Terza età a Sona: quali le principali problematiche? Un’analisi a più voci, partendo dalla realtà

Nel Comune di Sona sono delineate due categorie di persone definite “anziane”: i “giovani anziani”, aventi dai 65 ai 75 anni, e i “grandi anziani”, aventi oltre i 75 anni.

Tra questi vi sono taluni che vivono nell’agio, che solitamente non bussano alle porte del Comune se non per accogliere iniziative di carattere culturale o al fine di proporsi in termini di risorse, e altri che vivono nel disagio, i quali bussano alle porte degli uffici sociali per necessità.

“I bisogni di un anziano possono essere di due tipi: di disagio sociale, necessità di costruire delle relazioni oppure informazione sui progetti, per capire cosa viene loro prospettato e di che cosa possono usufruire – spiega Elena Catalano, Assessore al Sociale -. Quello che secondo me rappresenta un denominatore comune per tutti gli anziani è costruire con loro, in qualsiasi contesto, un rapporto di fiducia e ascolto”.

Tra le problematiche emergenti, Glenda Orlandi, assistente sociale che ha operato per alcuni anni sul nostro territorio, sottolinea la solitudine: per i “giovani anziani” che, a seguito del termine della carriera lavorativa non riescono più a impegnare le proprie giornate; per i “grandi anziani” dovuta alla difficoltà a deambulare e all’indebolimento delle reti familiari. “Se questa solitudine non viene allenata, se le persone non vengono allenate a muoversi e avere una vita attiva, con il tempo la malattia degenera ancora di più. Inoltre la socializzazione e l’attività pratica dell’anziano è difficile che vengano curate a 360 gradi: gli anziani sono sempre di più e le risorse sempre di meno, così come il tempo dei familiari”.

Molti anziani finiscono quindi per ancorarsi alla routine e diventare restii verso il cambiamento. “Un pomeriggio sono andata al circolo degli anziani di Lugagnano con un gruppo di bambini, per fare un’attività di gioco intergenerazionale. Molti anziani hanno risposto bruscamente dicendo che non ne volevano sapere, che loro volevano giocare a carte”, racconta Glenda Orlandi.

L’Assessore Elena Catalano

Come affrontare queste problematiche? “Il nostro è un Comune che sostiene la domiciliarità: noi vediamo come ultima spiaggia quella che può essere la casa di riposo piuttosto che una qualsiasi altra forma di accoglienza. Questo non perché non riteniamo che siano strutture importanti e indispensabili, ma perché gli anziani possono avere maggiore beneficio se stanno in un ambito familiarespiega Elena Catalano -. Tra i servizi offerti dal Comune vi sono delle strutture a prezzi calmierati come quelle in collaborazione al gruppo di sostegno psicologico Familycare e la casa anziani ‘Girasole’ (Ndr appartamenti protetti per anziani parzialmente o totalmente autosufficienti ma privi di rete famigliare). Per quanto concerne i servizi presso il domicilio, sono a disposizione lo sportello per le badanti a Bussolengo, il servizio di assistenza domiciliare SAD per prestazioni socio-assistenziali e il trasporto sociale, per quei momenti in cui la famiglia non riesce a essere presente. Il Comune ha inoltre aderito al progetto di finanziamento regionale sull’invecchiamento attivo. Questo permetterebbe la creazione di figure in grado di aiutare nei problemi della quotidianità un anziano presso il proprio domicilio, colmando l’assenza di un servizio pasti”.

Sono poi stati creati degli spazi per coltivare la vita sociale. Un esempio è il progetto “Camminiamo insieme”: passeggiate guidate con partenza alle 8:30 dalla “Baracca Friuli” a Lugagnano, della durata di circa un’ora. Un ottimo momento per instaurare legami con il sollievo dell’aria di campagna. Tra i propositi dell’Amministrazione la volontà di organizzare queste camminate in ciascuna frazione del Comune.

Vi sono poi gli sportelli di segretariato sociale, il rimborso della spesa dei farmaci, il servizio di telesoccorso gratuito, servizi di sostegno alla famiglia come il “Caffè Alzheimer”, indirizzato a chi è affetto da demenza e a chi lo aiuta nel quotidiano, e l’Università Popolare di Sona, per chi non vuole smettere di imparare.

È tuttavia presente un ultimo importante scoglio: “Quando ero assistente sociale nel Comune di Verona, spesso i familiari mi chiamavano per scaricare su di me tutte le problematiche inerenti i loro genitori. Come se prendersi cura degli anziani fosse un peso e non un dovere legale. Non ci immedesimiamo abbastanza perché la nostra società teme l’invecchiamento, non lo vede come un valore”, afferma Glenda Orlandi.

Concorda su questo punto anche l’Assessore Catalano: “Io credo sia sbagliato vedere l’anziano come colui che non è capace di essere autonomo, colui che non sente o ha difficoltà motorie o altro. Ho in mente la figura degli alpini: persone di una certa età ma che caspita, se non mobilitassero loro tutto ciò che a noi serve, non avremmo soluzione per tantissime cose!”. “Serve un cambiamento culturale e l’unico modo è attraverso l’istruzione”, ribadisce la Dottoressa Orlandi.

Elena Catalano, di fronte a questa problematica, suggerisce un inizio di soluzione: “Nel nostro programma, come Amministrazione, avremmo intenzione di fare degli orti comuni. Al di là della difficoltà nel trovare gli spazi, per noi sarebbe un valore aggiunto pensare di affiancare all’anziano un giovane con conoscenze e abilità diverse”, permettere uno scambio di sapere che abbatta le barriere intergenerazionali.

Per fare ciò è fondamentale motivarli: bisogna trovare una motivazione per gli uni e per gli altri, far loro capire che possono trarne reciproco beneficio al fine di produrre qualcosa di comune e positivo. Organizzare delle campagne di informazione, piuttosto che delle uscite a teatro o dei soggiorni climatici dove, anziché adulti, gli anziani sono affiancati da giovani.

“Sono tutte idee, però se non si comincia non si sa quale possa essere la risposta. Quindi bisogna attivarci”, ribadisce l’Assessore Catalano. “Poi in generale mi viene da dire che un tempo questo problema dell’anzianità non esisteva, c’erano meno anziani. Il futuro è pertanto tutto da scoprire, tutto da inventarsi”, conclude Glenda Orlandi.

Nata il 15 Giugno 1999 a Verona e residente a Lugagnano. Diplomata al liceo scientifico G. Fracastoro, studia Medicina e Chirurgia per l'Università di Verona. Una piccola sognatrice che vive tra la musica e i vecchi film. Collabora con Il Baco da Seta dal maggio 2017