“Ciao, com’èla? Steto bèn”, “Si, tutto ok. Tu?”, “Non ci si può lamentare!”. In questo modo esordivano sempre le telefonate che Fernando, di sua spontanea volontà, faceva agli amici. Poteva essere una telefonata legata ad un servizio, ad un evento, ad un parere tecnico ma non necessariamente qualcosa del genere. Non era spesso nemmeno il bisogno di sentire qualcuno, era un uomo con un rete infinita di relazioni positive. Forse in queste poche parole si può condensare l’essenza di Fernando Parise, un uomo buono, mite, profondamente onesto, positivo, solare nel tessere relazioni e nel saperle coltivare.
Era nato a Vigasio il 3 febbraio 1953 e lì aveva vissuto assieme alla moglie Rita, conosciuta in vacanza in Spagna nel 1980, e la figlia Barbara, per poi trasferirsi a San Giorgio In salici nel 1986. Negli ultimi anni, dopo la nascita del nipotino Lorenzo che era legatissimo al nonno, si era avvicinato alla figlia andando a vivere a Sandrà. Ma l’ago della bussola della sua macchina puntava sempre e continuamente al suo Nord, la comunità di Sona.
Sono sicuro che la sua entrata nel mondo del volontariato e delle associazioni del Comune di Sona sia stato il giorno stesso del suo arrivo nel nostro Comune, se non addirittura prima. Tanta era la sua innata propensione alle relazioni e ad impegnarsi senza sosta per quello in cui credeva.
Il 19 aprile del 1990, assieme ad un gruppo di amministratori, funzionari e cittadini del Comune di Sona, aveva posto la sua firma sull’Atto Costitutivo del S.O.S., divenendone uno dei soci fondatori. La sua seconda casa, se non la prima a volte.
E’ stato anche tra i promotori della nascita del Nucleo di Protezione Civile del S.O.S. nel 2004, portandone avanti le insegne negli anni successivi fino al giorno della sua scomparsa, venerdì 21 giugno.
Nella divisa gialla aveva anche ricoperto ruoli di responsabilità a livello provinciale con deleghe di rappresentatività in Regione Veneto. Ancora ad oggi ricopriva il ruolo di coordinatore del Distretto 7 della Protezione Civile della Provincia di Verona. Per quattro anni è stato anche il Presidente del Comitato Regionale Veneto dell’Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze.
Mi fermo qui con le cariche e i riconoscimenti pubblici perché so che non amava particolarmente il palcoscenico, pur non venendo mai meno alle diverse responsabilità che comportava l’esserci sopra questo palcoscenico. L’unico vezzo distintivo che si concedeva erano due spille: una con il logo originale del S.O.S. e una sempre con il logo SOS che gli era stata conferita nel 2010 per i venti anni di attività in Associazione.
L’Esercito Italiano gli aveva dato l’onere, nel 1972 a Brunico, di indossare anche il cappello da Alpino, al quale era legatissimo e che da onere dell’indossarlo aveva trasformato in onore. Mai associazione ad simbolo di identificazione con i valori umani fu più azzeccata. Onnipresente nel Gruppo Alpini di San Giorgio, era membro del Consiglio Direttivo.
Il giorno che è mancato, ho accompagnato la moglie Rita all’ospedale e mi sono fermato li con lui a chiaccherare un po’. Si parlava ovviamente di SOS ed Alpini. Gli ho raccontato che avevamo approvato due sere prima il nuovo statuto dell’Associazione e che ora eravamo pronti a fare il salto piè pari nel Registro Unico del Terzo Settore. “Brai buteì, avanti tutta, non ne ferma nessuno!”. Avevamo anche concordato che il viaggio di trasferimento all’Ospedale di Negrar per la riabilitazione lo avrebbe fatto sulla sua ambulanza. Un viaggio che, purtroppo, non è riuscito a fare.
Gli ho portato in ospedale un gagliardetto del SOS, che ha stretto con forza della sua mano. E’ una immagine che rimane scolpita dentro di me. Chiederò a Barbara di tenere il telefono di Fernando e ogni tanto di chiamarmi, per parlare del più e del meno. Sarà un tuffo al cuore ricevere la chiamata, ma non si può essere preparati a non ricevere più le chiamate di Fernando Parise. Mi mancano già immensamente.