“Una delle più belle adunate di sempre”. Ricordi dei nostri Alpini da Treviso

“Una delle più belle adunate di sempre!”. Questa l’affermazione raccolta tra le fila degli alpini del nostro Comune, da Lugagnano, Palazzolo, San Giorgio e Sona, al termine della 90esima Adunata Nazionale degli Alpini svoltasi a Treviso dal 12 al 14 Maggio 2017.

Una città che è veramente una sorpresa. Ricca di storia, di tradizione (anche Alpina), di bellezze architettoniche, di palazzi di pregio, di buona cucina, un centro storico bellissimo. Una città a dimensione di adunata perché raccolta ed intimamente partecipe, circondata dalle sue mura, attorno alla festa principe degli Alpini, come in una stretta affettiva che tutti indistintamente hanno sentito, vissuto e respirato.

Cosa ti lascia dentro una Adunata degli alpini? Dipende. Dipende verso cosa rivolgi lo sguardo e le percezioni di tutti i tuoi sensi. Io vedo un rito che si rinnova da 90 anni e più (vista la pausa durante il Secondo Conflitto bellico) con le sue tradizioni, le sue celebrazioni, i suoi simboli, i suoi ricordi, con le celebrazioni della grandi storie di vita italiana del passato, con il suo perpetuare il ricordo di atti e gesta ad oggi inimmaginabili e irripetibili.

Sono in pochi per fortuna in Italia a gradire l’uso delle armi, nessuno probabilmente è pronto ad accettare guerre, morte e distruzione. Smarchiamo quindi l’adunata da un semplice abbinamento con una Associazione d’Arma e con i suoi annessi e connessi. L’Adunata è un rito di incontro. Prorompente, goliardico, trascinante, promotore di allegria e spensieratezza, acceleratore di emozioni, facilitatore di incontri.

Tantissime sono le cose che contraddistinguono un’Adunata: il senso di amicizia, il rispetto per l’altro e per il luogo che ti ospita, l’irrefrenabile voglia (per chi lo sa fare) di fare musica e cantare ed essere allegro e di fare gruppo, l’incontro tra generazioni di alpini dove i bocia incontrano i veci, la concretezza e lo spirito di abnegazione dell’alpino che organizza l’adunata sacrificando il proprio tempo e il proprio divertimento per permettere agli altri di divertirsi, il rispetto che viene portato al proprio cappello e con esso a quello che rappresenta, le innumerevoli iniziative sociali sostenute a cui viene data evidenza nei giorni dell’adunata, la professionalità e la preparazione di chi fa lavora per la buona riuscita dell’evento, la fittissima rete di Associazioni giovanili (come gli Scout) coinvolte dagli Alpini nella gestione dell’evento, il grande rispetto portato ai reduci e ai combattenti, gli innumerevoli eventi culturali,  sociologici, turistici, storici collegati al prima e al durante dell’adunata, la valorizzazione ed il restauro di luoghi od opere appartenenti al patrimonio culturale e sociale delle comunità.

Mi fermo nell’elenco, potrei andare avanti dei giorni.  E poi, sinceramente: quando gli alpini tornano a casa dalle adunate nelle proprie comunità di origine non è che le maniche della camicia arrotolate durante l’adunata vengano srotolate. Rimangono ‘fatte su’ ben sopra il gomito, perché non si smette mai di lavorare per la solidarietà e per la Comunità.

Parlando di emozioni: curiosando tra i post che nascono sui social nei giorni successivi all’adunata la mia attenzione si è posata su uno in particolare. L’autore è un certo ‘Gaddo Unradiologonet’ (così si firma su FB) e da questo post ho estratto una sintesi del suo racconto e la foto straordinaria che lo accompagna

Io non amo le armi. Sono tra quelli convinti che al mondo si faccia poco all’amore, e che questa sia una delle cause di cattivi caratteri, liti condominiali, guerre civili e tra nazioni. Poi però vado lo stesso in giro per Treviso, c’è l’adunata annuale degli Alpini, e mi godo i colori, gli odori, i suoni della festa. Faccio le mie foto. In zona università vedo due anziani, due persone davvero molto anziane: lui è seduto su una sedia, con gli occhiali scuri. Si muove a fatica mentre lei gli sistema il bavero della giacca perché, si sa, i vecchi hanno sempre freddo. A un certo punto una banda militare, tutti con i capelli da alpino in testa e le magliette blu elettrico, si fa incontro alla coppia. I musicisti li circondano in silenzio, li mettono al centro del cerchio e attaccano l’inno ufficiale degli Alpini. Semplicemente, stanno tributando a un quasi centenario l’onore più grande: essere sopravvissuto quasi un secolo, e per giunta con quel cappello piumato in testa.

Il vecchio sente la musica, gli occhiali neri mi fanno temere che sia cieco, e con grande fatica si mette in piedi. Sta rigido, sta sull’attenti, sta con il mento in alto mentre canta silenziosamente il suo inno da Alpino. La moglie gli sta accanto e un po’ lo tiene, un po’ lo accarezza, un po’ muore di orgoglio per quel suo marito indistruttibile. Chiude gli occhi, la moglie, e chissà a cosa pensa quando la musica finisce e scatta un applauso interminabile che accompagna di nuovo suo marito sulla sedia, con ancora il mento orgoglioso puntato in alto.

Io avevo su gli occhiali da sole e per me è stata una fortuna. Ma forse sarebbe stato meglio se mio figlio mi avesse visto piangere: perché avrei potuto spiegargli che, ecco, questo per me è l’amore vero, l’unico per cui valga la pena di tornare a casa dopo una guerra mondiale, l’unico che giustifichi la fatica terribile di un’esistenza intera. E così avrei anche potuto dirgli che il vero amore fa piangere sempre: di gioia, o di dolore.

Non ho alcun minimo dubbio su dove posare il mio sguardo durante un’Adunata Alpini.

Nella pagina, VIDEO e FOTO dell’Adunata dei nostri Alpini a Treviso. Con loro sempre presente anche il Baco.

Sono nato a Bussolengo l'8 ottobre 1966. Risiedo a Lugagnano sin dalla nascita, ho un figlio. Sono libero professionista nel settore della consulenza informatica. Il volontariato è la mia passione. Faccio parte da 30 anni nell'associazione Servizio Operativo Sanitario, di cui sono stato presidente e vicepresidente e attualmente responsabile delle pubbliche relazioni. Per 8 anni sono stato consigliere della Pro Loco di Sona. Ritengo che la solidarietà, insita nell’opera del volontario, sia un valore che vale la pena vivere ed agire. Si riceve più di quello che si dà. Sostengo la cooperazione tra le organizzazioni di volontariato di un territorio come strumento per amplificare il valore dei servizi, erogati da ognuna di esse, al cittadino.