La vicenda della Sun Oil, il sito contenente i giganteschi bidoni (nella foto) posto proprio a ridosso della Grande Mela, tra Lugagnano e Sona, si trascina pericolosamente da molti anni, e ha impegnato tutte le ultime Amministrazioni comunali che si sono succedute a Sona.
In quei bidoni – sotto sequestro addirittura dal 2006 per gestione non autorizzata di rifiuti – rimangono ancora ben 28 mila metri cubi di rifiuti potenzialmente pericolosi, quasi completamente allo stato liquido. E per la sola custodia (dal 2007 custode giudiziario è stato nominato il Sindaco) il Comune di Sona, e quindi i cittadini di Lugagnano, Palazzolo, San Giorgio e Sona, paga ogni anno più di 65mila euro. Una cifra enorme, che potrebbe essere investita in attività e progetti ben più importanti per la comunità.
Negli anni molti sono stati i tentativi di risolvere la questione. Tra gli altri si ricorda la trattativa per cedere l’area all’Università di Verona, che avrebbe potuto costruire un campus dopo aver bonificato il sito. O l’idea, nata durante l’Amministrazione del Sindaco Tomelleri, di creare su quel sito addirittura un nuovo polo ospedaliero. Tutti tentativi purtroppo falliti, soprattutto per le spese di bonifica e ripristino che appaiono proibitive. Un dissequestro parziale del sito si era avuto nel 2008, nonostante il parere contrario del Sindaco Gualtiero Mazzi.
L’ultimo sviluppo di questo annoso (e pericoloso) problema è la lettera che il Sindaco Gianluigi Mazzi ha scritto a vari enti, tra i quali il Governo, la Regione del Veneto e la Provincia di Verona. Nella lettera il Sindaco sottolinea le ristrettezze di bilancio, che rendono assai difficile sostenere la spesa necessaria al mantenimento in sicurezza dell’area.
Impressionante è il conto di quanto speso dal Comune per custodire il sito: dal 2006 al 2013 sono usciti dalle casse comunali più di 460mila euro. Costi inerenti la vigilanza, il controllo, la fornitura di energia elettrica e l’invio a smaltimento dei rifiuti ancora stoccati nell’area.
Nella sua lettera il Sindaco chiede che ogni ente interpellato si assuma le proprie responsabilità e contribuisca all’enorme spesa che deve sostenere il Comune. Sperando di riuscire pian piano a liberare il sito e a bonificarlo. Non secondarie sono infatti le grandi preoccupazione inerenti il materiale stoccato in quei bidoni, già in passato non era mancato qualche allarme per presunte perdite nella falda.