Quest’anno la primavera sembra anticipata quasi di un mese in conseguenza delle miti temperature segnate finora, in un inverno oltretutto eccezionalmente piovoso. È piuttosto raro che a S. Valentino l’erba sia così alta e verde e che si possano raccogliere sui monti e nei prati molte erbe mangerecce: radecèle, pissacàni, puòvere, molesini, raponsoli, nonché i primi funghi, comprese le sponsiòle. Le gemme delle piante stanno per rigonfiarsi e le viti e le actinidie incominciano a “piangere”, cioè a far uscire la linfa dai tagli della potatura dei rami. Bisogna sperare a questo punto che non ci siano in seguito dei ritorni di freddo o delle gelate tardive, per non compromettere i raccolti specie di peschi e kiwi. Anche il vecchio e maestoso mandorlo di via Cavecchie si è anzitempo rivestito di rosa (vedi foto sotto).
Secondo Umberto Tacconi (classe 1929) che abita lì a confine, questo mandorlo è stato piantato da Mario Scattolini (1887-1956) vicino alla sua casa nell’anno 1936, per ricordare l’ordinazione sacerdotale del figlio Don Armando (1913-1997). La casa l’aveva acquistata da Marco Negri (1879-1931) il quale l’aveva costruita nel 1911 su terreno vendutogli dall’ingegnere Arrigo Fumanelli, per tramite del suo castaldo Luigi Bergamini che abitava in via Piave.
A riprova Umberto cita una fotografia che si trova a pagina 143 del libro Un paesello scritto nel 1990 dal prof. Andrea Fiorini. La foto è stata scattata il 30 gennaio 1945 in una giornata nevosa e riprende il funerale del padre Luigi Fiorini (1887-1945) che il giorno 25 precedente, mentre in bicicletta si recava a Sona per ritirare la posta del figlio internato in Germania, disgraziatamente al Bosco fu travolto da un camion militare tedesco.
Osservando attentamente la fotografia si vede sull’estrema destra una pianticella che poteva avere una decina di anni, nel medesimo punto del mandorlo attuale.