Francesco Gasparato lo conoscono tutti: è residente a Lugagnano fin dalla nascita; è sposato ed è padre di tre figli (e sei nipoti). Diplomato all’istituto Don Calabria, è da sempre attivo nelle attività sociali e di volontariato. Con il suo libro Tanti bei ricordi, presentato un paio di mesi fa, racconta quanto fatto nella frazione anche in prima persona dal lontano 1972, per realizzare iniziative che potranno rimanere patrimonio della comunità.
Nel 1972 era segretario e tesoriere del Comitato Parco Giochi che è riuscito a realizzare, dopo molte difficoltà, ma anche aiuti (compreso un prezioso contributo dal Ministero degli Interni), la zona ricreativa dietro la chiesa di Lugagnano.
Carico di umorismo, questo gruppo diede vita al “Comitato Carnevale” di cui Francesco rimase responsabile fino al 2010. Dal 2010 è presidente dei Fanti di Lugagnano. Insieme a Luigi Castioni (conosciuto anche come Gigi Gomme) è l’inventore della maschera di Lugagnano, lo Tzigano.
Qual’è stata la scintilla che le ha fatto nascere l’idea di scrivere il libro?
Prima di tutto è stata la mia indole personale, perché io ho la tendenza di conservare sempre tutto (foto, volantini, articoli ecc). Infatti gli aneddoti raccontati nel libro sono solo una parte, i più significativi, era impossibile raccontarli tutti. Poi nel 2010, quando mi sono ritirato dalla Presidenza del Comitato Carnevale, Oscar, un ex Tzigano, mi ha stimolato con una battuta a mettere insieme tutto quello che avevo raccolto ed evitare così di fare un “brugel” (ossia di bruciare tutto).
Quanto tempo è durata la stesura del libro?
Circa due anni e mezzo. Mi sono procurato altro materiale passando in rassegna tutti gli ex Tzigani e, tramite Raffaele Tomelleri, mi sono recato alla redazione de L’Arena per ricercare vecchi articoli che poi ho inserito. In seguito la stesura mi è venuta facile dato che sono episodi che ricordo e, soprattutto, ho vissuto.
Chi sono state le persone che l’hanno aiutata per la composizione del libro?
Flavio Bonometti per l’impostazione dell’italiano in base al mio modo di esprimermi, e Marcello Magagna per la raccolta e la stampa delle foto e la stesura al computer. Ma voglio ringraziare anche Luigi Castioni che mi ha accompagnato dal 1972 in tutte le attività da noi organizzate, Luigi D’Agostino (detto Ginetto) per tutti i consigli che mi ha trasmesso, e Giuseppe Rossetto (chiamato anche Beppino) che è sempre stato sensibile alle mie difficoltà.
La famiglia come ha vissuto questo periodo?
Dato l’impegno che la stesura del libro mi comportava (qualche volta infatti mi alzavo di notte per appuntarmi un episodio che mi veniva in mente), soprattutto mia moglie Franca all’inizio sembrava già stufa, ma dopo un po’ di tempo ha cominciato ad interessarsi.
Com’è nata la maschera dello Tzigano?
Dopo le prime due manifestazioni di carri di gruppi di paesani nel ’79 e nell’ ’80, Luigi Castioni si prese l’incarico di dotare il Carnevale della sua maschera. Dopo ricerche a San Massimo e alla Biblioteca Civica di Verona, l’unica fonte trovata da Luigi risaliva all’Ottocento: si citava Lucunianus, che era un possedimento della curia, “una vasta zona di pascolo, appena fuori un territorio boschivo delle colline moreniche a noi vicine (Sona e Palazzolo) prima di arrivare alla sponda dell’Adige”. Una leggenda narra che una carovana di zingari provenienti dall’Est Europeo (Tzigani) fosse transitata in questo luogo per far partorire le loro donne. Questi s’integrarono con gli abitanti della zona e formarono un centro abitato. Questa leggenda fu alimentata anche dalla tradizione orale dei “veci” del paese, i quali dicevano che Lugagnano era chiamato il “paese dei sengali”, e da un fatto (documentato) accaduto nel 1968, in cui circa un centinaio di roulotte di zingari provenienti da tutta Europa fecero tappa a Lugagnano per quindici giorni (zona via Tirso) per partecipare al matrimonio della figlia della loro Regina. Il 1982 fu allora l’anno ufficiale della nascita del Comitato Carnevale e della maschera lo Tzigano.
Il libro è pieno di aneddoti. Qual’è quello che ricorda con più simpatia?
Una persona che mi ha sostenuto nel periodo carnevalesco è stato Franco Conti, punto di riferimento nella realizzazione di tantissimi scherzi. Ricordo con simpatia le lettere della fantomatica Cesarina e le false pagelle scolastiche distribuite dall’ex Tzigano Oscar a tutti gli alunni di prima media nel 1988.
Cos’è per lei il Carnevale?
Credo che il Carnevale di oggi si stia un po’ sfalsando. Una volta infatti era visto in modo semplice, come divertimento genuino per tutti. Sono convinto che oggi invece il Carnevale non abbia più lo stesso spirito goliardico nell’organizzazione e nella mentalità; è visto infatti solo come manifestazione della sfilata ed è vissuto solamente dal gruppo, e non è quindi portato come divertimento alla base di tutti. Questo è stato uno dei motivi che mi ha fatto fare un po’ di retromarcia.
Negli ultimi due anni ha partecipato alla sfilata di Carnevale anche il gruppo parrocchiale Underground con Don Roberto Tortella. Che cosa ne pensa?
Avete fatto un bellissimo lavoro alle ultime due sfilate di Carnevale a cui avete partecipato con entusiasmo e molto coinvolgimento. Ma secondo me non siete ancora abbastanza conosciuti da tutte le fasce di età della comunità. Sarebbe significativa una vostra presenza anche al di fuori dei momenti e delle attività che organizzate per voi giovani e per la sagra.
Il libro probabilmente avrà un sequel sugli anni futuri?
Da parte mia, no (risponde ridendo). Ma questo libro è distribuito in tutti gli esercizi commerciali del paese e invito ad andare a prenderlo sia ai paesani di Lugagnano sia agli esterni per conoscere la storia del nostro paese, anche perché il ricavato è a scopo benefico.
A cosa è destinato il ricavato della vendita del libro?
Il ricavato che si avrà dalla distribuzione di questo volume viene devoluto per le adozioni a distanza nelle Filippine tramite l’Istituto Don Calabria, di cui faccio parte, e in Nicaragua tramite il gruppo parrocchiale di Lugagnano.