Giorno del Ricordo a Sona: un’occasione perduta

Giovedì 10 febbraio scorso presso il teatro parrocchiale di Sona l’Amministrazione comunale ha celebrato la ricorrenza del “Giorno del Ricordo”, nella memoria storica della tragedia delle Foibe e dell’esodo degli italiani dalla Dalmazia e dall’Istria negli anni immediatamente successivi al termine della II guerra mondiale.

 

Il regista Mauro Vittorio Quattrina, qualificatosi come corrispondente di guerra, ha presentato un documentario montato con filmati d’epoca, alcuni inediti, in buona parte di fonte inglese. Nessun riferimento però alla vicenda delle Foibe ed all’Esodo se non in alcuni passaggi occasionali del filmato e nelle brevi presentazioni della “Giornata” da parte del Vice Sindaco Di Stefano e del Consigliere comunale Tinelli.

 

Il filmato, incentrato sui 45 giorni dell’occupazione Titina di Trieste a partire dal 1° maggio del 1945, si dilunga sui passaggi delle consegne della Zona A di Triste agli Alleati e quindi agli Italiani fino al Trattato di Osimo del 1975 con la cessione definitiva della zona B di Trieste, nonché delle aree Dalmate e Giulio-Istriane, alla Iugoslavia.

 

Il documentario ha fornito ben pochi messaggi interessanti con scorci di sfilate militari e di bandiere, di comizi, di scritte su muri e su cartelloni pro o contro e code di triestini in attesa della distribuzione di viveri nelle aree occupate dall’Armata del Generale Tito. I commenti a viva voce e gli stessi commenti sul sonoro del filmato ben poco hanno avuto a che vedere con quanto veniva rappresentato.

 

Il filmato ha indugiato su particolarismi di assai scarso valore – “osso di cavallo con brandelli di carne distribuita ad una famiglia di 6 persone per il sostentamento di una settimana” – ed i commenti hanno tirato in ballo oltre alla “primavera di Praga” ed al “Vietnam”, Porsuz (febbraio 1945, “partigiani rossi” che assassinarono “partigiani bianchi”) e Bronte (agosto del 1860, violenta repressione di moti popolare, con l’aggiunta dell’errore storico di citare i bersaglieri savoiardi che non erano ancora giunti nell’area siciliana).

 

La conclusione del filmato e nel commento del regista mostrava bambini ed anziani piangenti a piedi o su mezzi di fortuna che lasciavano le loro terre, non riferiti espressamente agli Istriani-Dalmati, immagini lette come “il dolore di chi soffre nelle guerre e per la violenza”, di assai modesto impatto emotivo.

 

Questo modo di presentare fatti del passato in modo sommario e con commenti superficiali ha ottenuto un doppio negativo risultato: di far comprendere a pochi di cosa si stava parlando ed inoltre di non coinvolgere i sentimenti e le sensibilità dei presenti.

 

Ci sorprende l’accaduto in quanto, negli anni passati, con la proiezione di filmati adeguati, la presenza di esuli o figli di essi e con un dibattito pubblico la ricorrenza era fonte di memoria, oltre che di forte impatto. Come sempre modeste le presenze, per una iniziativa che lodevolmente l’Assessorato alla cultura puntualmente promuove, ma che quest’anno è stata “una occasione perduta”.

 

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