In primo grado l’esclusione della premeditazione aveva fatto sì che, con lo sconto per la scelta del rito abbreviato, la condanna per Ion Titoi si attestasse su 16 anni di reclusione. Pena che alcuni giorni fa è stata ulteriormente ridotta di due anni dalla corte d’Assise d’Appello di Venezia.
E’ il camionista moldavo che il 13 luglio 2007 a Lugagnago uccise Raisa Chirilov, la donna con cui aveva vissuto per sette anni, perchè non accettava che lei avesse scelto di lasciarlo; ora di anni di carcere ne ha davanti 14. Immutate le disposizioni stabilite in primo grado dal gup Rita Caccamo a favore dei familiari della vittima (assistiti dall’avvocato Giacomo Sandri) ovvero il pagamento di 110mila euro da versare alla sorella e ai due figli.
Una tragedia dietro alla quale c’erano mesi di dissapori e litigi, una vita di coppia resa difficile a causa della gelosia di Titoi ma dopo anni lei lo lasciò ed era andata a vivere dalla sorella che lavora come badante nel Bresciano. Litigi e difficoltà a condividere ancora affetti profondi perchè lui era geloso, possessivo e mal tollerava che Raisa, 51 anni, potesse avere interessi diversi dal lavoro. Lei andava a scuola guida per essere indipendente. Una donna solare, sorridente e quel pomeriggio la andò a prendere a scuola: voleva parlarle e convincerla a tornare insieme.
Ma Raisa era stanca di scenate di gelosia e di sfuriate, accettò di vederlo ma quando lui, una volta giunti nella casa di via Brennero a Lugagnano dove avevano vissuto, cercò un approccio intimo. Lei rifiutò, lui cercò dapprima di strangolarla, la lasciò tramortita in camera da letto, andò in cucina a prendere un coltello e la sgozzò.
Poi andò dalla figlia e raccontò quel che aveva fatto. Al giudice disse che era stato il diavolo ad armare la sua mano: la perizia psichiatrica escluse però qualsiasi forma di vizio di mente. Quando Ion Titoi colpì era pienamente capace di intendere e volere.