Palazzolo. L’alpino Gaetano Giacomelli ed una vita segnata dalla tragedia del Vajont

Qualche settimana fa la giunta del sindaco Dalla Valentina ha titolato il parco nell’area retrostante la baita del gruppo alpini di Palazzolo ad uno dei fondatori del gruppo stesso, Francesco Giacomelli.

Negli stessi giorni in tutta Italia si è ricordato, con un intervento del Presidente della Repubblica Mattarella e con un’ampia copertura degli organi di stampa nazionali, il sessantesimo anniversario della tragedia del Vajont in cui gli alpini diedero un determinante contributo nelle opere di soccorso.

Vi è un singolare collegamento fra le due vicende in quanto il figlio di Francesco, Gaetano, è stato, nelle ore immediatamente successive alla tragedia, uno dei primi soccorritori di quelle genti e quella sua drammatica esperienza ha lasciato una traccia indelebile nella sua vita.

Purtroppo, l’alpino Gaetano, classe 1941, è scomparso nel 2009 ma durante un incontro con la moglie Marisa Ambrosi abbiamo voluto ripercorrere quel doloroso fatto di cronaca che ha segnato le vite di migliaia di famiglie.

“Eravamo fidanzatimi racconta Marisae Gaetano stava svolgendo il servizio di leva a Bressanone. Una volta rientrato in licenza, dopo aver prestato per molti giorni servizio sui luoghi della tragedia nel Cadore, era talmente scosso che continuava a piangere senza riuscire ad esprimere con le parole tutto quell’orrore che aveva visto. Per questo qualche settimana dopo ha preso un foglio di carta ed ha cercato di fissare in poche righe un suo pensiero a riguardo di ciò che aveva vissuto”.

Questo foglio è stato conservato per più di sessanta anni e ora con una certa emozione, lo riporto fedelmente:

Descrivo la mia partecipazione alla sciagura del Vajont (Longarone)

La notte del 9 ottobre 1963, terminato il mio servizio di guardia d’autista sono andato a dormire. Sentii il rumore di una macchina e ho pensato: sarà l’ufficiale di picchetto che verrà a chiamarmi. Era il Capitano che cercava la camerata degli autisti, aperta la porta disse: “Giù tutti gli autisti! Deve essere saltata una diga e un paese è sott’acqua. Dobbiamo andare in soccorso!

Gaetano (il secondo in piedi da sinistra) con i commilitoni autisti di ambulanza durante il servizio di leva.

Velocemente siamo andati a preparare le macchine ed i camion e verso le sette del mattino siamo partiti per arrivare alle undici e trenta sul posto del disastro. I vigili del fuoco giunti sul posto prima di noi ci dissero: Sono rimasti solo i morti perché quei pochi feriti che rimanevano li abbiamo trasportati al più vicino ospedale. Rimasti sul posto in attesa di ordini, abbiamo visitato il luogo dove prima sorgeva il paese e c’erano soltanto macerie e morti.

Mi sentivo soffocare e tutti i miei compagni erano nella mia stessa situazione. Tutto sembrava irreale, una catastrofe mai vista, una scena da brivido e all’ordine ci siamo trasferiti a Castellavanzo, un paesino vicino a Longarone. Arrivati sul posto mi sono presentato sulla porta della chiesa dove rimasi pietrificato nel vedere così tanti morti.

All’ordine del sig. Tenente siamo entrati per prendere quelle persone morte e caricarle nella macchina per portarli a Pieve di Cadore dove venivano lavati dal fango e fatti riconoscere dai parenti. Per i primi viaggi se ne caricava cinque o sei per macchina, però i vigili del fuoco continuavano a portarne e allora ne caricavamo finché la macchina ne portava. Così per due giorni e al terzo giorno finito il macabro lavoro, stanchi abbiamo trovato una sistemazione presso la caserma di Tai di Cadore.

Siamo rimasti sul luogo a lavorare per altri venti giorni per paura di altre frane ma per fortuna non è successo più niente. A pericolo cessato siamo rientrati a Bressanone. Non immaginavo mai d’essere chiamato sotto le armi in tempo di pace e di dover trasportare tutti quei morti.

In fede alpino Giacomelli Gaetano

Negli anni successivi Gaetano si è sposato con Marisa e la coppia ha avuto due figli, Gianni e Sabrina, ma il ricordo indelebile di questa sua esperienza lo ha accompagnato per tutta la vita ed anche nei suoi ultimi anni, in ogni occasione che venivano riproposte le immagini alla televisione, gli scendevano delle lacrime copiose per l’emozione.

Per il suo servizio Gaetano ha ricevuto un attestato di benemerenza dal Ministero della Difesa (nella foto qui sotto) che per tutti questi anni è stato affisso in un quadro nel salotto di casa. Una copia del diploma è anche esposta nella Baita degli alpini di Palazzolo che lui ha frequentato per molti anni.

Senza dimenticare che sul suo cappello da alpino, che Marisa con orgoglio mi mostra, Gaetano ha voluto portare sin dal primo momento una medaglietta commemorativa a ricordo di questa sua opera pietosa a conforto di chi in un attimo si è visto privare dal destino tutti gli affetti più cari.

Mi commiato da Marisa ringraziandola per avermi messo a disposizione tanti documenti originali e per aver ricordato non senza emozione una storia drammatica e tragica che merita di essere raccontata alle nuove generazioni. Lei salutandomi con un sorriso mi sussurra: “Sono io che devo ringraziarti. Gaetano e tutti quei giovani come lui che allora si adoperarono nei soccorsi meritano di essere ricordati”.

Una tragedia, quella del Vajont, che la compagnia Teatro Bresci porta in scena sabato 28 ottobre alle 21 in sala del consiglio a Sona – all’interno della rassegna organizzata dal Comune – raccontando la storia di Tina Merlin, la giornalista veneta – la “Cassandra del Vajont” – che con coraggio raccontò il Vajont prima, dopo e durante il disastro portando alla luce la valanga di menzogne, di interessi, di speculazioni e soprusi che avvolsero quell’olocausto, come ella stessa lo chiamò.

Nato nel 1967, vivo da sempre a Palazzolo con moglie e 2 figli ormai proiettati nel mondo dei grandi. Sono appassionato di storia, di tutti gli sport, (qualcuno provo a praticarlo a livello amatoriale) e con parecchio trasporto ed un po' di nostalgia ascolto sempre volentieri la musica degli anni Ottanta. Dopo gli studi all’istituto tecnico commerciale ho scelto la strada imprenditoriale ed ora sono impegnato nel settore immobiliare; negli anni scorsi la mia collaborazione col Baco da Seta era piuttosto saltuaria; a partire dal 2019 però sta diventando sempre più intrigante.