Un giovane uomo di Lugagnano, l’umiltà e lo stile del nostro agire pubblicamente

Un giovane uomo che abita a Lugagnano, molto attivo nel volontariato, mi spiegava che per i musulmani il bene che si fa per la comunità assume un valore maggiore quando chi ne è l’autore rimane anonimo. Un precetto molto simile a quanto contenuto nel Vangelo di Matteo, dove Gesù insegna che “quando tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra”. Insegnamenti religiosi, ma anche profondamente laici, che devono coinvolgerci tutti anche nel nostro impegno pubblico a Sona.

Il pericolo di una spettacolarizzazione della propria azione è sempre altissimo, in tutti coloro che operano in ambiti pubblici. Con conseguenze che all’apparenza sembrano veniali, ma che in realtà rischiano di inquinare l’azione stessa che si compie, facendone passare in secondo piano i motivi e gli scopi. Soprattutto quando si agisce nei confronti di chi nella nostra comunità è realmente fragile.

Chiunque partecipi alla vita politica e associazionistica sa bene come sia proprio questo uno dei primi problemi che minano la tenuta stessa di un gruppo e di un’iniziativa: il protagonismo eccessivo, che getta ombra sugli altri e depotenzia gli effetti dell’agire dell’intero gruppo.

In questa direzione pagine importanti sono state scritte da Giorgio La Pira, politico dalla immensa vocazione sociale, che fu due volte Sindaco di Firenze nella metà dello scorso secolo e sottosegretario al Ministero del Lavoro nel Governo De Gasperi, e che, parlando di impegno, umiltà dell’agire e attenzione agli ultimi, batteva sul concetto che “dire che siamo un Paese povero è una grande ipocrisia: la formula vera è che siamo un Paese povero con i poveri”.

Quel giovane uomo di Lugagnano con cui ho aperto questa riflessione mi spiegava anche che per la sua fede è certamente importante chi realizza un’opera, ma quell’opera è ancora più santa se non se ne conosce la mano costruttrice.

L’umiltà come stile di vita anche nel nostro agire pubblico ci permette una relazione più semplice e più vera con chi collabora con noi e, soprattutto, fa emergere e valorizza in tutta la suo reale portata lo scopo ultimo e unico che deve improntare ogni agire pubblico: il bene comune.

Poi, sull’umiltà la riflessione migliore rimane comunque quella di Giulio Andreotti, quando disse che “l’umiltà è una virtù stupenda, ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi”. Ma questo è, decisamente, altro discorso.

Nato nel 1969, risiede da sempre a Lugagnano. Sposato con Stefania, ha due figli. Molti gli anni di volontariato sul territorio e con AIBI. Nella primavera del 2000 è tra i fondatori del Baco, di cui è Direttore Responsabile. E' giornalista pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Veneto. Nel tempo libero suona (male) la batteria.