanti e l’automobile risulta il mezzo preferito, sebbene il 60% degli spostamenti abituali non superi i cinque chilometri. Forse di questo record non è il caso di andare fieri, visto che l’uso ed abuso dell’auto privata comporta altissimi costi in termini economici e sociali. I nostri connazionali usano pochissimo i mezzi pubblici (forse perchè spesso poco efficienti) e poco la bicicletta, per non parlare degli spostamenti a piedi, a cui per pigrizia troppi preferiscono la macchina.
Le indagini dimostrano anche che, in proporzione al numero di chilometri percorsi, l’Italia supera persino gli USA quanto a ciclisti vittime di incidenti stradali. Ciò avviene non tanto perché la bici sia pericolosa in sé, quanto perché a costituire un rischio costante per i ciclisti (e per i pedoni), è l’automobile.
Negli ultimi anni, anche a Verona e provincia, si sente troppo spesso parlare di incidenti anche mortali causati da macchine, che falciano chi attraversa sulle strisce o chi pedala. In Italia l’automobilista sembra essere sempre e ovunque il re della strada. Per questo forse si sprecano le battute e i luoghi comuni a proposito dei cicloamatori, che apparirebbero troppo indisciplinati agli occhi di chi si trova al volante.
Nessuna battuta invece circola sugli automobilisti, che se ne infischiano delle strisce pedonali, facendo finta di non vedere i pedoni, i quali considerano quasi sempre un’impresa impossibile attraversarle e, spesso, quando un’auto si ferma, si sentono in dovere persino di ringraziare, come se fosse un gesto di inaspettata gentilezza e non un atto dovuto e regolamentato dal codice della strada.
Altra cattiva abitudine tutta italiana è quella del parcheggio selvaggio, per cui, anche nel Comune di Sona, è frequente avvistare auto che occupano le ciclabili e i posti per disabili, o mamme che devono fare pericolosi slalom con il passeggino tra le auto in sosta sui marciapiedi, spesso pieni di buche che fanno inciampare gli anziani, per non parlare delle deiezioni degli animali domestici, che costellano troppo spesso i lati delle vie, obbligando chi cammina a fare zig zag per evitarli.
Sarà anche vero che vedere certi gruppi di cicloamatori in fila orizzontale lungo le vie della provincia fa saltare la mosca al naso, ma è un dato di fatto che gli automobilisti italiani sono indisciplinati, anzi risultano i più irrispettosi del codice della strada di tutta Europa.
Va sottolineato, comunque, che non si intende demonizzare la categoria, perché è ovvio che il pedone o il ciclista appena si mettono alla guida diventano anch’essi automobilisti e non si può pretendere rispetto delle regole, quando si pedala o si cammina, se poi, appena ci si mette al volante, non ci si attiene al codice. Insomma, attenersi alle regole vale per tutti. Probabilmente, se l’educazione stradale fosse tenuta in maggior conto, più persone si arrischierebbero a lasciare a casa le chiavi del proprio mezzo a quattro ruote e uscirebbero volentieri a piedi e in bicicletta.
Ben vengano quindi le varie iniziative legate all’educazione stradale nelle scuole, che il Comune di Sona ha sostenuto con impegno. Va segnalato anche “Sona guida sicura”, progetto di sensibilizzazione intorno alla sicurezza al volante che ha coinvolto vari giovani qualche tempo fa. Alcuni accorgimenti nello stile di guida possono veramente fare la differenza, riducendo i rischi per chi si trova alla guida.
Evitare di usare sempre la macchina e scegliere per i brevi spostamenti i mezzi pubblici o la bicicletta permette di risparmiare carburante, migliorare le condizioni di salute grazie all’attività fisica e incidere meno sull’inquinamento dell’aria, che è un problema enorme, con cui siamo obbligati a confrontarci. Ovviamente, perché l’italiano scelga di lasciare a casa l’auto, bisognerebbe non solo fargli cambiare mentalità, ma favorire l’utilizzo della bici costruendo ciclabili sicure e marciapiedi decenti per chi decide di avventurarsi a piedi o con il passeggino, incrementando la presenza di mezzi pubblici a basso costo.
Restringendo il campo al nostro Comune, per ridurre l’utilizzo dell’automobile negli spostamenti brevi sono state messe in atto delle pratiche virtuose. Per esempio, il servizio Piedibus, che viene fornito da genitori e nonni volontari da settembre a giugno, permettendo a tanti studenti di raggiungere a piedi le scuole primarie, è un servizio utilissimo, che riduce il traffico automobilistico presso i poli scolastici, insegnando la sana abitudine di camminare fin da piccoli e promuovendo, non da ultimo, un’etica ecologica.
Per quanto riguarda gli studenti più grandi, una risorsa che va sicuramente potenziata e migliorata è quella degli autobus di linea, in particolare quelli che conducono ogni giorno gli studenti verso gli istituti scolastici cittadini e in provincia (Villafranca, Bardolino, Bussolengo,..). Molti sono i disagi relativi a ritardi e a corse poco frequenti. Questi disservizi, soprattutto per frazioni che non distano molti chilometri dal centro di Verona o dagli istituti scolastici della provincia sopra elencati, non sono accettabili, soprattutto se si considerano i costi elevati di biglietti ed abbonamenti. E’ veramente sconfortante pensare che un genitore debba accompagnare a scuola il proprio figlio adolescente perché non può contare su trasporti regolari e non troppo costosi.
Per quanto concerne le due ruote, sicuramente l’attenzione rivolta dall’Amministrazione comunale alla realizzazione o al completamento di ciclabili degli ultimi anni è buona cosa, anche se bisogna dire che alcune risultano piuttosto scomode e non così sicure come dovrebbero, vedi per esempio il centro della frazione di Lugagnano, dove non sono così numerosi i ciclisti che utilizzano con piacere la pista a loro dedicata per le ragioni sopra esposte. Se si prova ad attraversare l’intero paese in ciclabile, infatti, si è costretti a salire e scendere più volte dalla bici (e non per la presenza del semaforo), oltre a dover attraversare in punti pericolosi. Questo fa spesso passare la voglia di usare la corsia preferenziale perché poco pratica.
Un’Italia più bike friendly porterebbe senza dubbio vantaggi non solo alla salute e all’ambiente ma anche al commercio e al turismo, perché permetterebbe un viaggiare più lento e attento al paesaggio, favorendo la riscoperta dei centri storici. Anche il nostro territorio sonese, in particolare quello collinare, ha molto da offrire in questo senso.