“Siccità”, di Paolo Virzì. Un film su un presente distopico per raccontare il futuro

Trama e Recensione

In un presente distopico, a Roma non piove da tre anni: le riserve d’acqua sono ai minimi, vengono razionate e distribuite da camion sorvegliati dall’esercito; le tensioni sociali serpeggiano tra le vie e le piazze della Capitale; il Tevere è completamente in secca, e dal suo letto emergono reperti della Roma antica; quasi ovunque, infine, blatte e scarafaggi scorrazzano liberamente.

In questo contesto arido, sporco e socialmente in tensione s’intrecciano otto storie di personaggi di ogni età e provenienti da contesti sociali, formazione e trascorsi assolutamente differenti, ciascuno con un proprio scopo, ma tutti accomunati da un senso di redenzione, più o meno legittimo o morale.

Presentato fuori concorso al Festival di Venezia, Siccità si conferma uno dei migliori film italiani degli ultimi anni (e sicuramente fra i più originali), un film d’autore e contemporaneo, in grado di spiccare nella filmografia del regista Paolo Virzì, fatta non solo di commedie, ma anche di opere di diverso tono, come Il capitale umano (bellissimo film di otto anni fa) ed Ella & John.

Siccità racconta molto, anzi, moltissimo sull’uomo, sull’ambiente e sulla società. Temi che dopo la pandemia di Covid-19 e l’emergenza sanitaria abbiamo toccato con mano (in)direttamente e che sono tuttora attualissimi: gli enormi divari di ricchezza, la preoccupazione per l’emergenza climatica, l’assuefazione ai social media e alla popolarità televisiva, la rabbia e la lotta contro il sistema (anche qui vengono citate espressioni come “dittatura sanitaria”), il senso di potere e benessere derivante solo dall’alta società.

Virzì non porta sullo schermo solo gli effetti naturali e concreti della siccità (il Tevere asciutto e zeppo di immondizia è una delle immagini più potenti del film), ma anche quel senso di decadenza umana e civica che scaturisce dal contesto aspro e arido: dalla perdita del senso del bene comune alla ricerca (spasmodica) del piacere e benessere materiale, spinto da un mero comportamento egoistico e contradditorio.

Il montaggio rappresenta il punto di forza principale del film: oltre a rendere la narrazione assolutamente corale ed equilibrata fra i vari personaggi, si serve sapientemente della musica come filo conduttore tra scene diverse, garantendo continuità e unità nel tessuto narrativo.

Benché qualcuna delle otto storie appassioni meno di altre, l’ultima fatica di Virzì è in grado di intrattenere lo spettatore in ogni istante, offrendo continuamente spunti narrativi e tematici, senza scadere nel già visto o nello scontato, e senza sbilanciarsi verso catastrofismi apocalittici. Siccità, spaziando tra commedia grottesca e thriller civile, è un ottimo film, unico all’interno del panorama italiano (forse non solo): l’originalità sta nel dare una visione del (prossimo) futuro raccontando il presente. E se al posto della siccità il problema fosse la crisi energetica? Da vedere.

La Scheda

“Siccità”, regia di Paolo Virzì, 2022

La Valutazione

4 stelle di 5

Il trailer

Nato nel 1994 e residente a Lugagnano, scrive per il Baco dal 2013. Con l'impronta del liceo classico e due lauree in economia, ora lavora con numeri e bilanci presso una società di revisione. Nel (poco) tempo libero segue con passione la politica e la finanza e non manca al suo inderogabile appuntamento con i nuovi film al cinema (almeno) due volte a settimana. E' giornalista pubblicista iscritto all'ordine dei giornalisti del Veneto.