In quel tempo Filippo di Beccaria lavorò duramente tutto l’inverno nella sua messe. Venuta l’estate e ormai prossimo il raccolto, un rovinoso temporale con grandine e vento distrusse quasi interamente le coltivazioni. Allora mestamente Filippo radunò i suoi figli e disse loro: “Figli miei, la provvidenza non ci ha aiutato ed il temporale ha vanificato il mio lavoro. Tra poco tempo le pesche grandinate marciranno ed insieme a loro guasteranno anche le poche rimaste sane. Aprite dunque i cancelli della messe e lasciate che entri la gente a raccogliere i frutti sani così che, portati alle famiglie, tutti saranno sazi”.
Detto ciò i figli di Filippo ubbidirono e fecero la volontà del padre. Subito si radunò una folla enorme di persone! Venivano da tutti i paesi: dalla Giudea, dalla Cappadocia, da Tiberiade, dalla Samaria e dalla Ciociaria, da Betlemme, dal Basson, dai Salvi, dalla Fontona, dalla strada del bisso, da Sustinenza e da Concamarise.
Vennero scribi, farisei, sommi sacerdoti, consulenti finanziari, ferrovieri, collaboratori di giustizia, metalmeccanici e altre schiere di persone. Tutti riempirono sacchi e bisacce e tutti ebbero un sorriso di ringraziamento e una parola di conforto per lo sfortunato contadino.
L’inverno seguente Filippo di Beccaria riaprì i cancelli della messe perché la gente potesse con il lavoro, ricambiare la sua generosità. Restarono aperti sette giorni e sette notti ma nessuno tornò. Veduto ciò, Filippo richiamò i suoi figli. Prese da parte il primogenito e disse: “Efisemo, figlio mio! La scorsa stagione è stata avara di guadagni ed io non posso pagare gente che venga ad aiutarmi. Tu che sei P.R. in una discoteca e lavori la notte, fai un sacrificio e di giorno vieni ad aiutarmi nella messe, perché ciò che è mio è tuo, e ciò che è nostro non vada perduto o abbandonato”.
Poi, preso il secondogenito disse: “Tachicardio, figlio mio! La Polizia ti ha trovato spionso e ti ha levato tutti i punti dalla patente. Ora non ti puoi più recare al lavoro; cedi perciò le quote del negozio di Piercing&Tatoo al tuo socio e vieni ad aiutarmi nella messe, perché ciò che è mio è anche tuo, e ciò che è nostro non vada perso o abbandonato”. I figli fecero la volontà del padre e lo seguirono al lavoro.
Venuta la primavera, una forte gelata mattutina sul raccolto, causò una forte perdita di produzione. Filippo però non si abbatté perché vide che ciò era cosa buona. Le pesche erano poche ma di ottima qualità e di grossa pezzatura, al mercato erano richieste e vendute a prezzi che giustamente ripagavano le fatiche sostenute. Tutto ciò durò poco, perché nel frattempo iniziò a spargersi la voce che la frutta era troppo cara! La gente mugugnava e qualcuno formulò l’ipotesi che quest’innalzamento del prezzo fosse una vera e propria truffa.
Allora tutti si radunarono in protesta fuori dai cancelli della messe. Il malcontento era sempre più accentuato. All’improvviso dalle retrovie una voce forte e sicura: chi di voi è senza frutta o verdura, si scagli sul contadino! Ad udire queste parole, la folla inferocita divelse i cancelli, entrò nella messe distruggendo e saccheggiando l’impossibile. Scovati Filippo ed i figli, furono insultati, derisi e lapidati sotto una montagna di telefonini di prima generazione.
Tutti allora furono contenti e ritrovarono il sorriso perché giustizia era stata fatta! Finalmente su quel terreno si poté costruire un centro commerciale, un centro fitness e una sala bingo. Altri fatti come questo accaddero, ma non sono qui riportati.
Questo è stato scritto e narrato, perché voi leggiate e crediate come un tempo i contadini furono sottomessi e bistrattati e forse, ancora oggi… le cose non sono cambiate di molto.