Trama e Recensione
Negli anni ’20 dell’Ottocento l’esploratore e trapper Hugh Glass viene assunto in qualità di guida per condurre una battuta di caccia alla ricerca di pelli e pellicce nelle terre aspre e impervie del Nord Dakota. Caduti in un’imboscata di indiani, la compagnia di spedizione viene decimata, e spetterà a Glass ricondurre i suoi compagni al forte e proteggere suo figlio, nato dall’unione con una donna indiana.
Durante il viaggio, tuttavia, Glass verrà brutalmente attaccato da un grizzly e ridotto in fin di vita, poi tradito e abbandonato dall’efferato John Fitzgerald. Lottando tra la vita e la morte contro una natura incontaminata e spietata, Glass vivrà un’odissea epica, alimentata dal desiderio di vendetta.
Io non ho più paura di morire ormai. Sono già morto.
Revenant non aspira in termini di sceneggiatura e contenuto ai livelli di Birdman, precedente opera e capolavoro assoluto di Iñárritu: la trama è qui molto semplice, il copione scarno, i dialoghi molto limitati. Paradossalmente, la sostanza di Revenant è la sua stessa forma: regia e fotografia sono i due pilastri del film, l’estetica è il fine ultimo e il senso della pellicola stessa.
Iñárritu confonde continuamente lo spettatore sul distinguo tra finzione e realtà, ma senza rinunciare a virtuosismi tecnici e visivi. La regia è davvero elegante, poiché predilige piano-sequenze e movimenti di macchina sinuosi e ricercati; la fotografia di Lubezki, tre volte premio Oscar per Gravity, Birdman e Revenant, è un continuo dialogo tra documentario e metafisica, tra l’immaginario western degli anni ’70 ed il cinema onirico, sofisticato ed estetizzante di Malick.
Un altro punto di forza è l’interpretazione degli attori, Leonardo Di Caprio (Glass) e Tom Hardy (Fitzgerald): l’uno offre un’interpretazione tanto ardua quanto straordinaria, fatta di sguardi, respiri e gemiti (sì, le sue battute sono davvero poche) e prestazioni fisiche estreme; l’altro, invece, interpreta il ruolo dell’uomo meschino, dell’americano bruto che prende parte con orgoglio al genocidio dei nativi americani.
Lo spettatore non ha davanti un western classico, fatto di deserto, duelli e pistole o un western tarantiniano, politico ed attuale. Il western di Iñárritu è fatto di luce e movimento; i duelli sono fra l’uomo e la natura imponente e letale.
Nonostante la durata non di certo contenuta (156 minuti), in Revenant ciò che conta non è cosa viene raccontato, ma come. E questo è cinema all’ennesima potenza.
La Scheda
“Revenant – Redivivo”, regia di Alejandro González Iñárritu, 2015
La Valutazione
4 stelle di 5
Il trailer
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