Luigi Motta (1881-1955) è stato uno dei più prolifici scrittori di libri d’avventura nei primi decenni del ‘900. Imitatore del genere letterario di Emilio Salgari (nella foto qui sopra, i due autori ritratti insieme nel 1911), era nativo di Bussolengo, paese che alcuni fa intitolò a lui la biblioteca comunale.
Visse gran parte della sua vita a Milano, dove si impegnò con attività febbrile nel mondo dell’editoria: scrisse un centinaio di romanzi per ragazzi, inoltre racconti, articoli, opere teatrali, testi per fumetti e per operette musicali. In una parola, fu un protagonista di rilievo della letteratura popolare di quell’epoca, godendo di un buon successo commerciale.

Egli amava spesso ritornare nella sua terra, nella campagna veronese dove aveva lasciato tanti ricordi. Possedeva una casa in località Montemarino, in via Ventretti, una strada che si trova in parte nel territorio di Bussolengo e in parte in quello di Palazzolo. Della sua vicinanza, non solo fisica ma anche affettiva, con la nostra frazione, Motta parlò in un libro scritto prima della morte ma pubblicato molti anni dopo, nel 2010, intitolato “La grande tormenta”.
Si tratta di un romanzo autobiografico in cui l’autore racconta l’unica avventura veramente vissuta da lui: il carcere che egli dovette scontare durante la Seconda Guerra Mondiale per aver aiutato dei prigionieri inglesi a fuggire.
Di Palazzolo l’autore parla già nella prima pagina, definendolo un ”grazioso paesetto disteso lungo il colle, col suo bravo castello in alto”. Ancora più interessante è l’accenno che ne fa alcuni capitoli dopo, quando si riferisce all’invasione dell’Italia che l’esercito tedesco fece all’indomani dell’8 settembre 1943. “Palazzolo; un pittoresco paesello popolato di gente buona e laboriosa, dove né carabinieri né soldati, né repubblichini apparivano quasi mai. Ma i nazisti lo individuarono e se ne impadronirono. Così Palazzolo divenne un deposito nazista. Presa confidenza, ne frequentarono le osterie e le case. Acquistarono grosse partite di vino e nelle osterie come nelle cascine che li ospitavano, sperdute in mezzo alle vigne, si imbandirono allegri banchetti, con relative danze al suono delle chitarre e delle fisarmoniche: ospitalità imposta e mal desiderata da alcune buone massaie”.
Il libro, per chi desiderasse leggerlo, può essere richiesto in prestito con il Sistema Bibliotecario della Provincia di Verona, oppure acquistato su internet. Infine, diamo ai lettori la possibilità di scaricare gratis un documento rarissimo (cliccando sul pulsante qui sotto): un’intervista che l’ormai anziano ma ancora attivo scrittore Luigi Motta rilasciò al settimanale “Epoca” nel 1951.