TAV a Sona: Preoccupazione all’ANCAP. I dipendenti: “Finchè non vediamo il nuovo capannone non siamo tranquilli”

Due sono le sigle sindacali che rappresentano i dipendenti dell’azienda Ancap spa (foto sopra), la famosa ditta che esporta porcellana bianca in tutto il mondo: la Cgil e la Cisl.

Abbiamo incontrato i loro rappresentanti: Maria Rosa Frigotto e Paola Fontana della Cisl e Gian Paolo Turata della Cgil per sentire gli umori e gli stati d’animo dei 150  dipendenti sul tema del passaggio della linea ferroviaria TAV proprio sopra l’azienda dove lavorano.

“Al momento non sappiamo ancora nulla di certo. Nessuno ci ha dato notizie sicure, quello che sappiamo lo abbiamo appreso dai mezzi di comunicazione, soprattutto, dal sito del Baco da Seta!” – ci informa Paola Fontana. Aggiunge Gian Paolo Turata: “Noi continuiamo a chiedere informazioni, ma al momento abbiamo solo  risposte evasive. Purtroppo questo clima di incertezza ci preoccupa un po’e finchè non vediamo il nuovo capannone, dove andremo a lavorare, non siamo tranquilli.” – Continua – “Siamo consapevoli della buona volontà dell’Amministrazione Comunale di Sona, e soprattutto della famiglia Boschini, proprietari dell’Azienda, ma è un’operazione talmente ‘grossa e complicata’ che preoccupa tutti i lavoratori.”

Perché complicata? “Il trasloco in una nuova sede è un’operazione complicata perché il nostro processo produttivo è molto delicato, i mulini, i miscelatori, i forni sono parti produttive dell’azienda molto particolari, devono essere costruiti ex novo, in loco, non possono certamente essere trasportati o costruiti in pochi giorni. E come puoi immaginare sono gli elementi che caratterizzano la nostra azienda.” 

Mi potete spiegare come funziona il vostro processo produttivo?

“Premessointerviene Maria Rosa Frigottoche tutti gli operai dell’azienda hanno, nel proprio settore, un elevato livello di specializzazione; il prodotto stesso che produciamo richiede abilità, attenzione, cura e creatività. Cose che non si improvvisano. Comunque, per rispondere alla tua domanda, il processo produttivo inizia nella sala impasto dove gli addetti provvedono a miscelare le materie prime. Si passa poi alla forgiatura dove si lavorano i vari elementi (tazze piatti ecc.) in collaborazione con la sala gessi dove vengono creati gli stampi. Un’altra fase della lavorazione è la smaltatura (il bianco della porcellana) qui vengono caricati i carrelli e messi in forno per la cottura,  questa è seguita da fornisti che lavorano in continuo,  24 ore su 24. All’uscita dal forno i carrelli vengono scaricati e si passa così alla fase della scelta, a seconda delle richieste vengono decorati, questa è la fase più artistica specialmente la decorazione ‘a filo’ fatta a mano. Segue l’ultima fase, cioè l’imballo per le spedizioni, anche questa fase richiede un’elevata capacità e cura vista la fragilità del prodotto. Non dimentichiamo la manutenzione dei macchinari e forni seguita giornalmente da meccanici. Inoltre di notevole importanza è il lavoro svolto dalla direzione per il continuo sforzo nel ricercare nuovi mercati, e dagli impiegati che seguono con professionalità sia il mercato italiano che quello estero, e inoltre tutte le pratiche burocratiche che un’azienda di 150 persone richiede”.

Mi sembra notevole il lavoro manuale“Sì – afferma con convinzione e anche un po’ di orgoglio Paolaanche se i nostri numeri di produzione sono ‘da industria’ possiamo affermare che l’Ancap è ancora un’azienda ‘artigianale’ data l’elevata qualità dei nostri prodotti e il notevole contributo manuale che richiedono. Forse la qualità dei nostri articoli, la duttilità produttiva e la capacità di seguire se non precedere le richieste del mercato, ci hanno consentito di essere una delle poche aziende del settore rimaste e riconosciute al vertice della qualità.”

Quali sono i settori o i prodotti di punta della vostra azienda?

“Come ti diceva la mia collega – mi racconta Paolo – la nostra forza è la qualità e la capacità di produrre quello che il mercato chiede. Un tempo erano i servizi completi: piatti, piattini, zuppiere, grosse pirofile ecc. Ora non più. La famiglia italiana è cambiata e con essa anche i prodotti che usa. Ora produciamo piccole pirofile per forni microonde, articoli da regalo, naturalmente piatti  e… molte tazzine da caffè! Si, la torrefazione è un settore che ci fa lavorare molto. Anche l’estero, per noi, è molto importante. I nostri prodotti sono apprezzati  in molti Paesi del mondo.”

Per concludere cosa sperate?

“Naturalmente speriamo che, se dovremo trasferirci, sia trovato un sito idoneo non molto lontano, perché voglio ricordarti che molti di noi vivono in questi luoghi, Sommacampagna, Sona, Lugagnano, e magari che sia l’occasione per migliorare ancor più i nostri processi produttivi e macchinari in modo da restare ancora azienda leader nel settore. Permettici inoltre di ringraziare le molte persone, istituzioni ed anche organi di comunicazione, anche voi del Baco da Seta, che in tutta questa vicenda ci sono state vicine e ci hanno sostenuto, riconoscendo la gravità del problema.”

Nato a Isola della Scala il 5 agosto 1961 e residente a Sona dal 1975. Sposato con tre figli. Appassionato di sport è componente del Comitato per la gestione del Teatro Parrocchiale e con alcuni amici organizza una rassegna di film sulla montagna. Fa parte della redazione del Baco dal 2002.