L’appuntamento per fare due chiacchiere sulla Scuola Calcio ci viene dato presso lo stadio di Lugagnano. Arriviamo qualche minuto prima dell’orario stabilito e questo ci permette di assistere ad uno scampolo di partita tra il Lugagnano ed il Trevenzuolo.
Partita combattuta, ben giocata, molto appassionata: nemmeno diresti che i giocatori in campo sono del 1997. Cioè hanno 10 anni. Il clima è allegro, i ragazzini sono corretti, attorno al campo si assiepano mamme e papà in veste di tifosi, un cane se ne gira attorno al campo in veste di mascotte, l’arbitro unisce regole a consigli, gli allenatori non perdono occasione per incitare i piccoli atleti e per riprendere – se serve – chi non sta alle regole, che sono semplici (“obbligo di indossare i parastinchi”) ma alla base di ogni lavoro educativo. Ecco, forse basterebbe questa fotografia per spiegare cos’è la scuola calcio dell’AC Lugagnano e il grande lavoro che presuppone.
Lasciamo a malincuore la partita, che si sta facendo veramente appassionante, e con Daniele Barbieri – Segretario del Direttivo dell’AC Lugagnano – e con Fausto Cottini, responsabile della Scuola Calcio assieme a Moreno Boschetti che ci raggiungerà in un secondo momento, – proviamo a tracciare un quadro di cosa sia questa esperienza educativo-sportiva.
“Partiamo da qualche dato – esordisce Barbieri – la Scuola Calcio interessa i nati tra il 1994 ed il 2001. Per ogni anno ci sono circa 20 bambini, divisi in due squadre con due istruttori”. “Già questo particolare – si inserisce Cottini – è significativa della filosofia che anima la Scuola Calcio: non parliamo di semplici allenatori, ma di istruttori-allenatori, in quanto l’aspetto educativo a quell’età è preponderante rispetto all’aspetto squisitamente tecnico e sportivo”. “Il progetto Scuola Calcio – riprende Barbieri – è iniziato cinque anni fa grazie ad un’idea di Massimo Gasparato, un Consigliere della Società, sul modello di esperienze simili create dalle grandi società calcistiche professionistiche”.
E nella pratica cosa significa per un ragazzino partecipare alla Scuola Calcio? “Di fatto – ci dice Cottini – abbiamo dato vita ad un modello, potrei dire uno stile, che regola l’attività di queste squadre di ragazzini e che è completamente teso ed incentrato sulla figura del bambino, che viene seguito, aiutato se necessario, indirizzato e coinvolto con professionalità e metodo. Ogni squadra ha due allenamenti alla settimana. Durante gli allenamenti, che durano circa due ore, i ragazzini vengono divisi in settori differenti, giochi o esercizi, in maniera che siano sempre impegnati. Senza che questo diventi mai pesante ma anzi con modalità di gioco e di divertimento assolutamente congeniali per quell’età”. “Per ogni ragazzino – continua Barbieri – viene compilata una scheda personale, che viene aggiornata ogni tre mesi. La scheda è divisa in tre parti: la prima che riguarda l’aspetto della coordinazione e della rapidità, la seconda riguarda l’aspetto tecnico mentre la terza, la più importante, concerne il comportamento, il rispetto delle regole, dei compagni e degli avversari”. “Compito degli istruttori – completa Cottini – è proprio quello di monitorare i ragazzi tramite queste schede, ed agire su ogni ragazzino con interventi mirati in base alle necessità. Ovviamente con i bambini l’aspetto ludico è preponderante, poi man mano che si sale di categoria cresce l’aspetto tecnico. Il tutto proporzionato all’età”. “Riteniamo – riprende Barbieri – che in questa attività con i bambini vi sia una valenza sociale assoluta, anche considerando la carenza totale di spazi verdi a Lugagnano”.
E i bambini come si approcciano a questa attività? “Con grandissima passione – ci dice Cottini – e con grandissimo spirito di squadra. Va segnalato come sia presente un fenomeno sconosciuto fino a qualche anno fa: bambini che hanno problemi di coordinazione e di movimento. Ad esempio piccoli del 2001 che faticano a seguire una linea bianca. Questo è dovuto ad una carenza di attività all’aria aperta, e su questo aspetto lavoriamo moltissimo anche attraverso esercizi di psicomotricità. Altro grande tema è quello dell’alimentazione. E in questo senso cerchiamo di sensibilizzare anche i genitori attraverso incontri mirati, sono due anni che abbiamo intensificato il coinvolgimento dei genitori in tutte le attività. Per esempio l’iscrizione dei bambini è condizionata dall’obbligo per i genitori di partecipare alla prima riunione che organizziamo”.
Prima sul campo sentivo l’istruttore parlare di regole. “Le regole – ci rispondono – sono alla base dello stile della Scuola Calcio. Regole semplici ma che aiutano i piccoli a crescere e a capire l’importanza del rispetto verso cose e persone. Qualche esempio? I bambini si fanno la doccia da soli, si legano le scarpe da soli, si preparano e portano la borsa da soli, al termine dell’allenamento si lavano le scarpe da soli. Altre cose: se dimenticano per più di tre volte oggetti personali, trovavamo di tutto dai vestiti alle ciabatte alle scarpe, devono pulire gli spogliatoi, se non vengono all’allenamento devono chiamarci ed informarci. E parliamo di bambini anche di sei/sette anni. Capite che a questo punto la figura dell’Istruttore diventa di fatto quella di educatore a tutto campo. Tanto che ci coordiniamo con i genitori anche per problemi scolastici. E tutto sempre, cosa importantissima, all’insegna del gioco e del divertimento. Mai, mai i ragazzini devono avvertire come un peso l’attività sportiva. Ecco che allora anche le regole diventano parte del divertimento, e così concetti educativi fondamentali passano quasi automaticamente”. “E’ giusto poi dire – e qui interviene Boschetti – che prestiamo anche massima attenzione a quei bambini che per motivi contingenti non potrebbero partecipare alle nostre attività, ad esempio non facendo pagare la retta alle famiglie per le quali potrebbe essere un grosso problema. Lo sforzo è sempre quello di poter arrivare a coinvolgere più bambini possibili, e anche per questo siamo contenti che nelle nostre squadre giovanili siano presenti ragazzini di molte etnie diverse”.
Diciamo qualcosa sui problemi che avete? “Purtroppo i veri, e gravi, problemi che abbiamo – ci spiega Barbieri – riguardano soprattutto la cronica carenza di spazi e di strutture adeguate che ci costringe a fare i salti mortali per poter svolgere le nostre attività. E’ necessaria un’opera di programmazione ad ampio respiro da parte dell’Amministrazione Comunale, altrimenti il rischio è veramente quello di non riuscire più ad andare avanti”.
“Per chiudere – aggiunge Cottini – vorrei segnalare un momento che veramente da l’idea dello spirito dell’AC Lugagnano: a fine campionato ci troviamo con tutte le squadre, dalla prima ai più piccoli, con allenatori, collaboratori e famiglie per la chiusura assieme dell’anno, una giornata all’insegna dello stare assieme e della condivisione. Se non è una grande famiglia questa!”.