Se una particella ti cambia la vita. Da Lugagnano in visita al CERN di Ginevra

Con la consapevolezza di andare a visitare il centro scientifico più importante del mondo, una cinquantina di appassionati (nella foto davanti al CERN) si sono ritrovati per partire alla volta del CERN a Ginevra per una due giorni organizzata dall’edicola Castioni di Lugagnano e dal Gruppo culturale Passepartout.

 

Una città, Ginevra, a soli 500 chilometri da noi, poco distante dal Monte Bianco, scelta come sede per rappresentare centinaia di realtà governative e non, forte del suo status di città in un paese neutrale come la Svizzera. Forse tutti hanno sentito parlare del CERN di Ginevra, magari distrattamente mentre ascoltavano la tivù. E forse l’hanno considerato “roba” da scienziati che si isolano dal mondo per cercare qualcosa che ha a che fare con la fisica e con le particelle che ci compongono. Se questa ultima affermazione è vera, certo il CERN diventa, diciamo così, più umano quando si scopre che le sue invenzioni possono salvare un uomo dal cancro o permettere la costruzione di pannelli solari dall’efficienza incredibile.

 

In più, forse non tutti sanno che il CERN sotto vari aspetti ha parecchia Italia: il nostro è il paese da cui provengono la maggior parte dei ricercatori e ingegneri là presenti frutto, da un lato, della crisi accademica italiana che non riesce a tenere i cervelli, dall’altro dell’ecletticità della cultura e della preparazione italiana, capace di confrontarsi senza timore con le migliori realtà accademiche internazionali. Non guasta, poi, se alcuni di questi ricercatori italiani ti accompagnano dentro gli anfratti segreti e sotterranei spiegandoti cosa è una particella e come accadono le collisioni che avvengono a temperature inferiori a quelle presenti nel vuoto cosmico e a velocità pari al 99,999991% di quelle della luce.

 

Il CERN nasce come realtà negli anni cinquanta, dopo che qualche paese europeo cercò di capire come accentrare i costosi sforzi di studio del nucleare. Se l’idea originaria era seguente alla triste realtà di strapotenza delle bombe nucleari americane in Giappone, ben presto il CERN deviò la rotta verso lo studio di altre realtà, fortunatamente senza effetti devastanti per l’uomo: lo studio delle particelle elementari e in particolare lo studio di cosa accadde nei primi centottanta secondi di vita dell’universo dal famoso Big Bang, cioè dall’evento che diede forma alle galassie, alle stelle, ai pianeti e a noi.

 

“Molte sono le domande che hanno bisogno di una risposta – spiega uno dei giovani ricercatori italiani che ci accompagnano – ma in particolare la più importante è perché dal nulla si è generata la materia, cioè perché il risultato di quell’esplosione non è stato quello di neutralizzare materia ed antimateria arrivando di nuovo al nulla, invece che al nostro universo”. Gli esperimenti sono compiuti a centro metri sotto terra, in una galleria circolare del diametro di 27 chilometri che ha quattro luoghi in cui sono presenti apparecchiature alte come palazzi di 6 piani e pesanti diecimila tonnellate ciascuno, molto di più della torre Eiffel che arriva a “sole” 7000 mila tonnellate.

 

“Le particelle corrono dentro il tunnell in due direzioni opposte e di tanto in tanto si scontrano – spiegano i ricercatori italiani – in uno di quei quattro posti dove analizziamo gli effetti dello scontro: gli effetti dello scontro ci dicono molto sulle caratteristiche e proprietà delle particelle, svelandoci molte risposte.”. È così che si arriva a capire di cosa siamo fatti: quelli che gli scienziati definiscono “mattoni”, cioè quark e leptoni, e quelle che gli scienziati definiscono come “cemento” che le tiene unite come la forza debole, quella forte, l’elettromagnetica e la gravitazionale.

 

“Anche se siamo molto imbarazzati – afferma il ricercatore italiano – nel dire che non conosciamo affatto dove si sia nascosta il 96% della massa e dell’energia dell’universo: infatti con il nostro modello riusciamo a spiegare solo il 4% del tutto. Come sia fatto il resto, che definiamo materia ed energia oscura, per ora rimane senza risposta”. Sarà anche vero che la risposta a quella domanda tarda ad arrivare ma, nel frattempo, lo studio per quella risposta sta producendo macchine capaci di colpire e sanare tumori con guarigione del 95% e fra poco quelle macchine saranno presenti in due ospedali italiani, grazie alla cosiddetta “hadronterapia”, cioè a fasci di protoni accelerati da “piccoli CERN” fuori dagli ospedali (per ora Pavia e Catania?).

 

Se i risultati dello studio sono quelli, allora non abbiamo fretta per le risposte sui primi centottanta secondi di vita dell’Universo.

 

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