TAV a Sona: ecco come funzionano gli espropri

Procedono, pur tra parecchi dubbi sulle tempistiche e sul finanziamento dell’opera, le operazioni per permettere l passaggio della linea ad alta velocità nel nostro Comune. Per avere maggiore chiarezza riguardo agli espropri che si verificheranno per la realizzazione della nuova linea ferroviaria – e che interesseranno molti residenti tra San Giorgio in Salici, Sona e Lugagnano – abbiamo sentito il dottor Daniele Giacomazzi dello studio legale Scappini, che risiede a Lugagnano e che sta seguendo alcuni cittadini in questa vicenda.

Innanzitutto, a che punto siamo e cosa ci dovremo aspettare?

Qualsiasi opera pubblica ha bisogno di tre fasi per essere realizzata. Per prima cosa l’approvazione del progetto preliminare (quello della Tav risale al 2003). L’effetto è la preordinazione dell’esproprio, ovvero la “prenotazione” della destinazione di tutti i fondi sui quali passerà la linea ferroviaria. Successivamente serve l’approvazione del progetto definitivo, fase in cui siamo, costituita da più cardini. Primo cardine è stata la pubblicazione sui giornali, nel nostro caso L’Arena e La Repubblica: il 26 settembre scorso è iniziato il procedimento per la verifica di ottemperanza da parte della ditta Italferr; il termine per le osservazioni è scaduto il 25 novembre. Nei successivi 45 giorni Italferr ha presentato un parere al CIPE Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica. Il 29 settembre è iniziato, invece, il procedimento per la verifica di impatto ambientale (LEGGI QUI LE OSSERVAZIONI DELLA COMMISSIONE VIA). Le osservazioni da parte del Comune si Sona sono state presentate prima del 6 novembre, giorno di scadenza. Ora i Ministeri competenti presenteranno i propri pareri sul progetto definitivo al CIPE che, tenendo conto delle osservazioni presentate, approverà il progetto con una determina da pubblicarsi sulla Gazzetta Ufficiale. A questo punto viene dichiarata la pubblica utilità, che stabilisce i motivi per cui verrà realizzata l’opera. La pubblica utilità fa scattare, entro al massimo sette anni, la fase espropriativa, a cui segue la realizzazione dell’opera.

Come funziona nel dettaglio la fase espropriativa, che interesserà molti dei nostri cittadini?

La fase espropriativa è formata da tre fasi: formulazione dell’indennità provvisoria, decreto di esproprio, che produce il passaggio di proprietà dal privato cittadino all’ente pubblico, e l’occupazione. Dato che verranno coinvolti tantissimi espropriandi e l’infrastruttura rientra tra le infrastrutture strategiche previste dalla legge-obiettivo n. 441/2003, la fase espropriativa è facilitata per chi espropria. In particolare, gli avvisi alle persone coinvolte avvengono per mezzo di avvisi collettivi, giornali e internet, e le tre fasi espropriative possono essere “compresse” in due procedimenti accelerati: la procedura urgente di esproprio e l’occupazione d’urgenza preordinata all’esproprio. Queste agevolazioni, volte a velocizzare e semplificare la procedura espropriativa, si riflettono però in modo negativo sul privato, che avrà meno tempo per contrattare l’indennità e compiere osservazioni e rischierà di ottenere un risarcimento non soddisfacente se non è ben informato e tutelato.

cantiere tavÈ possibile che l’indennità sia minore del dovuto. In tal caso, cosa bisogna fare?

Le procedure accelerate consentono minori passaggi intermedi che implicano minori tutele per il privato che potrebbe vedersi espropriata la propria terra prima di ricevere un equo indennizzo. Gli espropriati potranno tuttavia far valere le proprie ragioni prima in un procedimento amministrativo davanti ad un collegio di arbitri o alla commissione provinciale degli espropri, ed eventualmente rivolgersi alla Corte d’Appello. I tempi, tuttavia, possono essere molto ristretti in caso di adozione di procedure di espropriazione di urgenza.

E se il cittadino si limita a non rispondere?

Il silenzio vale come rifiuto; pertanto il pagamento dell’indennità viene rimandato in futuro. Tuttavia si procede comunque con l’esproprio e l’occupazione. Un vincolo per l’ente espropriante è quello di depositare una quota d’indennità nella Cassa depositi e Prestiti.

Che tipologie di esproprio verranno applicate?

L’esproprio è di sua natura definitivo, cioè non è temporaneo, e può suddividersi in totale, ad esempio dell’intero fondo agricolo, o parziale, ad esempio una porzione di giardino. Per valutare il danno diretto, a seconda che si tratti di un bene agricolo, o coltivato da un coltivatore diretto o usufrutto, o di un’area edificabile, esistono dei criteri definiti per legge e dei parametri di riferimento indicati anche nella documentazione di progetto. L’importo per gli espropri in area agricola viene solitamente calcolato utilizzando come riferimento la tabella provinciale della Commissione Espropriazioni. Il nostro Comune rientra nella zona denominata Regione Agraria 3, quindi un ettaro di un determinato campo corrisponde al valore tabellare moltiplicato per 1000. Va segnalato che si tratta di valori indicativi e c’è molta discrezionalità nella quantificazione. In generale, infatti, l’indennità proposta dovrebbe tenere conto dell’effettivo valore del bene espropriato, avendo riguardo dei frutti pendenti, della potenzialità edificatoria ecc… Solo al momento dell’esproprio, però,  saremo in grado di sapere la reale quantificazione dell’indennità di espropriazione. Rientrano tra gli elementi di valutazione anche i cosiddetti danni indiretti, come rumori, immissioni di fumo o polveri, odori, valutati in funzione di determinati parametri di soglia entro i 250 metri dall’opera e dell’effettiva presenza del danno (superamento livelli di rumore, vibrazioni…). In questo senso, è importante fornire elementi oggettivi del danno subito, ad esempio attraverso una perizia sulla propria abitazione. Esiste poi l’occupazione temporanea, per la funzionalità, ad esempio, dei cantieri e delle strade di cantiere. Il risarcimento equivale a 1/12 del valore dell’espropriazione totale per ogni anno di occupazione. Le occupazioni possono, inoltre, variare nel corso della lavorazione dell’opera.

Quindi i nostri concittadini cosa devono fare?

È certamente opportuno fare delle osservazioni, di quartiere o in privato, per zona, in modo tale da pre-qualificare il proprio interesse, insistere per miglioramenti progettuali e mitigare il più possibile i danni. Quello che sta facendo il Comune è molto importante perché non solo suggerisce delle alternative, meno costose e più aderenti alle esigenze della popolazione e del territorio, ma ha anche richiesto che la collettività venga risarcita del grave impatto ambientale attraverso la realizzazione di opere di compensazione, come ad esempio miglioramenti di rotonde e aggiunta di piste ciclabili. Tra le osservazioni vi erano proposte delle agevolazioni per coloro che verranno espropriati integralmente. Ritengo particolarmente importante adottare un approccio costruttivo e collaborativo che, pur evidenziando le criticità e il forte impatto dell’opera sul territorio, sia volto a migliorare il progetto attenuando gli effetti dannosi con soluzioni economiche. L’importanza strategica del progetto è già stata definita molti anni fa e pertanto è bene essere pragmatici cercando di trarre il maggior beneficio possibile attraverso opere di mitigazione e di compensazione-riqualificazione del nostro territorio.

Nato nel 1994 e residente a Lugagnano, scrive per il Baco dal 2013. Con l'impronta del liceo classico e due lauree in economia, ora lavora con numeri e bilanci presso una società di revisione. Nel (poco) tempo libero segue con passione la politica e la finanza e non manca al suo inderogabile appuntamento con i nuovi film al cinema (almeno) due volte a settimana. E' giornalista pubblicista iscritto all'ordine dei giornalisti del Veneto.