Un origami realizzato con una carta particolare di dimensioni anche molto grandi, poi aperto – cioè, di fatto, decostruito – e dipinto con gli acrilici negli spazi visibili fra le pieghe lasciate dalla sua forma originaria, ormai irriconoscibile. Così, quello che inizialmente era un animale costruito secondo la tecnica giapponese diventa un insieme armonioso di geometrie colorate.
Su questo processo si basa l’espressività artistica di Marica Fasoli, artista di San Giorgio in Salici che recentemente ha esposto alcuni suoi lavori a Milano, nell’ambito della mostra “Tragödie” allestita a Casa Testori.
Marica si è diplomata al liceo artistico statale di Verona, e si poi specializza come Addetto alla conservazione e manutenzione dei manufatti artistici su legno e tela con il massimo dei voti presso gli Istituti Santa Paola di Mantova. Nel 2006 ha conseguito anche la specializzazione in anatomia artistica presso l’Accademia “Cignaroli” di Verona dove, dall’anno accademico 2016/2017, è docente del corso libero di pittura iperrealista.

“Fin da piccola – racconta -, avevo la propensione per il disegno e per il colore. Non potevo pensare ad un’altra strada, la pittura ce l’ho sempre avuta dentro”.
La sua esperienza artistica ha attraversato diversi periodi: subito dopo il diploma, la sua attività principale è consistita in lavori di restauro, che hanno interessato anche dipinti della scuola di Tiziano, tele di Jacopo Bassano e del Cignaroli, e gli affreschi di scuola giottesca danneggiati dal terremoto nella Basilica di Santa Chiara ad Assisi; dal 2002 ha iniziato a dedicarsi sempre di più alla pittura, misurandosi soprattutto con le riproduzioni dei capolavori del passato; poi, dal 2006, ha intrapreso un percorso autonomo che l’ha portata a concentrare la propria ricerca artistica in ambito figurativo iperrealista; dal 2015, ha cominciato a mettere a punto la tecnica basata sulla creazione e decostruzione di origami.
“Ad un certo punto – spiega -, ho sentito che era il momento di passare dall’iperrealismo a qualcosa di nuovo, ma non sapevo che strada prendere. Un giorno, mio figlio mi ha portato un libro di origami chiedendomi di fargliene uno e così è arrivata l’ispirazione”.
La tecnica dell’origami è legata alla tradizione shintoista giapponese, a cui anche Marica fa riferimento nello spiegare la particolarità del suo lavoro: “L’idea è che tutte le cose siano soggette a nascita, distruzione e successiva rinascita. Il tempio shintoista viene costruito e poi, ogni vent’anni, distrutto per essere ricostruito. Proprio questo è il riferimento delle mie creazioni – spiega Marica -, poiché io faccio l’origami e poi lo distruggo per la successiva rinascita ad opera d’arte”.
La mostra allestita da giugno fino allo scorso settembre nella dimora natale dello scrittore e critico d’arte milanese Giovanni Testori, morto nel 1993, trae tema e titolo dall’opera del 1872 del filosofo Friedrich Nietzsche, dedicata ai concetti di dionisiaco e apollineo. Da un lato la sfera istintiva e irrazionale, dall’altro il pensiero logico e razionale.
Queste due dimensioni sono state messe in dialogo in un percorso espositivo che esprime l’apollineo attraverso le opere di Marica e il dionisiaco attraverso le opere di un’altra artista, Silvia Argiolas, di origine cagliaritana e residente a Milano.
Il curatore della mostra Ivan Quaroni definisce lo sguardo di Marica come “governato dalla geometria aurea e trasognata dell’apollineo -. E aggiunge -: La sua indagine pittorica decanta il mondo in forme astratte, filtrandolo attraverso una pletora di diagrammi che simbolizzano la realtà fenomenica, senza mai rappresentarla direttamente. L’impeto mimetico, che da sempre costituisce la marca stilistica del suo lavoro, è indirizzato verso la pellicola dell’immagine, insieme superficie testurale e concettuale”.
Ad oggi, Marica ha presentato i suoi lavori in quasi 200 mostre, fra personali e collettive. Ha esposto anche all’estero: Miami, New York e Lugano. Ha anche un sito internet: www.maricafasoli.com.