Arrivando da ogni strada che porta al paese di San Giorgio in Salici lo sguardo coglie subito lo svettare alto del suo campanile.
Così l’ha descritto don Alessandro Speri, ex parroco, nel 2000: “Il campanile di S. Giorgio così esile, elegante, semplice e alto come un fiore annuncia a tutto il territorio circostante che lì intorno c’è un paese composto di gente onesta, laboriosa, che ama la saggezza e la verità, che sa essere modesta e paziente”.
Don Speri era particolarmente amante del suono delle campane e durante il suo parrocchiato ha dotato la cella campanaria di ben tredici campane per poter dare più ricchezza di note ai “segni” suonati ad annunciare le feste.
Questo importante monumento ha più di due secoli: era stato costruito su progetto dell’architetto Luigi Trezza, come ricorda una lapide posta sopra la porta del suo ingresso. L’ultimo restauro è recente e risale agli anni 2013–2014.
Guardandolo si nota subito che manca della croce cuspidale, asportata nel 2017, per metterlo in sicurezza dopo che un frammento di aggancio della base si era staccato ed era caduto nella sottostante piazza. Infatti, sia gli agenti atmosferici che la ruggine del metallo ferroso di cui è costituita la croce l’avevano deteriorata: incombeva quindi il grave rischio di una sua rovinosa e pericolosa totale caduta.
Per prelevarla sono state necessarie due gru guidate da persone esperte: una per agganciare la croce e poi calarla a terra e l’altra con un operaio che, dopo averla saldamente legata, l’ha liberata dal supporto dove era fissata (nella foto sopra).
E’ passato ormai qualche anno da questo intervento ed era triste vedere ancora questo bel monumento con la cuspide mozzata, incompleta, senza il segno distintivo della croce.
Purtroppo la ditta che l’aveva presa in carico per il restauro ha avuto dei problemi di natura economica e fiscale e, quindi, anche la croce era stata posta sotto sequestro. Con il passare del tempo si erano perse le tracce di dove fosse stata posta a custodia e solo dopo la pandemia è ripartita l’indagine di ricerca per il suo recupero.
Fondamentali per individuare dove si trovasse sono stati l’aiuto dell’Economato della Curia e l’incarico dato all’architetto Gualtiero Rizzi, professionista che conosce molto bene il nostro campanile avendo diretto i lavori di restauro qualche anno prima. E’ stata rintracciata presso un fabbro a Campodoro, in provincia di Padova, e sabato 15 luglio scorso è stata prelevata e riportata a San Giorgio.
Non è dato sapere la sua età, se sia stata fabbricata al momento della costruzione del campanile o in anni successivi; non sono state trovate notizie scritte in merito. L’opera in ferro è alta 3,40 metri, composta di un’asta quadrata con il lato di 5 centimetri sulla quale si attaccano le varie decorazioni.
Più in alto c’è la croce con quattro bracci che terminano con un piccolo fregio a forma di petalo. Più in basso è agganciata una bella banderuola girevole lunga 60 centimetri con incisione a vuoto sul metallo della sigla IHS (Iesus Hominum Salvator).
Verso la base dell’asta è inserita una palla rivestita in rame a sei spicchi in rilievo della circonferenza di 2,25 metri per 90 centimetri di altezza. Sopra la palla riccioli e volute in ferro sottile. Sotto la palla si diramano quattro appoggi per l’attacco sulla guglia.
Anche un occhio poco esperto nota che l’insieme ha bisogno di un buon restauro per fermare il processo di formazione della ruggine, rifare i fregi mancanti e, soprattutto, rimettere dei nuovi attacchi, più solidi, compresa l’asta terminale a sostegno di tutta la struttura.
Dopo tutto questo si dovrà affrontare la spesa per l’installazione della cuspide anche se la Curia e la Soprintendenza, dopo il restauro, decideranno se ricollocarla sul campanile o trovare altre soluzioni.
Ormai è però certo che resterà per sempre a San Giorgio in Salici. E’ un’opera molto cara ai sangiorgiani: in molti si chiedevano dove fosse finita e se mai si sarebbe potuto recuperarla. Ora, anche se un po’ malconcia, è tornata a casa e i paesani troveranno certamente il tempo e il modo migliore per darle il nuovo lustro che merita.