35 Anni il 17 Ottobre…. Con più del doppio delle campane e dei suonatori. Sono queste le conquiste più grandi dell’Associazione Campanari di San Giorgio.
Il Presidente, che ormai da 26 anni guida questo gruppo di appassionati é Vittorio Facioli, 73 anni, sorriso sempre sul volto ed occhi che brillano mentre parla delle “sue” campane. Mi fa entrare nel campanile e nel metro quadrato di pavimento spicca una lastra bianca di marmo su cui è incisa la sagoma di una campana.
E’ qui che si ritrovano i quattordici suonatori di San Giorgio ogni giovedì sera dalle 20.00 alle 21.00 per “passare il testimone”. C’è una vera e propria scuola infatti in cui i quattro giovanissimi (12 e 13 anni) che da poco si sono uniti al gruppo, stanno imparando quest’arte. Qui, circondati dalle foto dei cinque mitici fondatori dell’Associazione, imparano a far parte di questa squadra che ogni domenica si riunisce per festeggiare la festività settimanale, se non è impegnata in gare nelle diverse province.
Infatti spessissimo quindici persone strette in 3 o 4 macchine partecipano a competizioni e rassegne in qualsiasi città. L’impegno é evidente ma del resto anche i risultati, come si vede dalle coppe e dai trofei orgogliosamente esposti sulla mensola, costati talvolta tanta fatica. Partecipare a questi eventi dopotutto, richiede una preparazione ed un conseguente numero di prove per suonare al meglio il pezzo d’obbligo attribuito per l’occasione.
Quando poi non si può partecipare alla gara (per scarsità di suonatori) si va comunque a rappresentare la squadra, se invece si tratta di una rassegna, formalità e squadre si annullano e i vari membri si mescolano per poter avere il piacere di suonare. Cosa tutt’altro che facile e che richiede non tanto studio quanta concentrazione.
Il concerto campanaro si svolge grazie al coordinamento di un maestro che “chiama” i numeri che identificano ogni campana, sempre due più avanti dell’ultima che é “scesa”. Tutto questo viene fatto con l’ausilio di uno spartito sul quale compare incasellata in una griglia la sequenza che, se eseguita perfettamente, riproduce la melodia di qualsiasi canzone. Questo è possibile solo per chi usa il sistema veronese, il migliore, secondo il Sig. Facioli, perché consente la composizione di vere e proprie canzoni, mentre quello bolognese, modenese o lombardo fa solo “scorrere” le campane non riuscendo a controllarne il movimento, vinto dal peso.
Diverse tecniche, tutte rappresentate nelle occasioni in cui Fabio Giona, Presidente provinciale porta il sistema veronese a confronto con quelli di tutt’Italia e non solo! Anche gruppi tedeschi, rumeni e polacchi vengono per partecipare a questi raduni ma ancora più importante per i suonatori sangiorgesi è l’arrivo del pullman inglese ogni anno d’inverno per uno scambio culturale per imparare le diverse tecniche e condividere questa passione. Sì, perché se non suonano come noi i bolognesi, figuriamoci i sudditi di Sua Maestà….! Gli inglesi infatti non fermano mai le campane non riuscendo a far percepire la melodia. Questa può non essere semplice da comporre e talvolta bisogna ricorrere all’uso delle sole campane più piccole (che squillano di più) per esempio per “E’ l’ora che pia”, oppure a quella che permette di arrivare al mezzo tono per suonare “Salve Regina”.
E’ chiaro il legame con la liturgia espresso anche da una foto, sempre esposta sulla mensola delle glorie, che raffigura una campana circondata da un gruppo di persone fra cui il parroco, scattata appena dopo la consacrazione. Al sorgere della domanda, è con veemenza che mi viene risposto: “Eh, sì, le campane sono sacre, del resto fin dai Sacri Bronzi”! Questo “battesimo” è sempre stato un momento importante e abbiamo conferma di ciò dal fatto che gli allora suonatori si recarono sul posto del crollo della Torre di Valeggio il 20 gennaio 1978, (appena due anni dopo la fondazione dell’Associazione) in occasione dell’inaugurazione delle campane, testimonianza della già grande dedizione dell’organizzazione.
Da allora sono stati fatti tanti passi avanti, a partire dal numero di campane, cinque, a cui fu aggiunta nell’82 una sesta e che furono ulteriormente aumentate nel ’96 fino ad arrivare alle tredici campane disponibili oggi. Ognuna consacrata e voluta fortemente . Non tutte sono uguali però. Una, nata dal desiderio di commemorazione e di vicinanza alle famiglie, per cui i campanari costituiscono un invito ogni domenica a riunirsi, porta incisi come sono indelebili nella memoria i venti nomi dei giovani sotto i trent’anni morti per malattie o incidenti.
Il sorriso con cui mi viene detto “caschi la Chiesa, quella Campana rimane su”, addolcisce la forza per una ferita ancora aperta. Un significato meraviglioso attribuito alle campane. Con quasi commossa sorpresa, ho scoperto che la gente comprende a fondo ed è attenta a questa bella tradizione, tanto che mentre mi veniva mostrato come si suona, evocato casualmente un invito a lutto, in pochi minuti sono comparsi 3 o 4 preoccupati subito rassicurati dal campanaro.
Mille sfaccettature, quindi, tanto che è un peccato concludere con una definizione manualistica di questi strumenti. Le campane sono mezzi, sono occasioni e come dice Vittorio “sono arte e cultura” suonate da uomini per gli uomini.