La drammatica vicenda coronavirus a Sona si apre sabato 22 febbraio, sei mesi fa come oggi, anche allora un sabato, quando la notizia dei primi due contagiati in Veneto, un 67enne di Mira e un 67enne di Vo’ Euganeo, inizia a creare un certo allarme. E anche a Sona qualcuno comincia a porsi la domanda se vi sia un effettivo pericolo.
Il Baco quel sabato sente il Sindaco Mazzi che informa che “è stato creato un coordinamento tra tutti i Sindaci e tutti i responsabili sanitari, dagli ospedali alle ASL, del Veneto. Lo scopo è quello di monitorare la situazione e di informare i cittadini nella maniera corretta. Come indicato a tutti i Sindaci da Venezia in questo momento va evitata ogni forma di panico perché non ve ne sono assolutamente i motivi. Quindi nessun problema e nessun allarme per gli eventi pubblici, per le scuole e per le situazioni nelle quali le persone si trovano a condividere luoghi e ambienti”.
Lo stesso giorno, a testimoniare invece il crescere della tensione, il Sindaco di Sona emette un comunicato nel quale spiega che “La creazione e la diffusione di notizie che generano un procurato allarme sono reato. I sindaci e le Ulss sono in contatto costante. Le notizie ufficiali vi verranno date da loro. Non divulgate notizie false”. A scatenare il panico era stato soprattutto un messaggio vocale, che fa il giro di tutte le chat locali, dove una donna millantando un’amicizia con un medico indica con certezza la presenza di due casi presso l’Ospedale Pederzoli di Peschiera, arrivando addirittura a consigliare di non recarsi presso quella struttura ospedaliera.
Ma a distanza di un solo giorno, domenica 23 febbraio, arriva il primo dei tanti provvedimenti che si susseguiranno in questi drammatici mesi. Ed è un provvedimento grave: Presidente del Consiglio e Governatore del Veneto sospendono fino al primo marzo manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura e chiudono tutte le scuole, musei, viaggi di istruzione. Sospesa anche la partecipazione dei fedeli alle messe e alle altre celebrazioni religiose. Per la prima volta si prevede anche l’obbligo di usare la mascherina, se solo si sospetta di essere malato o si assiste persone malate.
Nella serata di quella concitata domenica il Sindaco di Sona fa quindi chiudere il cinema presente presso il Centro Commerciale La Grande Mela, al termine delle proiezioni in corso. Anche il SOS di Sona riceve precise indicazioni su come gestire i pazienti in caso di sospetto di patologia infettiva e su quali protocolli mettere in campo da parte delle ambulanze in caso di chiamata per caso sospetto di Covid-19.
Dopo una settimana nella quale si fanno più preoccupanti le notizie sul diffondersi del contagio, pur ancora molto limitato, arriva la decisione di prorogare la chiusura le scuole fino all’otto marzo, e prende il via anche a Sona la didattica a distanza, che tanto ha fatto discutere in questi mesi. Le scuole non riapriranno più.
Mercoledì 4 marzo si registra il primo caso di positività a Sona, è lo stesso Sindaco Mazzi a informarne il Baco: “L’Autorità competente mi ha comunicato questa mattina che una persona del nostro territorio è risultata positiva al test ‘Coronavirus Covid-19’ e che è stata posta in isolamento fiduciario. Immediatamente sono state attivate le misure di contenimento previste dai protocolli”. Il nostro territorio entra con entrambi i piedi nell’emergenza.
Venerdì 6 marzo il Sindaco di Sona, in accordo con la Direzione Sanitaria, decide di impedire l’accesso a chiunque non faccia parte dello staff alla Casa di Riposo “Papa Giovanni Paolo II” di Lugagnano. Una scelta coraggiosa, che si rivelerà vincente considerato che in un panorama nazionale di case di riposo funestate da morti e da contagiati, la struttura di Lugagnano rimarrà fino alla riapertura completamente immune da qualsiasi contagio, sia tra gli ospiti che tra il personale.
Lunedì 9 marzo il Sindaco sospende ogni attività del Corpo Bandistico di Sona, disponendo inoltre la chiusura del Centro Anziani e della Baracca Friuli a Lugagnano e degli impianti sportivi. Blindato anche l’accesso agli uffici comunali, con regole stringenti. La sera del medesimo giorno, ed è un momento cruciale della crisi, il Presidente del Consiglio Conte firma un nuovo DPCM che estende le restrizioni della “zona rossa” all’intero territorio nazionale. Oltre a confermare tutte le chiusure, limita l’attività di ristorazione e bar dalle 6 alle 18, con obbligo di garantire la distanza di un metro e di evitare gli assembramenti. Prevista anche la chiusura di tutti i centri commerciali e dei mercati nei giorni prefestivi e festivi.
Arriva con questo decreto anche la prima, pesante, limitazione agli spostamenti, che sono consentiti solo per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità, ovvero per spostamenti dovuti a motivi di salute. Nascono le autocertificazioni, che tanto hanno segnato le nostre vite in quelle settimane, e prende il via il duro lockdown, che terminerà solo più di due mesi dopo, il 18 maggio.
Passano due giorni e la sera di mercoledì 11 marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri annuncia un nuovo Decreto, che impone fino al 25 marzo la chiusura di tutte le attività commerciali al dettaglio. Anche a Sona quindi abbassano le serrande tutti i negozi, i centri commerciali con i negozi presenti al loro interno e i reparti di vendita di beni non di prima necessità; i mercati sia su strada che al coperto bar, pub, ristoranti di ogni genere; attività artigianali di servizio, come parrucchieri, estetisti. Chiudono anche tutti gli alberghi e ogni altra attività destinata alla ricezione, come ostelli, agriturismi. Restano invece aperti alimentari, supermercati, distributori di carburanti, lavanderie, ferramenta, pompe funebri, edicole, tabaccai, farmacie e parafarmacie. Aperti anche industrie, fabbriche, artigiani, attività agricole, liberi professionisti e strutture di pubblica utilità come i centri riabilitativi. Chiude anche l’anagrafe di Lugagnano.
Giovedì 12 marzo salgono a due i casi accertati di contagio a Sona, diventano cinque il giorno seguente. Venerdì 13 marzo il Sindaco Mazzi ordina la chiusura tutti i parchi e parchetti pubblici del territorio sonese. Vengono chiuse anche le piazzole ecologiche, garantendo la raccolta dei rifiuti porta a porta.
Domenica 15 marzo, non potendo celebrarsi le messe, davanti alla chiesa parrocchiale di Sona viene collocata la statua di San Rocco.
Martedì 17 marzo il Ministero dell’Interno emana il secondo modulo di autocertificazione e il Sindaco Mazzi con Ordinanza vieta l’accesso ai percorsi ciclopedonali, alle strade vicinali di uso pubblico, eccetto che ai frontisti, alle aree verdi comunali anche non recintate e l’utilizzo delle panchine su tutto il territorio. La morsa della quarantena si stringe sempre più.
Il giorno seguente, con un’impennata, salgono a 14 i positivi a Sona, il giorno dopo saranno 17. Da giovedì 19 marzo il Comune di Sona dà il via, tramite una ditta specializzata, ad un lavaggio strutturato delle strade del territorio che in una decina di giorni comprende il capoluogo e le tre frazioni.
Venerdì 20 marzo arriva la nuova Ordinanza del Sindaco Mazzi che restringe ulteriormente le possibilità di spostamenti. Viene infatti vietato lo svolgimento di attività sportiva e motoria, comprese le passeggiate. L’ordinanza, inoltre, limita lo spostamento per la gestione degli animali domestici ai 400 metri.
Sabato 21 marzo salgono a 19 i contagiati nel Comune di Sona, a Bussolengo sono 36 e a Sommacampagna 9. Da quel sabato il Baco, in accordo con il Sindaco, pubblicherà ogni giorno per tutto il periodo della crisi il numero dei positivi a Sona.
Da domenica 22 marzo la sede degli Scout di Lugagnano inizia ad ospitare alcuni infermieri e operatori sanitari dell’ospedale di Villafranca. Da pochi giorni infatti, il Magalini era stato regolamentato per ricoverare solamente pazienti affetti da coronavirus.
Mercoledì 25 marzo la Protezione Civile di Sona inizia la distribuzione casa per casa delle mascherine inviate dalla Regine Veneto e donate da un imprenditore locale. Venerdì 27 marzo si registra purtroppo il primo deceduto per coronavirus a Sona, alla fine del lockdown saranno nove.
Lunedì 30 marzo il Sindaco Mazzi, indossando la fascia tricolore, accompagnato dalla Polizia Locale e dalla Protezione Civile porta la propria solidarietà a nome di tutta la nostra comunità davanti all’Ospedale di Bussolengo e alla casa di riposo di Lugagnano, mentre i contagiati nel Comune salgono a 40. Nel fine settimana iniziano a girare per le strade i mezzi della Protezione Civile con la voce del Sindaco registrata che ricorda l’obbligo di restare in casa.

Il primo aprile il Presidente del Consiglio dei Ministri Conte conferma con Decreto tutte le restrizioni alla possibilità di uscire di casa. Il Sindaco Mazzi il giorno seguente ribadisce il divieto anche per i genitori di bambini piccoli di far fare loro una breve uscita all’aria aperta. Il 3 aprile il Comune di Sona riapre le piazzole ecologiche, ma solo per il conferimento del verde. Sabato 4 aprile Zaia rende obbligatoria la mascherina nei negozi e gli agricoltori della Coldiretti contribuiscono alla sanificazione delle strade di Sona con i loro mezzi. Salgono a 50 i positivi al coronavirus nel nostro Comune.
Domenica 5 aprile vengono stabiliti i criteri per la distribuzione dei 95.500 euro arrivati dal Governo, che verranno devoluti alle fasce più deboli della cittadinanza sotto forma di buoni per far fronte alle spese di genere alimentare. I buoni verranno destinati a quei soggetti o nuclei familiari che possiedono gravi difficoltà nel rifornirsi nel brevissimo periodo di generi alimentari o prodotti di prima necessità. A seconda della numerosità del nucleo familiare, è possibile rientrare in una delle cinque fasce del bonus di durata settimanale: 80 euro per un soggetto, 120 euro per due persone, 160 euro per tre, 180 euro per quattro e 200 euro per cinque od oltre.
Nel frattempo, per le famiglie chiuse in casa la situazione dell’isolamento e della costrizione domestica diventa sempre più difficile, tanto che il 6 aprile il Comune di Sona, con i servizi sociali, decide attivare un numero di telefono dedicato proprio alle difficoltà emotive.
Venerdì 10 aprile arriva finalmente la prima notizia positiva per il nostro territorio dopo tanto buio: il tampone effettuato ad ospiti e personale della Casa di Riposo di Lugagnano ha esito negativo, nessun contagiato. E’ però sabato 11 aprile, vigilia di Pasqua, che a Sona registriamo il picco dei contagi, con 60 positivi. Guardando i Comuni confinanti, a Bussolengo i positivi sono 90, a Sommacampagna 77, a Castelnuovo del Garda sono 48 e a Verona 858.
Domenica 12 aprile la comunità di Sona vive la Pasqua più strana della sua storia, tutti chiusi in casa senza la possibilità di partecipare alle celebrazioni religiose e di trovarsi tra parenti e amici. Il Baco dà voce ai Parroci delle quattro parrocchie del Comune, che propongono sul nostro sito una meditazione ciascuno sui significati di questa drammatica Pasqua per unire, almeno virtualmente, la nostra comunità attorno alla preghiera.
Martedì 14 aprile arriva la prima, timida, concessione dopo settimane di lockdown duro. Il Sindaco di Sona Mazzi emana una nuova Ordinanza, che si affianca a quella del Governatore del Veneto Luca Zaia: si può uscire di casa per prendere una boccata d’aria, ma restando a un massimo di 400 metri dalla propria abitazione. Rimane poi consentito uscire di casa unicamente per i lavoratori che svolgono attività considerate essenziali dai DPCM che si sono succeduti, per recarsi in farmacia, acquistare beni o servizi permessi, fare la spesa e per motivi sanitari.
Lunedì 20 aprile i positivi a Sona sono 56, inizia lentamente la flessione della curva dei contagi. Lo stesso giorno con un’Ordinanza il Sindaco di Sona permette la riapertura dei mercati all’aperto di Lugagnano e di Palazzolo. Nei due mercati però è permessa, per ora, solo la vendita dei generi alimentari. Riaprono anche le piazzole ecologiche per tutti i rifiuti, tranne quelli del porta a porta.
Venerdì 24 aprile entra in vigore la nuova Ordinanza del Governatore Zaia che dà via libera alla vendita del cibo per asporto. Altra novità riguarda le aperture di librerie, cartolerie e negozi di abbigliamento per bambini e dei cantieri delle opere pubbliche. Permessa anche la coltivazione del terreno per uso agricolo per autoconsumo oltre i limiti comunali. Piccoli segnali, ma che permettono di iniziare a sperare.
Sabato 25 aprile a Sona si celebra sui Monumenti ai Caduti del territorio la giornata della Liberazione: a partecipare solo il Sindaco, un rappresentante della Banda di Sona e i rappresentanti delle Associazioni d’Arma. Quel giorno i contagiati sono scesi a 52.
Con una conferenza stampa di domenica 26 aprile il Presidente del Consiglio Conte anticipa i contenuti del nuovo DPCM, che da il via alla fase 2 dell’emergenza coronavirus. Molte le novità che entrano in vigore da lunedì 4 maggio. Rimangono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute ma la vera novità è la possibilità di spostarsi per visite mirate ai congiunti. Su cosa significhi il termine “congiunti” si apre una grande discussione: Inizialmente sembrava potessero essere solo genitori e figli, nonni e nipoti, ma nel corso di pochi giorni la definizione di congiunti viene estesa fino ai cugini e a comprendere anche fidanzati. Rimane l’obbligo di autocertificazione. Possibile anche passeggiare e fare attività sportiva lontano dalla propria abitazione, purché con tutte le prescrizioni di sicurezza.
Mercoledì 29 aprile i positivi sono 49, finalmente si scende sotto la soglia dei 50. Martedì 5 maggio il Baco pubblica il risultato di un questionario effettuato su un campione di adolescenti del nostro territorio, per capire come stanno vivendo la chiusura in casa: anche a Sona il tema dei bambini e degli adolescenti reclusi e privati di contatti sociali è tra i più spinosi. Quel giorno i contagi a Sona scendono a 42.
Lunedì 18 maggio, dopo più di due mesi di chiusure, di lockdown, di impossibilità di uscire e di incontrarsi, di serrande abbassate e servizi non accessibili, Sona, come il resto d’Italia, torna finalmente ad una (quasi) normalità. A dare il segnale forte è proprio la scomparsa delle autocertificazioni, che implica la possibilità per ciascuno di potersi spostare indipendentemente dai motivi per cui ci si sposta. Rimane l’obbligo delle distanze interpersonali, di portare la mascherina, indossata e a coprire naso e bocca, con i guanti o una soluzione detergente in tasca. E rimane il divieto di uscire dalla regione, che viene tolto solo il 3 di giugno.
Riprende anche la possibilità di partecipare alle celebrazioni religiose, con una serie di prescrizioni forti che costringono le nostre quattro parrocchie ad organizzarsi, tra prenotazioni, accessi contingentati e volontari a gestire il tutto. Il 18 riaprono finalmente anche bar, ristoranti, parrucchiere, estetisti, commercio al dettaglio e strutture ricettive. Tantissime le prescrizioni per assicurare la sicurezza di operatori e clienti. Il giorno della riapertura, lunedì 18 maggio, a Sona i positivi sono scesi a 20, non erano stati mai così bassi dal 18 di marzo. Sabato 30 maggio torna a riunirsi per la prima volta il Consiglio comunale dall’inizio della pandemia, con mascherine e posti contingentati in sala. L’ultima seduta risaliva al 3 marzo.
Sona torna finalmente a zero positivi mercoledì 24 giugno, anche se nelle settimane seguenti si registra ancora qualche caso ed oggi, a sei mesi dall’inizio della pandemia, nel nostro territorio registriamo solo due positivi. Anche se le notizie dei nuovi contagi su tutto il suolo nazionale chiedono a tutti prudenza e rispetto delle regole,