La volontà che lega la nostra comunità tutta è quella di mettere un punto definitivo a questa pandemia. I dati dimostrano come le vaccinazioni unite all’uso consapevole della mascherina e del distanziamento sociale, stiano abbassando notevolmente l’impatto che questo virus ha sui nostri cari e di conseguenza sugli ospedali.
Se è vero quindi che la luce in fondo al tunnel è (speriamo) vicina, è necessario ricordare il lavoro encomiabile svolto da chi collabora e investe le proprie energie e tempo per permettere un vero ritorno alla “normalità”.
Ho incontrato Sofia Bianco di Lugagnano (nella foto), diciottenne che da poco ha terminato il suo servizio di volontariato presso il centro vaccinale di Bussolengo. Posizionato presso l’ex bocciodromo, il centro vaccinale è stato inaugurato lo scorso 16 febbraio e da allora ha accolto gran parte dei residenti nel Comune di Sona.
Ma come è organizzato il centro? Ad attendere le persone all’esterno ci sono i volontari, che danno le indicazioni per l’accesso. Sotto la tensostruttura, che precede l’ingresso all’immobile dove vengono effettuate le vaccinazioni, è stato allestito un percorso per l’attesa.
Dopo un primo controllo della scheda anamnestica e dopo la verifica dell’utenza, necessaria per assicurarsi che chi si presenta per la vaccinazione ne abbia effettivamente diritto, avviene l’eccesso effettivo nell’immobile dell’ex bocciodromo. Lì ci si accomoda in una delle postazioni di anamnesi di fronte al personale medico e infermieristico, che visualizza la modulistica presentata dagli utenti, registra la vaccinazione sul portale regionale, comunica l’appuntamento per la seconda dose o, se si tratta già del richiamo, rilascia il certificato di avvenuta vaccinazione.
Si accede poi alle postazioni per l’inoculazione, dove vengono anche comunicate eventuali tipologie di reazioni. Una volta vaccinati, si attende precauzionalmente per una quindicina di minuti in un’apposita sala, sotto l’osservazione di personale di primo soccorso. Sofia è una dei volontari sono di servizio ai cittadini fuori e dentro la struttura.
Sofia, cosa ti ha spinta ad intraprendere questa attività di volontariato?
Ciò che mi ha spronata è stato il senso di altruismo e spirito di servizio in linea con i valori che caratterizzano da sempre gli scout, di cui io faccio parte da quando sono piccola. Nei primi mesi di quest’anno, infatti, ci è stato proposto di svolgere un corso online di formazione con la Protezione Civile che ci permettesse di svolgere quest’attività di volontariato con responsabilità e nel migliore dei modi. Io ho voluto quindi subito accettare, ed impegnarmi in questo servizio.
Quali erano le mansioni a cui eri preposta?
Gli incarichi che mi venivano assegnati variavano giorno per giorno: dalla misurazione della temperatura alla conta delle persone e sino all’aiuto dello staff medico e infermieristico. La difficoltà non era elevata, ma ciò che per me ha avuto realmente valore è stato contribuire nel mio piccolo in questo periodo così complesso.
Quali emozioni trasparivano tra chi veniva per ricevere la propria dose di vaccino?
A Bussolengo ho potuto percepire molto entusiasmo e felicità negli occhi e nelle parole delle tante e dei tanti che si recavano a fare il vaccino. Da parte degli anziani soprattutto. Infatti molti di loro hanno definito questo loro gesto come un passo verso la libertà di riabbracciare nuovamente nipoti e parenti senza timori.
Raccontami un aneddoto legato alla tua esperienza.
Nel periodo in cui si era da poco aperto il dibattito sulle problematiche del vaccino AstraZeneca, ricordo che un giorno si era scatenato un acceso dibattito tra il personale sanitario e le persone lì presenti, le quali si “ribellavano” alla somministrazione del vaccino, che quel giorno era l’unico disponibile. Tutto però poi si è risolto serenamente, grazie alla grande competenza e disponibilità del personale medico.