Il periodo storico tra il 1859 ed il 1866 fu un periodo di profondi sconvolgimenti nell’organizzazione amministrativa e politica dell’Italia.
L’11 luglio 1859 con l’Armistizio di Villafranca la Lombardia, meno la Provincia di Mantova, passò al Regno di Sardegna, regnante Vittorio Emanuele II. A cascata, con referendum del marzo 1860 anche i Governi Provvisori delle Romagna, della Toscana e di Parma furono annessi al Regno di Sardegna.
La capitale del Regno d’Italia fu spostata da Torino a Firenze il 3 febbraio 1865 e vi rimase per sei anni, prima che fosse trasferita definitivamente a Roma.
Nell’archivio Comunale di Sona abbiamo trovato delle istruzioni emesse dal Ministero della Guerra del Regno d’Italia, da Firenze, a partire dal 1863, ben prima che il Veneto passasse al Regno d’Italia, già Regno di Sardegna.
Una particolarità ha colpito la nostra attenzione, l’iniziativa “Per l’allogamento in pro dell’agricoltura dei cavalli e dei muli da tiro dell’Artiglieria e Treno”. In cosa consisteva? Nel ricollocare temporaneamente cavalli e muli non utilizzati in quel momento per motivi bellici. In quelle istruzioni si scriveva, infatti, che “Ravvisandosi conveniente di allogare presso l’agricoltura e presso i privati quei cavalli e muli da tiro che, in buona età ed atti ad un utile servizio, eccedano agli attuali bisogni dell’Artiglieria e del Treno del Regio Esercito, il Ministero perciò riproduce qui si seguito le relative istruzioni approvate con Regio Decreto 24 aprile 1863, dopo avervi introdotto alcune modificazioni suggerite dalla pratica applicazione di quelle”.
Chi riceveva tali animali, senza pagare un onere economico, poteva usarli in agricoltura con vincoli relativi all’alimentazione ed al buon uso e l’obbligo della restituzione a semplice richiesta in occasione di mobilitazione dell’Esercito il quale, risparmiando sul loro mantenimento, consentiva un loro utilizzo produttivo da parte degli agricoltori.
Ma quanti furono gli animali ceduti in affitto gratuito in tutto il centro-nord del Paese con quel sistema? Allo scoppio della Terza Guerra di Indipendenza il Regno d’Italia potè schierare ben 10.500 cavalleggeri, quindi 10.500 cavalli.
Vuoi vedere che l’Unità d’Italia fu facilitata anche dall’aver saputo gestire i cavalli affidandoli ai contadini?