Quante volte nel corso di una giornata diciamo “grazie”? Quante volte ci limitiamo a pensarlo? E quante volte, invece, non facciamo neanche quello? Penso che il saper ringraziare sia fondamentale e che lo sia ancora di più il saper dimostrare la propria gratitudine attraverso le azioni, non solo a parole.
A volte un modo per farlo è aiutare chi ha bisogno, dimostrando così di essere consapevoli della propria fortuna e desiderosi di condividerla. Ci sono molte persone che scelgono di agire in questo modo, tra questi troviamo sicuramente chi abbraccia il mondo del volontariato, come ad esempio chi sceglie di vivere la realtà missionaria. Un’esperienza non facile ma certamente arricchente.
Per questo sette ragazzi del Comune di Sona hanno deciso di mettersi in gioco e accettare la proposta, lanciata da Andrea Chesini e la moglie Elisa Pozzerle, di recarsi con loro in Togo nella missione Cuori Grandi Onlus. Si tratta di Francesca Belloni, Zeno Bertoncelli, Beatrice Dell’Amore, Marta Vacchini, Teresa Prandini, Giovanni Siliotto e chi scrive questo articolo, Diletta Gasparato.
La decisione di partire per la missione, soprattutto visto il delicato momento storico che stiamo vivendo, ha richiesto tempo e confronti con diverse persone. Alcuni di noi sognavano da sempre di poter vivere un’esperienza di missione, per cui quando si è presentata l’occasione non hanno avuto dubbi. “Nell’ultimo anno si sono incastrati tanti piccoli pezzi che hanno trovato ordine nella scelta di partire nonostante i tempi che corrono” dice Francesca.
Altri invece hanno maturato col tempo questo desiderio. “Le testimonianze di missionari che ho sentito negli anni mi hanno sempre incuriosito, ma solo quando la super coppia Chesini ci ha lanciato questa proposta ho deciso di provare davvero a mettermi alla prova e affrontare la missione” racconta Zeno.
Voglio prendermi un attimo per ringraziare, a nome di noi ragazzi, tutte le persone che hanno reso possibile il viaggio che ci attende.
Per primi, credo, sia doveroso ringraziare chi, prima ancora che il Covid travolgesse le nostre vite, ha saputo volgere lo sguardo a chi aveva bisogno, riuscendo a guardare lontano senza paura e, cosa ancora più importante, ha saputo invitare altri a fare lo stesso. Sto parlando di Elisa e Andrea, coniugi residenti a Lugagnano che, dopo diverse esperienze di volontariato all’estero, sono entrati nel mondo missionario. Sono loro che ci accompagneranno e guideranno in questa avventura, recandosi per la quinta volta alla missione nel villaggio di Amakpape in Togo.
“Eravamo già nell’ordine delle idee di rivedere l’Africa il prossimo anno, vista la situazione incerta a causa del Covid. Ma quando sono i ragazzi a chiederti di partire puoi dire di no?” ride Elisa. Aggiunge sorridente Andrea: “Come si fa a rifiutare quando senti che in un giovane sta nascendo un desiderio del genere!”.
Una partenza, la nostra, nata e concretizzatasi nell’aiuto: principale filo conduttore infatti, nonché promulgatore, è stata l’associazione il Dono di Lugagnano che da anni si occupa del riciclo di diversi materiali, utilizzando il ricavato per fini solidali. Saputo del progetto di Elisa ed Andrea, il presidente Roberto Belloni ha subito appoggiato l’iniziativa, sottolineando l’importanza di portare il proprio sostegno anche al di fuori del nostro territorio, dando la possibilità, a chi lo desidera, di vivere un’esperienza di volontariato a 360 gradi, come è quella della missione. Per questo gli amici del Dono hanno da subito voluto dare il loro contributo per rendere questa proposta realtà. Un grazie quindi va sicuramente detto.
Negli ultimi mesi ci siamo spesso trovati per organizzare ogni aspetto del viaggio, dai materiali da portare giù alle attività che avremmo dovuto svolgere una volta arrivati. É stato durante uno di questi incontri che le suore comboniane di Lugagnano, saputo della nostra partenza imminente, hanno voluto incontrarci per condividere con noi le loro esperienze e per darci alcuni consigli in modo da vivere appieno ciò che ci aspetta in Togo. “Partite svuotati di voi stessi per lasciarvi riempire dall’amore delle persone che incontrerete” è un insegnamento che sicuramente porteremo con noi anche una volta tornati a casa.
I venti giorni che ci aspettano – siamo partiti ieri sabato 24 luglio – non saranno certo una vacanza, lo sappiamo bene. Viaggi di questo tipo fanno sempre un po’ di paura, infatti una domanda che ci siamo posti è stata: ma esiste un momento giusto per andare in Africa? Probabilmente no. Vale quindi la pena imbarcarsi in questa avventura nonostante i difficili tempi che stiamo vivendo? Se chiedete a noi, la risposta è sicuramente sì.
Certo, i ragazzi ragionano con l’entusiasmo e l’ottimismo dei vent’anni: i genitori no. Se parole come “malaria”, “febbre gialla” o “tifo” non sono mai piacevoli, immaginate di sentirle associate a “Covid” e compagnia mentre vostro figlio appena maggiorenne prepara una valigia piena di pasta, cartoleria e medicinali vari. Non il massimo, eh.
Per questo credo sia doveroso ringraziare le famiglie che ci hanno appoggiati, mettendo da parte le loro paure e titubanze, e ci hanno permesso di partire per un’esperienza che molto probabilmente ci cambierà profondamente. Siamo consapevoli che non deve essere stata una scelta facile. E siamo grati il loro sforzo.
Non a caso infatti quando la notizia della nostra partenza ha cominciato a circolare per il paese, i commenti sono stati vari e differenti: c’era chi, in modo educato, mostrava perplessità e preoccupazione e chi invece non riusciva a nascondere entusiasmo ed ammirazione. “Bravi ragazzi, bravi!” spesso si sentiva dire.
Ecco, per quanto ci abbia fatto piacere sapere che la nostra decisione aveva avuto un riscontro positivo, personalmente penso che questa frase sia incompleta senza un “fortunati” ad accompagnare. Perché, come mi hanno sempre insegnato, le cose accadono se si è “bravi E fortunati”.
Per la seconda parte possiamo dire senza dubbio di esserlo stati: lo dimostra l’enorme sostegno che abbiamo ricevuto. Sulla prima invece ci stiamo ancora lavorando, ma non essendoci un punto di arrivo sicuramente la strada che ci aspetta è lunga. Per fortuna non abbiamo fretta di percorrerla.
Quindi chiudo dicendo grazie.
Grazie a chi ha creduto subito nel progetto.
Grazie a chi ha superato i suoi dubbi per poi riuscire comunque ad abbracciarlo.
Grazie a chi si sta preoccupando per noi.
Grazie a chi sta gioendo invece.
Grazie a chi ha donato vestiti, quaderni, medicinali e tutto il materiale che porteremo con noi.
Grazie a chi crede nel valore di sporcarsi le mani per gli altri.
Grazie a chi ci insegna che è la cosa più bella da fare.
Grazie.
Grazie di cuore a tutti, vi portiamo con noi.
A presto!