“Quando torno dal lavoro da Milano torno a casa, a Lugagnano. Qui, oltre la mia famiglia, c’è la mia chiesa, la mia pasticceria, i miei vicini, i miei amici… casa!”. Chi ci dice queste parole non è un Lugagnanese nato e cresciuto in paese ma un siciliano che da anni vive nella frazione. Sono parole che mi hanno colpito perché le ho percepite sincere, non costruite per qualche motivo, spontanee. Per me è normale vivere queste sensazioni perché a Lugagnano ci sono nato e ci vivo da sempre, ma dette da qualcuno che ha radici altrove, hanno un effetto diverso.
Negli anni ho sempre sentito etichettare Lugagnano come un paese dormitorio, comodo perché vicino alla città e al lago, in cui c’è poco, trafficato, chiuso. Ma, devo dire, raramente l’ho sentito appellato in maniera affettuosa come casa. Ci aggiungo anche che, forse, è più facile imbattersi in discussioni di critica diffusa e generalista verso il paese, che porta a perdere un po’ il senso reale delle cose.
La persona di cui parliamo è Pier Caccamo, classe 1971, siciliano doc di Catania. “Catania è una città molto bella. Non lo dico solo perché ci sono nato ma perché ha certe caratteristiche che la rendono tale – ci racconta Pier -. E’ caotica come tutte le grandi città. Ha però la fortuna di essere baciata dal Mediterraneo. Ha un porto e un aeroporto che sono viatico di scambi di passeggeri e merci e centri di interessi socio economici importante per tutta la Sicilia. E’ anche molto viva perché è sede di importanti Università. Dal punto di vista architettonico è varia e ricca avendo risentito, nei secoli, dell’influenza di diverse culture legate alle dominazioni che vi si sono succedute. Posso definirla come un città frizzante. Il mare e l’Etna caratterizzano fortemente il territorio e la cultura dei catanesi”.
Pier, dopo essersi laureato in Scienze Politiche, nel 1990 vinse un concorso in Aereonautica. “E’ un settore che ho sempre sentito mio perché mi proietta idealmente verso l’estero – ci dice Pier – perché mi sono sempre sentito cittadino del mondo. Ma il mio mondo , in questo momento della vita, si chiama Lugagnano. Non ambisco a vivere in un posto diverso”.
“Sono venuto ad abitare a Lugagnano – ci racconta ancora Pier – nella primavera del 2005. Arrivato a Verona nel 1992 ho abitato subito per cinque anni a Villafranca e poi in città”.
Fino a qualche anno fa Pier lavorava alla Torre di Controllo di Villafranca. “Amo Verona perché città splendida sotto tanti punti di vista ma sentivo il bisogno di vivere una comunità con un contatto diretto e costante con le persone che la abitano. Gli aspetti di vicinanza, solidarietà e fiducia sono a mio avviso determinanti, a maggior ragione in tempi di pandemia. Nei nuclei urbani cittadini le relazioni sono più “liquide” “. Nel suo cammino di avvicinamento a Lugagnano Pier è passato per Caserta, per completare gli studi accademici, poi per Pratica di Mare a Roma dove ha frequentato il corso di specializzazione sul Traffico Aereo che rappresentava il suo desiderio professionale per arrivare poi a Verona.
Pier e la moglie Laura hanno una figlia Isabella di 12 anni (nella foto). Laura è una veronese con origini lombarde per parte di mamma. “Nella ricerca di una sistemazione fuori dalla città abbiamo visto diversi paesi ma quello che ci è piaciuto più di tutti è stato Lugagnano. Iniziando a frequentare la comunità, con particolare riferimento alla parrocchia, ho iniziato a conoscere un tessuto umano e di relazione vivo. Mia figlia frequentava la materna Don Fracasso per cui era normale parlare, incontrare, creare complicità con famiglie di Lugagnanesi. In questi giorni si sarebbe tenuto il tradizionale mercatino di natale nella piazza della chiesa con il ricavato destinato a opere di solidarietà. Causa Covid-19 purtroppo quest’anno non ci sarà. Ma quello che mi ha sempre colpito – sottolinea Pier – è la partecipazione collettiva all’evento sia di presenza che di sostanza con l’acquisto dei prodotti che i vari gruppi propongono. I miei colleghi di Milano conoscono Lugagnano per come io glielo racconto o perché magari porto loro una torta che acquisto alla sagra o in altri momenti conviviali pubblici parlando loro di cosa accade della mia comunità. Mi sono trovato a mio agio sin al primo giorno in cui sono arrivato”.
Chiedo a Pier cosa ne pensa del fatto che la comunità veneta, e con essa quella veronese, sia additata spesso di chiusura, diffidenza, poca disponibilità a farsi permeare da stimoli esterni. “Non è vero – mi risponde -. Se vuoi creare una relazione di fiducia prima getta tu stesso le basi verso l’altro e poi il legame si crea. Così è successo per me a Lugagnano”.
Pier è a Milano per lavoro almeno quattro giorni alla settimana. Svolge il ruolo di supervisore dei controllori di volo presso la torre di controllo di Linate. Il supervisore è la persona che sovraintende alle situazioni quotidiane che esulano dalla normalità di gestione. Tiene allineata e coordinandola la squadra dei controllori su informazioni di servizio che possono riguardare i picchi di traffico aereo o le previsioni metereologiche.
Le sue mansioni inoltre prevedono che lui si occupi anche della formazione dei giovani controllori che entrano in servizio. ”Ad essere sincero è la parte più stimolante del mio ruolo, la trasmissione della mia esperienza e dei miei valori professionali ad altri è fonte di grande soddisfazione”.
Come noto la pandemia ha avuto pesanti ripercussioni sul vissuto di tutti noi: sulle nostre famiglie, sulle nostre abitudini, sul nostro vissuto quotidiano di cui fanno parte anche gli ambienti di lavoro. “Anche nel nostro mondo professionale il senso di paura ha fatto il suo ingresso, inutile negarlo! Le antenne dritte non sono solo quelle che stanno sopra la nostra testa e attorno alle nostre sale di controllo Sono anche le nostre personali. Da questo punto di vista ci tengo a sottolineare che io e tutti i miei colleghi lavoriamo h 24 indossando la mascherina di protezione. Il dubbio iniziale era che, indossando la mascherina, i piloti potessero non sentirci bene e viceversa. Dubbi fugati, il problema non si è creato. Le motivazioni mie e dei miei colleghi a non farci sopraffare dal senso di paura sono dettate dalla consapevolezza che stiamo fornendo un servizio essenziale. Questo ci guida tutti i giorni”.
A Villafranca, dove i controllori si occupavano sia di traffico civile che militare, c’è stato un avvicendamento con la società ENAV che ha rilevato la gestione del traffico civile, avvicendando quindi la presenza dei militari. Pier e i suoi colleghi sono quindi stati destinati ad altre sedi, Milano quella scelta dal nostro amico siciliano proprio per non rimanere troppo lontano dalla famiglia e con essa da Lugagnano.
”Non ti nascondo che inizialmente temevo un po’ l’impatto che il commuting , cioè l’andare avanti e indietro da Milano potesse crearmi del disagio – afferma Pier -. Ma così non è stato. Durante il viaggio ascolto musica, penso a questioni lavorative, ma penso anche alla mia famiglia e alla mia vita a Lugagnano”.
I genitori e una sorella di Pier vivono a Catania e la sorella è assistente di terra all’aeroporto di Catania. Tutti ciò che riguarda il viaggiare nei cieli è di casa quindi nella famiglia Caccamo. “Ho fatto degli studi sulla lingua inglese in Inghilterra, con l’obiettivo inziale di poterlo insegnare anche all’estero. In queste esperienze ho maturato la consapevolezza che una persona può stare bene ovunque se riesce ad accogliere gli altri e quindi di conseguenza essere accolto. Proprio in questo ordine. Se il buon Dio mi permetterà di mantenermi in salute e di poter andare in pensione mi dedicherò al sociale. E voglio farlo proprio nel mio paese, Lugagnano. Qui ho ricevuto moltissimo, mi sono sentito accolto. Cerco di vivere ogni giorno della mia vita come un dono – ci dice ancora Pier con un velo di commozione -. E il mio lavoro fa parte di questo dono. Il vivere in maniera serena il mio turno di supervisore mi permette di trasmettere tranquillità ad un pilota in difficoltà. Devo trasmettere meno apprensione, che non significa meno attenzione. Lo stabilire delle priorità anche nei problemi è essenziale”.
Della chiacchierata fatta con Pier conservo piacevoli sensazioni. Il sentirsi parte di una comunità non è una cosa che si acquisisce nascendo. E’ una cosa che si costruisce crescendo. Si può essere nati a Lugagnano o a Catania ma non è detto che ci si senta si sia per forza parte di quel luogo. Non è scontato. La consapevolezza di appartenere ad una comunità si crea dentro di sé costruendo, giorno per giorno, con e per gli altri.
Il Covid da dando degli insegnamenti molto profondi per riportare i piedi a terra. Ci sta dicendo che il posto bello in cui vivere lo costruiamo noi stessi giorno per giorno con le nostre mani. Ce lo sta dicendo anche un amico siciliano nostro concittadino della comunità di Lugagnano.