In continuità con la radio intervista firmata dal nostro Massimo Bolzonella, incontriamo nuovamente il presidente del consiglio comunale Edgardo Pesce (nella foto di Mario Pachera) per un approfondimento del momento politico attuale.
Già assessore durante l’amministrazione Bonometti dal 2003 al 2008, poi dal 2018 al 2023 consigliere di minoranza nelle fila della Lega e oggi presidente del consiglio, alle scorse elezioni è risultato il secondo più votato all’interno della lista Lega-Forza Italia a sostegno di Gianfranco Dalla Valentina.
Benché entrambi di estrazioni civica, i due gruppi che compongono la vostra maggioranza possiedono due matrici diverse, elemento di cui vi hanno accusato anche in previsione dello scorso ballottaggio. Com’è la situazione dal suo punto di vista di presidente del Consiglio comunale?
Non vi è una differenza fra gruppi, ma soprattutto tra persone. Il nostro è complessivamente un gruppo eterogeneo, così come lo è il partito cui appartengo, la Lega. Ci contraddistinguono, dunque, molteplici caratteri, diversi modi di pensare e idee distinte, e il mio ruolo è cercare di fare sintesi di questa eterogeneità. Al momento noto che sono emerse in particolare solo le caratteristiche caratteriali delle persone, che vanno al di là delle proprie idee politiche.
Nonostante i due partiti presenti all’interno della vostra maggioranza?
Esatto, al di là dei due partiti che compongono il nostro gruppo, ossia Lega e Forza Italia. Mi sto impegnando a conoscere uno ad uno tutti i consiglieri, capire le loro specificità e i loro punti di forza: vedo, infatti, nel ruolo di presidente del consiglio anche la medesima funzione di un allenatore di una squadra. Appartiene, infine, al mio ruolo anche mantenere un dialogo fra giunta e consiglio comunale.
Tuttavia, mozioni come quella di intitolazione di un luogo d’interesse alla memoria di Silvio Berlusconi possono avervi messo in difficoltà. In questi casi bisogna fare i conti con le idee politiche di tutti.
Quella mozione è stata volutamente una provocazione; ma, non è stata in grado di spostarci o dividerci politicamente: in maggioranza ne abbiamo, infatti, discusso con serenità assoluta. Il motivo principale per cui abbiamo respinto la mozione (durante il Consiglio del 26 giugno, NdR) è duplice: in primo luogo perché era inammissibile dal punto di vista legale, in quanto vi è il limite dei dieci anni e un’autorizzazione della prefettura.
E il secondo?
Siamo andati oltre alla politica, consapevoli che tra i nostri concittadini la figura di Berlusconi è comunque divisiva. Se non avessimo respinto la mozione, avremmo scontentato una buona porzione della nostra popolazione che non ha apprezzato la figura di Berlusconi, che nel bene e nel male continua a risultare divisiva. Sarà compito della storia dare un posto a Berlusconi, non nostro, anche se spinti dall’onda dell’emotività. Fra dieci anni magari se ne riparlerà.
Questo ragionamento di “andare oltre alla politica” non mi sembra, tuttavia, lo stesso applicato alla mozione che in qualità di consigliere di minoranza ha presentato in consiglio insieme al gruppo Lega il 26 febbraio 2019 a sostegno del ministro Matteo Salvini sul caso Diciotti.
Qui erano diversi sia i ruoli sia le situazioni. Dall’opposizione ci si può permettere delle azioni – nel mio caso, infatti, era prettamente politica – che in maggioranza non si possono fare. Soprattutto se la maggioranza è in coalizione. All’epoca della mozione pro-Salvini, quindi a inizio 2019, quando Salvini era Ministro degli Interni durante il Governo Conte I, rappresentavo solamente il partito della Lega e non una coalizione.
Quindi, seguendo il suo ragionamento, possiamo affermare che la mozione di Mazzola su Berlusconi è una provocazione legittima?
Assolutamente sì, anche se la coerenza è un’altra cosa.
Cioè?
Rappresenta una contraddizione erigersi come un esponente di Forza Italia quando in campagna elettorale si è scontrato in veste di una civica contro lo stesso partito di Berlusconi. Al di là di ciò, con Mazzola ho avuto occasione di chiarirmi, superando le battaglie avvenute in campagna elettorale. Non esiste, pertanto, alcun rancore personale: la dialettica legittima tra maggioranza e opposizione è una cosa, il rapporto personale è un’altra.
Come abbiamo scritto nella rubrica “Volpi e Leoni” sull’ultimo numero del Baco, le Consulte di frazione potevano rappresentare un valido strumento di consultazione in merito alla mozione su Berlusconi. Perché non promuoverle e ricostituirle in occasione della nuova consigliatura?
Un’impostazione delle consulte come quella della scorsa consigliatura serve a poco, visto che assomigliavano più a delle commissioni che a un organo civico. Noi stiamo ripensando le consulte di frazione con un ruolo diverso rispetto al passato; l’argomento non è accantonato, ma in corso di studio.
I rapporti, invece, con il resto della minoranza?
In modo, diciamo, un po’ goliardico identifichiamo un’opposizione alta e un’opposizione bassa, in base alle postazioni sugli scranni comunali, chi seduto nella fila sopra e chi in quella sotto. Quindi, quella “alta” rappresenta Rinascita per Sona (Mazzola, NdR), Fratelli d’Italia (Luca Vantini, NdR) e Sona Domani (Nicolò Ferrari, NdR), mentre quella “bassa” è il gruppo “Scelta per Sona” di Gianluigi Mazzi (quindi insieme a Corrado Busatta e Antonella Dal Forno, NdR). I firmatari delle mozioni della minoranza, infatti, sembrano rispettare questa distinzione.
È un lapsus l’espressione “il gruppo di Gianluigi Mazzi”, visto che era Corrado Busatta il candidato sindaco?
L’ho detto volutamente visto che Gianluigi Mazzi è il capogruppo di minoranza di Scelta per Sona. Si capisce, infatti, il ruolo di Corrado Busatta all’interno di questa consigliatura: è del tutto marginale. Questo, d’altra parte, è ciò che ripetevamo in campagna elettorale: Busatta sarebbe stata una persona di comodo per Gianluigi. Con tutto il rispetto per Corrado che è una persona perbene; i miei giudizi sono infatti solo politici, non entrano nel merito personale.
Caso Berlusconi a parte, avete comunque approvato delle mozioni dell’opposizione.
Le mozioni approvate all’ultimo consiglio comunale del 27 settembre sfondavano una porta aperta dato che si trattava di argomenti di cui avevamo già discusso in maggioranza e sui quali eravamo tutti d’accordo. La nostra non è, dunque, una lotta preconcetta nei confronti della minoranza. Allo stesso modo posso tranquillamente affermare che la mia non è stata un’opposizione preconcetta verso il secondo mandato di Gianluigi Mazzi (dal 2018 al 2023, NdR), visto che come Lega abbiamo approvato insieme alla maggioranza di allora alcune loro delibere.
E com’è la situazione all’interno della Lega di Sona?
Io rivesto ancora il ruolo di segretario pro tempore; verrà nominato un commissario nel giro di poche settimane. Abbiamo già qualche idea, ma non voglio anticipare nulla. Politicamente ci stiamo muovendo, visto che grazie ai nuovi tesseramenti stiamo costruendo un nuovo gruppo rispetto a quello precedentemente smembrato.
In occasione delle ultime elezioni si sono verificate delle espulsioni dal partito? Se sì, perché?
Secondo quanto previsto dallo Statuto della Lega, si viene espulsi dal partito quando politicamente ci si attivi o ci si candida con liste diverse dalla Lega. È il caso, dunque, di Gualtiero Mazzi, sua sorella Silvia e Palmarino Zoccatelli, che hanno sostenuto il candidato sindaco Mazzola. E Antonella Tortella, candidata con Sona Domani a sostegno di Corrado Busatta.
Al momento la Lega di Sona quanti iscritti conta?
Ad oggi, siamo intorno alle 20-25 persone; quando avremo una struttura commissariale, definiremo i vari ruoli e punteremo a rafforzare e a far crescere il partito.
Possiamo definire il partito di Fratelli d’Italia come un alleato politico “naturale”, ma com’è il rapporto amministrativo?
Il partito di Giorgia Meloni ha la peculiarità di non essere mai stato presente sul territorio sonese, forse perché non è mai stato ben strutturato a livello di circolo locale. Fino a qualche mese fa il riferimento politico di Sona per noi era Alberto Dalla Pellegrina, ora i rapporti sono istituzionali con il consigliere Luca Vantini, con cui ho un rapporto cordiale e di vedute comuni su molteplici temi politici. Sui temi amministrativi prevale, invece, il lavoro di opposizione.
Rimane comunque curioso il fatto che a livello comunale siate avversari, mentre alleati a livello regionale e nazionale.
Le segreterie di Lega e Fratelli d’Italia hanno comunque lasciato abbastanza autonomia a livello amministrativo al fine di poter decidere con chi allearsi. Non entro nel merito delle loro valutazioni, che avranno sicuramente pesato le persone candidate, ma la scelta di appoggiare un candidato sindaco diverso rispetto a quello della Lega è assolutamente legittimo.
Da politica ad amministrazione: nonostante sia una questione politica ormai chiusa dallo scorso marzo, la vicenda dei manifesti e dell’ampliamento della baita degli alpini a Lugagnano ha caratterizzato anche parte della campagna elettorale. Qual è il suo giudizio a posteriori in merito alla vicenda? Considerato, tra l’altro, che l’attuale sindaco Dalla Valentina è stato da lei citato e attaccato nei volantini stessi.
Tra i vari provvedimenti deliberati dalla giunta Mazzi, l’ampliamento della baita degli alpini di Lugagnano rappresenta un errore. Nel volantino effettivamente vi è un’informazione sbagliata, in quanto Dalla Valentina (assessore durante il secondo mandato di Gianluigi Mazzi, NdR) era assente in giunta. Al di là di ciò, la nostra battaglia era focalizzata sul diritto leso della libertà di espressione; la battaglia politica non è sfociata, dunque, sul merito, ma sul metodo dell’ex sindaco Mazzi relativamente alla gestione della faccenda.