Ottant’anni fa scoppiava la Seconda Guerra Mondiale per l’Italia. A Sona i morti furono settantacinque

Alle ore 18 del dieci giugno 1940, ottant’anni orsono, dal balcone di Palazzo Venezia a Roma il Duce del Regime fascista comunicò al Paese che eravamo in guerra, con un discorso di sette minuti, entrato nella storia: “un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra Patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”.

Il discorso fu seguito nelle piazze di tutta Italia, attraverso postazioni che riproducevano via radio l’evento di Roma. Fu una scelta che segnò duramente la storia del Paese per cinque anni, con conseguenze nefaste che si protrassero per molti anni successivi.

I militari di Sona Caduti furono settantacinque, ventitre alpini, sedici fanti, undici artiglieri. Caddero anche sei marinai, sei carabinieri, due lancieri, un aviatore, un paracadutista ed alcuni militari della sussistenza. Questa elencazione dimostra che i militari del Comune di Sona furono arruolati in reparti e schierati su fronti i più diversi. Quarantasette furono gli Invalidi militari.

Quanto fu dura quella guerra è facilmente capibile anche leggendo l’elenco dei Caduti. Solamente tredici di essi caddero in combattimento: venticinque furono i dispersi, venti morirono in prigionia e diciassette per malattia o ferite. Pesante anche l’elenco di chi dovette ricevere la funerea comunicazione: otto le madri vedove, nove le mogli vedove e sette gli orfani.

Pur essendo il Comune di Sona lontano dai fronti di guerra dovette piangere anche ventitre Caduti civili, che lasciarono otto vedove e ben venticinque orfani. Vi furono anche otto invalidi civili. Non meno angosciate la triste vicenda umana e famigliare di non pochi Caduti, dichiarati scomparsi soprattutto sul fronte russo, che si chiuse con dichiarazioni “di morte presunta”, dopo molti anni dalla fine del conflitto.

A questo lungo elenco di vicende tragiche vogliamo aggiungere anche quella degli I.M.I., Internati Militari Italiani. Recentemente abbiamo ottenuto dall’Archivio Storico di Stato elenco ed informazioni dei 128 militari di Sona catturati alla firma dell’armistizio ed internati dall’esercito tedesco.

Questi prigionieri furono classificati e trattati in modo diverso da quelli degli altri Paesi belligeranti, in quanto ritenuti “traditori”. Leggendo la documentazione, allegata ai loro fogli matricolari, delle dichiarazioni rilasciate al rientro alla fine della guerra, ci si rende conto che il trattamento che subirono fu sgradevole e talvolta disumano.

Ricordare vicende come quelle sopra descritte, avvenute lontane nel tempo è ancora utile? Il filosofo spagnolo George Santayana scrisse: “Quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”. Riteniamo che sia d’attualità, ora più che mai, questa affermazione, perché quelli che stiamo vivendo sono anni di guerre, attentati, pandemie e di contrapposizioni fra gli Stati ed anche fra le singole persone, per motivi religiosi, economici e razziali.

Non possiamo che augurarci che gli educatori sappiano essere di esempio per i giovani e promotori di iniziative di solidarietà sociale e gli Stati ritrovino saggezza e creino sempre maggiori occasioni di collaborativa convivenza.

Nato a Rovereto (Trento) il 24 maggio 1940, ha conseguito il diploma di ragioneria a Verona. Sposato, con tre figli, ha svolto l’attività di dirigente d’azienda. È stato per quindici anni un amministratore comunale come assessore e sindaco di Sona. È storico delle vicende del Comune ed è autore di pubblicazioni sulla storia recente e dei secoli passati del territorio di Sona e dell’area veronese.