L’intervento di una nostra lettrice sul tema del pericolo che corrono i bambini in auto (clicca per leggere l’articolo) ha generato una notevole discussione. Per affrontare in maniera professionale questo argomento abbiamo chiesto quindi un commento all’Ingegner Paolo Bellotti, esperto in sicurezza sul lavoro e ambiente, residente a Lugagnano.
“Quando si parla di comportamenti pericolosi, che possono comportare infortuni gravi, anche mortali, le frasi ricorrenti – ci spiega l’Ing. Bellotti – sono ‘tanto non è mai successo…’, ‘figuriamoci se tocca a me…’, ‘ma tanto io sto attento….’. Questo stesso atteggiamento di ‘sottovalutazione del pericolo’, che si riscontra nei lavoratori delle aziende quando si parla di sicurezza sul lavoro, è alla base dei comportamenti pericolosi adottati anche da genitori e nonni nei confronti dei propri figli e nipoti quando li trasportano in auto (bambini in auto privi di seggiolini, non allacciati con le cinture di sicurezza o trasportati in braccio). Purtroppo i dati sugli incidenti automobilistici che hanno coinvolto bambini non sono confortanti e smentiscono inequivocabilmente queste credenze”.
“L’Osservatorio il Centauro-Asaps, che pubblica periodicamente i dati sugli incidenti stradali – prosegue Bellotti – ha registrato nei primi sei mesi del 2012 una situazione preoccupante. Al 30 giugno l’Osservatorio ha monitorato 366 episodi di incidenti significativi, nei quali 31 bambini da 0 a 13 anni (lo stesso numero del primo semestre 2011) hanno perso la vita. Sono 443, invece, i bambini rimasti feriti in modo significativo. Occorre precisare, per quelle persone che dicono ‘tanto è un tratto di strada breve…’, che molti incidenti sono avvenuti in area urbana con 160 eventi, pari al 44%. Nella maggior parte dei casi i bambini viaggiavano senza l’uso delle cinture di sicurezza. Dagli studi condotti si è evidenziato che i bambini che fanno uso degli appositi seggiolini hanno una diminuzione del rischio di riportare lesioni mortali pari all’80% rispetto al rischio a cui vanno incontro coloro che di tali dispositivi non fanno uso”.
“Ma allora perché un genitore, che ama il proprio figlio, lo espone ad un rischio così elevato trasportandolo in modo non sicuro? – si chiede l’esperto della sicurezza interpellato dal Baco – Ritengo che l’unica spiegazione possibile sia una scarsa conoscenza dei reali rischi ed una sottovalutazione del pericolo, dovuto al fatto che si pensa che l’incidente sia un evento molto improbabile; il problema è che basta che capiti una sola volta! Se poi vogliamo entrare nel merito del concetto di improbabile, basti pensare a quante persone conosciamo che hanno subito incidenti in auto anche gravi. Cosa sarebbe successo se ci fosse stato in macchina un bambino non seduto sul seggiolino e non allacciato con le cinture di sicurezza?”.
“Come sostengono le più attuali teorie sulla prevenzione degli infortuni in ambito lavorativo, il cambiamento dei comportamenti è alla base di un vero miglioramento della prevenzione degli infortuni. Occorre quindi – spiega l’ingegnere – un cambiamento culturale di tutta la famiglia, a partire da genitori e nonni fino ai figli, i quali devono essere educati fin da piccoli ad allacciare la cintura di sicurezza sul seggiolino. Per un genitore o per un bambino deve essere un atteggiamento naturale salire in macchina e allacciarsi le cinture, solo allora potremmo dire che abbiamo maturato una corretta cultura della sicurezza. Oltre a campagne di sensibilizzazione svolte a livello nazionale è possibile agire forse in modo più incisivo a livello locale attraverso azioni concrete da parte delle Amministrazione Comunali”.
“In particolare, credo, si dovrebbe agire su due fronti: da un lato attraverso incontri con i cittadini e la divulgazione di opuscoli informativi nelle case, dall’altro coordinando l’azione della Polizia Locale, che dovrebbe esercitare un controllo sul territorio, in particolare in prossimità delle scuole durante gli orari di ingresso e uscita dei bambini. Per chi volesse approfondire – conclude Bellotti – rimando al sito www.bimbisicuri.it”