“Sona Live. Piacere di Conoscerti”: un successo l’evento organizzato a Villa Sparici Landini dalla Pro Loco. Che avrà un seguito

Il sole caldo sul viso. Passo di marcia. Un ruggito riecheggia in lontananza. Voci di bambini. Divise bianche. Divise marroni. Cerchi gialli e neri su cappelli di un’epoca lontana. Foglie di quercia. Cipressi. Una villa. Strade. No, non è questo. Dove ci troviamo non ci sono strade né ville. Terra battuta. Scarpe uguali con le suole chiodate e una cinghia che tiene insieme la calzatura, per evitare che rimanga intrappolata nel fango. Parole tedesche. Le baionette hanno una lama la cui sezione ha forma di croce: così la ferita non si può rimarginare. La divisa è una. In lana. Durerà per quattro anni. I vestiti dei civili invece durano tutta la vita. Alle gonne delle bambine, man mano che crescono, si aggiungono pezzi di stoffa, così rimangono lunghe e non vanno cambiate. Ma dei civili si ha poca memoria. Ombre silenziose dietro la grandezza dell’esercito.

Siamo nel 23 Luglio 1848. Sulla collina di Sona si sta combattendo una battaglia. Il generale austriaco Radesky da un lato, Charles Menton D’Aviernoz alla guida delle truppe piemontesi dall’altro. Si combatte per un’idea di nome Italia.

Sabato 21 Settembre scorso la Proloco Sona, con l’Associazione Cavalier Romani, il patrocinio del Comune di Sona, gli storici del Baco e con l’Associazione Cultura e Rievocazione Imperi hanno fatto rivivere nella bellissima cornice di villa Sparici Landini a Sona quel tempo, quel luogo, a cinquecento persone con l’evento che ha preso il nome di “Sona Live. Piacere di Conoscerti”.

Quali le motivazioni di questa rievocazione? “Da ragazzo ho sempre saputo che si fosse combattuto a Custoza. Pensavo che i sonesi sentissero solo gli spari in lontananza”, spiega Mario Nicoli, storico del Baco e Presidente del Gruppo degli storici di Sona che, alla fine della giornata, ha raccontato ai tanti presenti con un’interessante lezione gli avvenimenti di quel combattimento.

Prima del racconto, a intervalli regolari, si sono tenute visite guidate lungo un percorso a quattro tappe nella suggestiva Villa. Il punto di vista è quello austriaco poiché erano loro ad occupare la collina. Anzitutto la spiegazione della divisa: questa era in lana perché, benché d’estate facesse sudare, d’inverno teneva al caldo e il suo colore bianco permetteva di distinguere i soldati austriaci da quelli nemici. Per di più i soldati indossavano cappelli neri contraddistinti dalla presenza di una foglia di quercia e da un cerchio giallo contenente un cerchio nero. Tutti gli averi necessari per i quattro anni di servizio militare erano contenuti in una borsa a tracolla.

I visitatori, tra i quali tante famiglie con i bambini, sono poi stati scortati verso l’accampamento con tende che dovevano essere continuamente montate e disfatte nelle settimane di marcia verso i campi di battaglia. Qui il racconto e la dimostrazione del funzionamento dei fucili. All’epoca si lavorava con la polvere da sparo libera e la possibilità di sparare a sé stessi o di farsi del male sbagliando il meccanismo di azionamento dell’arma era elevatissima.

Poi la parola è passata alle donne, alla parte civile che, anche nei periodi di conflitto al giorno d’oggi, non soffre meno di coloro che impugnano un’arma. Di questo lato della guerra si hanno però poche notizie e le associate di ACR Imperi hanno sottolineato la difficoltà della ricerca di queste negli archivi.

Infine, è stato mostrato un cannone dell’epoca che, per poter sparare, necessitava di ben cinque persone. L’artiglieria era infatti una scienza molto difficile la quale veniva appresa a Vienna in una delle scuole migliori. Gli austriaci infatti, a differenza dei francesi napoleonici che puntavano sulla fanteria, avevano da sempre una pratica dell’artiglieria molto sviluppata. Un racconto che va oltre ai libri di storia e si sofferma sui particolari.

I rievocatori di ACR Imperi hanno infatti voluto mostrare il 1848 a Sona, anziché limitarsi a raccontarlo. E tra gli occhi incuriositi dei piccoli e le domande avvincenti dei grandi, si è creato un momento di convivialità e apprendimento che i banchi di scuola non possono offrire a pieno.

L’evento, che ha visto Il Baco da Seta quale media partner ufficiale, era sostenuto da CSV Verona Federazione del Volontariato, che ha coinvolto le organizzazioni no profit del territorio del Comune; dalla compagnia telefonica Planetel la quale, assieme all’istituto di credito Cassa Padana BCC, ha dato un contributo economico, e dall’industria poligrafica Leaderform.

Nel pomeriggio villa Sparici Landini è stata anche vetrina per tante associazioni di volontariato del territorio, che hanno così avuto l’opportunità di farsi conoscere dai moltissimi visitatori. La bellissima giornata si è quindi conclusa con una sontuosa cena in stile risorgimentale sotto gli alti cipressi della villa, a cui hanno partecipato più di 130 persone. Ora l’appuntamento è già per la prossima edizione del 2020.

Le foto del servizio sono di Mario Pachera.

Nata il 15 Giugno 1999 a Verona e residente a Lugagnano. Diplomata al liceo scientifico G. Fracastoro, studia Medicina e Chirurgia per l'Università di Verona. Una piccola sognatrice che vive tra la musica e i vecchi film. Collabora con Il Baco da Seta dal maggio 2017