Tra domenica 3 e lunedì 4 novembre si stanno tenendo anche nel nostro Comune le celebrazioni di commemorazione dei Caduti della Prima Guerra Mondiale. Cerimonie si sono tenute presso i monumenti ai caduti a Lugagnano, a Palazzolo, a San Giorgio e a Sona, alla presenza delle Associazioni dei Combattenti, dei Parroci, degli Amministratori Comunali e di moltissimi cittadini. Rilevante quest’anno, come ha giustamente fatto notare il Consigliere Comunale Maurizio Moletta di San Giorgio, la presenza di giovani “che sono la nostra speranza ed il nostro futuro”.
Ecco il discorso pronunciato dal Sindaco Gianluigi Mazzi domenica 3 novembre durante la celebrazione che si è tenuta al monumento ai caduti di Lugagnano e al Parco don Gnocchi (nella foto). “Con un’offensiva iniziata il 24 ottobre del 1918, ad un anno esatto dal disastro di Caporetto, l’esercito italiano vinceva la prima Guerra Mondiale. L’armistizio firmato a villa Giusti, presso Padova, il giorno 3 da Pietro Badoglio e dal generale austriaco, Victor Weber von Webenau fissava infatti alle ore 15 del giorno 4 novembre la cessazione delle ostilità. 95 anni dopo siamo qui, cari concittadini, in questa piazza, a ricordare quel momento e a celebrare la giornata dedicata all’Unità Nazionale e alle Forze Armate. Un luogo, questo, caro a tutti noi, per il suo sostanziale significato. La bianca pietra monumentale ci richiama alla mente nomi, volti e anni passati. E in questo angolo del nostro paese, eletto dai nostri antenati a sito di ricordo, sono passati tanti uomini e donne, che hanno potuto partecipare alla memoria di chi ha compiuto gesta uniche e che hanno dato la propria vita per la creazione e tutela della nostra Patria. Oggi siamo qui noi, per continuare in questo. Con la Prima Guerra Mondiale si concluse la riunificazione d’Italia. Fu un cammino lungo, iniziato nel 1848 con le battaglie risorgimentali, che costò un numero elevato di caduti. Lugagnano, Sona, San Giorgio e Palazzolo hanno dato un notevole contributo in termini di vittime alle guerre e lo possiamo vedere anche dall’elenco dei nomi incisi sulla base di questo monumento”.
“Ma non solo questi uomini vanno ricordati. Alcune fotografie storiche del nostro Comune, alcuni scritti e ricordi, documentano momenti passati di questa cerimonia; nelle immagine, soprattutto dei primi anni, oltre ai reduci, spesso feriti e mutilati, che portavano il proprio copricapo militare, vi erano vicini anche bambini e numerose donne velate, nerovestite: orfani, vedove, madri, sorelle di quanti erano caduti in guerra. Anch’esse testimonianza di quella lontana tragica realtà che sconvolse il nostro paese, il nostro Comune. 4 novembre: questa data suscita ancora oggi, commozioni nell’animo di chi ha vissuto o solo ascoltato le gesta della Guerra combattute dai nostri nonni e dai nostri padri. Commozioni che emergono anche solo con la solennità di questa cerimonia, ascoltando il suono della tromba, oppure nelle note dell’Inno di Mameli. Commossi, ma orgogliosi di essere italiani, attraverso i sentimenti di appartenenza alla Comunità, attraverso i simboli che amiamo e ai quali siamo fedeli per sempre: come il Tricolore, che non è una semplice insegna di Stato, ma un vessillo di libertà conquistata da un popolo unito, che trova la sua identità nei principi di fratellanza, di uguaglianza, di giustizia nei valori della propria storia e della propria civiltà. Dalla memoria della nostra sofferta storia, spetta ora a noi, con le nostre azioni e i nostri comportamenti, tenere vivo il significato di quelle radici, che continuano a dare senso al nostro presente e prospettiva al nostro futuro. Ed è quanto continuano a fare le nostre Forze Armate che, richiamandosi a quei valori fondamentali, svolgono con generosità e sacrificio le loro funzioni di servizio ai processi di pace su scala internazionale ed alla sicurezza interna in ambito nazionale. Un’ultima domanda. E noi cosa possiamo fare? Facciamoci guidare dai valori alti della convivenza civile e matura. Dobbiamo agire nel rispetto della legge, non offendendo la dignità altrui, alimentando democrazia e partecipazione, generosi con chi ha bisogno, aperti al confronto e al dialogo con tutti. Solo così saremo costruttori di una società e di un mondo migliore. Viva il 4 novembre, viva gli italiani, viva l’Italia”.
Il Baco ha ricordato questo evento con la pubblicazione di due racconti risalenti al periodo.