Nel nostro Comune esiste una comunità-alloggio che si chiama “Giubileo 2000”. E’ un gruppo di persone che non potendo vivere presso le proprie famiglie per dei problemi psichici e spesso anche fisici hanno bisogno di un’accoglienza diversa e adeguata.
Si trova in aperta campagna a Palazzolo, con accesso da via Castagne non lontano dalla Pieve di S. Giustina. Un tempo le persone con questi problemi erano costretti in strutture manicomiali che sono state abolite con la legge Basaglia del 1978. Dopo questa legge gli ospiti furono fatti ritornare in famiglia, dove spesso gravavano su qualche genitore o parente anziano a sua volta bisognoso di assistenza e quindi con convivenze difficili e a volte drammatiche.
La struttura pubblica metteva a disposizione di questi malati solo qualche assistente sociale e in seguito furono realizzate alcune comunità di vario tipo ma in misura insufficiente. Nel 1999, In preparazione del Giubileo del duemila il vescovo Mons. Flavio Roberto Carraro incaricò Mons. Giancarlo Agnolini, allora Vicario diocesano per le opere di Carità e Salute di trovare il modo per assicurare a questi malati una vita migliore. La Provvidenza venne incontro alla diocesi di Verona nel duemila con la straordinaria donazione della corte Barattere e del fondo rustico annesso di cinquantadue campi veronesi (centocinquantaseimila metri quadrati) che poteva assicurare anche una rendita annuale.
La donazione è stata fatta dai fratelli Clara (1925) e Alberto Fiorini (1923-2002), ultimi eredi di un ramo della facoltosa famiglia Fiorini di Palazzolo. Questa famiglia era proveniente da Colognola ai Colli, fra i suoi membri storicamente vi erano medici, farmacisti e amministratori comunali e aveva molte proprietà a Palazzolo, S. Giorgio in Salici e Sona, fra cui la villa Spolverini-Schizzi con il suo brolo in centro a Palazzolo. In precedenza il fondo rustico donato era stato coltivato a mezzadria da Battista Formenti (1902-1983) e dal suo nucleo familiare che provenivano da S. Maria in Stelle. Battista era un uomo mite e religioso e fu anche segretario della locale sezione della Democrazia Cristiana negli anni sessanta, quando era Sindaco di Sona il Comm. Carlo Scattolini (1916-2007).
La realizzazione della Comunità con la ristrutturazione dei fabbricati rurali, è stata gestita per conto della diocesi da Mons. Agnolini. Si sono ricavate venti camere con tutti gli annessi: servizi, cucina, lavanderia, sale da pranzo e riunioni, soggiorno, uffici, sala riunioni e una piccola cappella per la Messa domenicale. La diocesi ha utilizzato anche fondi raccolti nelle parrocchie durante il Giubileo dell’anno 2000, da cui deriva il nome della struttura.
Abbiamo chiesto alla signora Clara Fiorini vedova Recchi come la sua famiglia ha deciso il nobile gesto della donazione.
Io e mio fratello Alberto abbiamo ereditato da nostro padre Giacinto (1809-1956) alcuni terreni e fabbricati che erano stati acquistati ai tempi del mio bisnonno Carlo (1809-1870) e mio nonno Antonio Achille (1842-1893), che fu sindaco di Pescantina e Sona, con i proventi della stazione postale e della locanda al Bosco di Sona. Con mio marito Gianni Recchi (1924-2004) siamo stati per vent’anni soci dell’UNITALSI e accompagnavamo i malati e i disabili a Lourdes. Abbiamo così visto da vicino la sofferenza e la preoccupazione dei familiari per il futuro incerto dei loro cari. Con il Giubileo del 2000 abbiamo sentito l’appello del vescovo di Verona Mons. Roberto Carraro che invitava le persone a dei gesti concreti di solidarietà verso i più sfortunati. Con mio fratello e mio marito abbiamo parlato della necessità della diocesi con mons. Agnolini e mons. Scarsini che gestiva la ‘Piccola Fraternità Giubileo’ per disabili mentali. Abbiamo deciso la donazione che è stata vincolata a uno scopo preciso, come risulta dall’atto notarile: ‘che il bene donato venga usato per opere di assistenza per disabili o persone in difficoltà ed in modo particolare per opere gestite dalla Piccola fraternità Giubileo, scopo quest’ultimo che deve considerarsi vincolante per la parte donataria, che si impegna ad utilizzare i beni in tal senso’. La ‘Piccola Fraternità Giubileo’ in occasione della convenzione con l’ULSS di Verona modificò il nome in “Comunità Alloggio Giubileo 2000”. Abbiamo visitato la comunità e incontrato Mons. Agnolini, che è l’anima di questa struttura e l‘ha seguita fin dall’inizio per conto della diocesi. Anche oggi è il padre spirituale degli ospiti e ogni sabato s’intrattiene con loro e celebra la S. Messa.
Com’è nata l’idea di realizzare questa comunità?
Già in preparazione dell’anno giubilare, la diocesi aveva pensato a una struttura per i malati psichiatrici che non trovavano un’adeguata assistenza. L’idea si è potuta realizzare con la generosa donazione di Alberto e Clara col marito Gianni Recchi, che era molto conosciuto in diocesi perché era stato presidente diocesano dell’Azione Cattolica. Ringraziamo il Signore per quest’opera che serve persone in difficoltà.
Quali problemi avete incontrato per realizzarla?
Fu necessario adempiere molte pratiche per il passaggio di proprietà, anche perché nel 2002 morì il Dott. Alberto lasciando erede la sorella Clara. Poi il progetto e l’iter per la concessione edilizia del comune quando era sindaco di Sona Raffaele Tomelleri che approvò la costruzione e l’apertura. Si è dovuto fra l’altro realizzare una strada per portare i servizi di gas, luce, acqua e telefono e per facilitare l’accesso alla nuova sede.
Come avete provveduto economicamente?
La spesa prevista all’inizio era di due miliardi e mezzo di lire oltre alle opere accessorie. Fu chiesto un aiuto oltre che alle parrocchie, anche ai privati e Istituti religiosi e alcune Istituzioni come la Fondazione Cariverona, la Società Autostrade Brescia Padova, il Banco Popolare e molte altre.
Come avviene la gestione della Comunità?
E’ affidata alla “Cooperativa Farsi Prossimo” che fin dal 1988 opera anche in altre strutture per i malati psichiatrici.
Abbiamo incontrato presso la comunità il dottor Antonio Fasol dirigente della “Farsi Prossimo società cooperativa sociale ONLUS” e gli abbiamo chiesto qual è la storia di questa società.
La nostra cooperativa è nata nel millenovecentoottantotto per la gestione dei servizi socio sanitari di assistenza e riabilitazione a favore di persone affette da malattia mentale. E’ stata promossa dall’Unione per la tutela della Salute mentale e dall’Associazione “Piccola Fraternità ”per volontà di Mons. Giorgio Scarsini che era delegato del vescovo per la Pastorale della Salute. E’ formata oggi da un centinaio di persone che accolgono lo spirito del Vangelo, cioè il “farsi prossimo” con i meno fortunati e che hanno anche una specializzazione nella gestione di strutture di questo tipo. Attualmente gestiamo dieci strutture pubbliche in affidamento che comprendono alloggi protetti e case di cura e di accoglienza per disabili mentali fra cui anche l’ex Ospedale psichiatrico di Marzana. Da otto anni abbiamo in gestione anche questa comunità di Palazzolo, che ha alcune caratteristiche particolari. E’ privata e pur essendo nel territorio dell’ULSS n° 22 di Bussolengo, non è stata da questa accreditata perché non prevista nei suoi programmi, mentre siamo accreditati con l’ULSS n° 20 di Verona che ne ha bisogno e quindi la maggior parte dei nostri ospiti proviene da Verona.
Chi sostiene il costo della retta?
Come sappiamo i costi di queste comunità come anche delle case di riposo per anziani sono abbastanza elevati, sommando la quota sociale e sanitaria. I nostri ospiti hanno in genere una pensione che di solito non è sufficiente e quindi per il resto provvede l’ULSS di provenienza, quando è possibile la famiglia e in qualche caso il comune di residenza dei malati.
Uno dei coordinatori della comunità, la signora Maria Grazia Zanini risponde alle nostre domande. Come si svolge la giornata e quali sono le attività degli ospiti?
I nostri ospiti sono persone con un buon grado di autosufficienza e devono per quanto possibile gestire la loro giornata e inoltre partecipare a delle attività comuni. Il mattino si alzano alle ore sette circa e provvedono, quasi tutti, a sistemare la loro camera, poi colazione insieme dalle otto alle nove quindi ognuno si dedica a qualche attività come aiutare in cucina, pulire, stirare ecc oppure leggere, disegnare, guardare la televisione, fare ginnastica aiutare nella coltivazione dell’orto. Dopo il pranzo di mezzogiorno, chi vuole si riposa, altri continuano nelle proprie attività. Molti viaggiano da soli in corriera e sono liberi di andare in famiglia e tornare, per loro la comunità è una libera scelta. Una volta l’anno trascorrono una settimana al mare in una casa della diocesi o villaggi comuni a tutti.
Chi sono le persone addette alla conduzione quotidiana della comunità?
Ci sono due operatori fissi, che provvedono per tutte le necessità, una cuoca, una persona che coordina il tutto, un operaio referente addetto alla gestione del lavoro nelle serre dove si coltivano vari ortaggi. Poi c’è la visita settimanale di un medico e di uno psichiatra.
Quali sono i rapporti con le famiglie?
I famigliari vengono in visita ogni settimana o quando lo desiderano e si trattengono qualche ora, però alcuni malati non hanno una famiglia. Sarebbero gradite anche visite di persone disponibili a intrattenersi con qualche ospite.
E i rapporti di questa comunità con il paese di Palazzolo e gli abitanti?
All’inizio c’era una certa diffidenza, ma ora abbiamo buoni rapporti con diverse realtà di Palazzolo e anche con molte persone. Ogni settimana nostri ospiti con un accompagnatore fanno una passeggiata in paese, vanno al bar e nei negozi. Ci sono alcune signore che aiutano in lavori di sartoria. Partecipiamo da alcuni anni con disegni, pitture e altri lavori a una mostra durante la sagra parrocchiale di settembre e c’è una collaborazione saltuaria con il Gruppo Alpini, con l’Associazione Noi, con l’Associazione regala un sorriso.
Pablo ha ventisette anni ed è uno degli operatori che a turno assistono gli ospiti. Qual è stato il suo percorso per fare questo particolare tipo di lavoro?
Dopo le scuole superiori in agraria ho lavorato in una fabbrica che produce cucine. Un lavoro meccanico che non mi dava soddisfazione. Volevo qualcosa di coinvolgente vicino alle persone ed ho svolto il servizio civile in un comune nel settore sociale per l’aiuto ai disabili. Poi ho fatto un corso per Operatore Socio Sanitario all’ULSS di Bussolengo e diversi tirocini all’ospedale e alla casa di riposo, quindi mi sono iscritto alla cooperativa “Farsi prossimo”.
Come si svolge la sua attività con questi malati?
Gli ospiti sono quasi tutti abbastanza autosufficienti per la cura della persona e per la sistemazione della propria camera, alcuni hanno bisogno di essere aiutati, ma il lavoro principale è praticare la terapia del dialogo, relazionarsi con loro, immedesimarsi nei loro problemi farli sentire persone normali anche se con qualche disturbo. La comunità è la loro grande famiglia, e si vive come in tutte le famiglie, si sta insieme o da soli, si parla o si sta zitti, si ride o si piange, si litiga e si fa la pace, ci sono le simpatie e le antipatie talvolta ci si sopporta a vicenda.
Abbiamo parlato con una signora che è ospite da alcuni anni e svolge dei lavori come stirare o aiutare in cucina. Ci racconta che per molti anni ha lavorato in una casa di riposo, si è sposata, ma suo marito è mancato da qualche tempo. Lei torna in famiglia dai suoi genitori per le feste principali. Due volte la settimana si reca da sola in corriera presso un Centro Salute Mentale (CSM) di Verona, dove si dedica ai suoi passatempi preferiti.
Abbiamo chiesto al parroco di Palazzolo don Angelo Bellesini come la parrocchia si rapporta con questa comunità.
Due volte l’anno andiamo in questa comunità con un gruppo di persone per animare con il canto la messa celebrata da mons. Agnolini invitando anche la popolazione a partecipare. Ci sono in parrocchia persone e Associazioni che si prestano per delle attività a favore degli ospiti. All’annuale sagra di settembre oltre a partecipare alla mostra con i loro lavori, aiutano nei servizi ai tavoli. In alcune circostanze partecipano alla S. Messa domenicale in parrocchia.