“Ti ricordi quando…” spesso incomincia così il dialogo fra donne anziane che si ritrovano per qualche occasione; e così si raccontano, naturalmente, di fatti accaduti quando erano più giovani. Il tempo che scorre porta via i suoi protagonisti disperdendo, a volte, anche la memoria delle tradizioni che ogni paese aveva in occasioni di feste particolari.
Nella comunità di San Giorgio in Salici, si celebrava la festa in onore del SS. Nome di Maria che ha la sua memoria liturgica il giorno 12 settembre, pertanto nella domenica vicina a quella data.
La devozione verso la Madonna tra i nostri paesani è sempre stata molto profonda; per capirla bisogna tornare indietro di qualche secolo.
Nei verbali delle visite pastorali, fatte dai vescovi alle varie chiese, si trovano fonti sicure di notizie riguardanti la vita religiosa lungo i secoli. Dalla visita del Vescovo Gian Matteo Giberti è certo che nella chiesa di San Giorgio, visitata per la prima volta, fin dal 1530 esisteva un altare patrocinato dalla Società in onore della B.V. Maria. La stessa cura attiva si conferma dall’anno 1664 come “Confraternita della B. V. Maria della Cintura”, devozione portata dai religiosi agostiniani presenti sul territorio.
Bisogna tener presente che gli scopi delle Società o delle Confraternite legate ad un soggetto religioso, non erano soltanto devozionali, ma erano preposte principalmente al mantenimento del culto di quel luogo e anche di aiuto e sostegno alle persone bisognose che vi aderivano.
Nel 1807, durante la dominazione napoleonica, vennero soppresse tutte le Compagnie laicali e religiose e a San Giorgio venne avocata l’operante Confraternita della B. V. Maria della Cintura, come ci testimoniano i suoi registri confiscati, ma conservati presso l’Archivio di Stato di Verona.
Nonostante questa incresciosa legge, i parrocchiani avevano mantenuto una devozione molto sentita verso la Madonna. E’ molto probabile che non potendo sussistere in parrocchia una Compagnia, questa sia stata sostituita dalla sola festa liturgica del “SS. Nome di Maria”, per la sensibilità pastorale di don Domenico Scappini, primo parroco (1798-1832) della neonata parrocchia.
Lo stesso parroco, anche nel Decreto del 1826 per gli aderenti alla Compagnia del Santissimo, i confratelli, aveva inserito che dovevano essere presenti nella solenne processione in onore del “Nome di Maria”. E’ dunque sotto questo primo parrocchiato che appare la Festa che si è mantenuta fino ai nostri giorni.
Per raccogliere dirette testimonianze su questa festa, torniamo a tempi più recenti, agli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, per poter capire quanto fosse veramente importante questa occasione, soprattutto per le ragazze.
La festa veniva preparata, come ogni celebrazione solenne, dal triduo tenuto da un predicatore esterno. La domenica erano previsti tre momenti solenni: la messa cantata al mattino, nel pomeriggio le Funzioni con panegirico e, a seguire, la processione per la via del paese, con la statua della Madonna portata dalle giovani vestite con un camice bianco.
Queste venivano scelte fra le molte disponibili, preparate dalle donne più anziane insieme al curato che, generalmente, seguiva la gioventù della parrocchia. Questa occasione era perciò chiamata “la sagra de le butele” anche perché, in quella processione, sfilavano devotamente tutte le ragazze del paese; era per loro un momento importante di presenza e di partecipazione e, perché no, di farsi notare.
Con il passare del tempo e il succedersi delle generazioni, le cose sono progressivamente cambiate: sono cambiate le abitudini delle persone e anche l’entusiasmo delle giovani si è andato progressivamente affievolendosi fino a non poter trovare un sufficiente numero di ragazze disposte a quel servizio.
Allora il parroco, dopo gli anni sessanta, don Alessandro pensò di mantenere la processione con la Madonna, ma di sostituire le “butele” con i giovani della leva militare dell’anno in corso, salvando così la tradizione.
La devozione verso la Madonna è comunque rimasta fino ai nostri giorni: a conferma di ciò, basta osservare le molte candeline accese ogni giorno al suo altare nella chiesa di San Giorgio, ma la fretta e i molteplici impegni della giornata spesso frenano l’entusiasmo e diventa più razionale ogni gesto di bontà.
Gli appuntamenti annuali, legati alle feste religiose e alle sagre paesane, non hanno più lo stesso significato di un tempo, né a livello spirituale né a livello sociale. Le “butele” (e neppure i “butei”) non hanno più bisogno di andare in processione per farsi notare; basta un telefono e un po’ di vanità per mostrarsi al mondo intero, dal chiuso della propria stanza, senza neppure uscire a far festa.