Pianta aromatica ed officinale fino dall’antichità, il rosmarino richiama tutto il calore dell’estate

“Il viale viene cinto da bosso o, quando il bosso manca, da Rosmarino”.
Plinio il Giovane

Arbusto sempreverde dai delicati fiori azzurri, il Rosmarino officinalis è senza dubbio l’immancabile spezia aromatica della cucina tradizionale, ma il suo impiego culinario non è di certo l’unico. Coltivato fin dall’antichità per le sue proprietà aromatiche, come pianta ornamentale nei giardini e per la produzione di miele, il rosmarino ha conosciuto nei secoli anche la partecipazione ai riti religiosi e il contributo ai rimedi farmaceutici e cosmetici.

Pianta officinale tipica della macchia mediterranea grazie alla sua resistenza al clima arido, il rosmarinus (termine latino composto da ros-rugiada e marinus-marino col significato di “rugiada di mare”, in riferimento all’azzurro dei suoi fiori) è tuttora ampiamente diffuso dalla fascia costiera all’entroterra collinare.

Poiché di facile reperibilità, Plinio il Vecchio lo classificava tra le cosiddette herbae surdae (erbe silenziose), ovvero le piante comuni considerate proprio per questo “prive di fama”, sottolineando come in realtà “a discapito della folle moda dilagante a Roma di procurarsi medicamenti costosissimi dai paesi esotici, i farmaci davvero efficaci se li masticassero ogni giorno a cena i poveracci”.

L’elevato contenuto di olio essenziale annovera il rosmarino tra le piante balsamiche del mondo antico più utilizzate nelle fumigazioni sia a scopo rituale (presso i Greci e i Romani sostituiva spesso il costosissimo incenso), sia per le sue proprietà antisettiche. L’utilizzo empirico del rosmarino nella pratica fumigatoria per la purificazione degli ambienti e nelle preparazioni culinarie a base di carne rossa e cacciagione, per prevenirne i processi putrefattivi, è stato ampiamente confermato dalle ricerche scientifiche moderne. In egual misura è stata dimostrata l’efficacia del suo impiego nella cura delle affezioni cutanee e delle problematiche respiratorie, nonché le proprietà antisettiche, depurative e digestive.

L’intensità dell’essenza di rosmarino è irresistibile e con quelle sfumature balsamiche e legnose, che possono variare sensibilmente dall’erbaceo al canforato, richiama tutto il calore dell’estate. Quante volte sfiorando spontaneamente una siepe, il suo aroma si è depositato come rugiada sul palmo della mano accompagnando il proseguo della giornata?

Pare che il carattere persistente della sua nota olfattiva di fondo dall’effetto energizzante, stimoli la sfera del pensiero rafforzando la concentrazione e la memoria, una qualità evidenziata da Ofelia nell’Amleto di Shakespeare, dove lo indica come “la pianta del ricordo”. In ogni caso, qualunque sia l’utilizzo, il rosmarino evoca ricordi piacevoli di tradizioni vicine e lontane.

Nell’immagine sopra, affresco di giardino dalla villa di Livia, Roma, I secolo a.C.

Passeggiare in aperta campagna, ispira la mia passione per la scrittura e la fotografia, e mi trasporta in una realtà dove percepire ancora le mezze stagioni. La mia personalità eclettica e la formazione multidisciplinare volta alla ricerca della bellezza, si esprime al meglio come consulente nell’ambito della fitocosmesi. Dopo mezzo secolo di città, il territorio di Sona mi sta ora offrendo una nuova dimensione di vita dove sperimentare altre tradizioni e antichi valori. Collaboro con il Baco con la rubrica “Il salotto di madre Natura".