Come quasi ogni altro settore produttivo, anche la TAV in costruzione tra Brescia e Verona – e che attraversa per intero il territorio di Sona con anche opere estremamente rilevanti quali la galleria a San Giorgio in Salici – deve fare i conti con gli abnormi rincari delle materie prime.
A rischio le forniture di ferro, acciaio e cemento. Tutto materiale necessario alla realizzazione dell’immensa infrastruttura ferroviaria ma che non si riesce a comprare, con le gare d’appalto che vanno deserte in quanto le ditte fornitrici non riescono a far quadrare i conti con capitolati di gara scritti prima che la crisi colpisse così forte.
E tutto questo nonostante l’importante aumento delle somme a disposizione, come l’ultima gara andata deserta, per la seconda volta consecutiva, nonostante una commessa monstre da oltre 66 milioni di euro.
Il problema è enorme, e rischia di creare difficoltà insormontabili. Per questo motivo il governo Draghi è già al lavoro per garantire lavori senza interruzioni e completare l’infrastruttura nei modi e nei tempi previsti.
Per le gare andate deserte le possibilità ora sono due: procedere con qualche forma di assegnazione diretta, oppure il general contractor Cepav Due potrebbe decidere di svolgere il lavoro in proprio, tramite le imprese che formano il consorzio: Saipem del gruppo Eni, Pizzarotti e Icm Maltauro. Ma ovviamente anche queste imprese scontano i rilevantissimi aumenti dei prezzi.
E i tempi di completamento della tratta Brescia-Verona, previsti entro il 2026, iniziano a sembrare troppo vicini.
Nella foto, il cantiere TAV a Lugagnano.