Palazzolo: ad un mese dal rogo del monte di Santa Giustina alcune piante perse per sempre

Non era mai successo a memoria d’uomo. A fine marzo aveva preso fuoco la collina che sovrasta la Pieve di Santa Giustina sul lato rivolto a ovest, verso la via Olmo, incenerendo l’erba secca e le poche piccole piante pioniere esistenti, ornielli, rose canine, biancospini.

Trattasi di un caratteristico prato arido, dove il bosco non è riuscito a insediarsi, che il Comune dovrebbe proteggere poiché è del tutto naturale, con molte fioriture durante l’anno e varie essenze rare tra cui le orchidee e i caratteristici ambrògani (Artemisia canescens).

E’ questa un’erba suffruticosa (legnosa nella parte basale) che si usava un tempo per fare il bosco dove i bachi da seta vi tessevano i bozzoli, le galète. Questa pianta è citata come tale anche in una ponderosa pubblicazione di quasi 500 pagine, il Catechismo agrario edito nel 1818 dall’Accademia di agricoltura commercio e arti di Verona. Sono intervenuti anche i vigili del fuoco, chiamati dai vicini che temevano per le loro case.

Quali le cause dell’incendio? Non si tratta certo di autocombustione, qualcuno il fuoco l’ha acceso ma non dovrebbero esserci motivi speculativi poiché la collina è in notevole pendenza. Salvo che qualcuno non pensi di fare dei terrazzamenti per piantarvi vigneti o altro, com’è stato fatto in tempi storici nell’altro versante del monte, e in quasi tutte le colline moreniche. Più probabile un’imprudenza o una disattenzione di qualche confinante che voleva bruciare le sue sterpaglie o la sua legna ma, forse per il vento, il fuoco si è esteso all’erba secca circostante.

Dopo un mese dall’incendio le erbe pluriennali e alcune piante stanno ricacciando dalle radici ma i frassini ornielli per la maggior parte sono seccati completamente.

Nato a Palazzolo il 10 settembre 1939, è scomparso l'11 gennaio 2022. Laureato in Scienze Agrarie, ha operato nell’Amministrazione comunale di Sona per vent’anni, come consigliere, assessore e vicesindaco. Ha partecipato alla stesura dei tre volumi storici del Baco sulla storia di Sona, oltre a scrivere innumerevoli articoli sulla storia locale.