Obiettivo cinema: “Nymphomaniac”, di Lars Von Trier, un capolavoro

Trama e Recensione

Una fredda sera d’inverno lo scapolo Seligman, un pensionato dalla vita tranquilla, esce di casa e in un vicolo trova Joe sanguinante ed esamine. La porta quindi a casa, se ne prende cura e le chiede di raccontargli la propria storia. Joe gli rivela di essere una ninfomane e inizia il racconto della propria vita dalla nascita fino all’età di cinquant’anni, fortemente segnata da sesso, incontri e avvenimenti, piaceri e dolori.

Seligman ascolta e talvolta interviene nella narrazione: alle esperienze sessuali e relazionali di Joe associa metafore artistiche sempre più complesse e profonde – meravigliosa la digressione sulla polifonia di Bach associata a tre amanti di gioventù della ninfomane -, utilizzando la razionalità come unico strumento di comprensione e critica.

Il controverso e cinico regista danese Lars Von Trier è tornato e chiude la sua trilogia cinematografica sulla depressione con Nymphomaniac. Dopo l’horror misogino Antichrist e il (pseudo)fantascientifico Melancholia l’ultima fatica di Von Trier compie una riflessione sulla sessualità nei suoi aspetti più crudi, più reali, più impulsivi, più veri.

LocandinaNon si tratta solo di un film scandalo ed esteticamente provocatorio, ma anche (e soprattutto) dell’opera summa del cineasta. Diviso in due “volumi” a loro volta composti da capitoli, Nymphomaniac non è un film hard, nemmeno lontanamente: il sesso c’è, ma è velato e filtrato da innumerevoli digressioni e metafore. Il concetto di pornografia non è mai messo a nudo, mai esplicitato.

Il film, infatti, prescinde dalla storia per il fatto che si propone di raccontarla in modo poetico, artistico. La sessualità e il viaggio sessuale di Joe sono pertanto un veicolo e un pretesto per parlare di religione, sport, musica, filosofia, politica, matematica, arte.

La regia è geniale poiché riesce a manipolare le emozioni dello spettatore in modo efficace e inaspettato: lo fa sorridere, impressionare, arrabbiare. Il regista inserisce nella metanarrazione elementi accattivanti, paradossali e assurdi nei luoghi e momenti più insoliti; e queste provocazioni non sono fini a se stesse, ma riflettono il pensiero e la vita del regista stesso.

Il dialogo di Joe e Seligman è una sorta di terapia e autocritica che Von Trier fa a se stesso su un livello morale, ma mai moralista.

Nymphomaniac è quindi il paradigma cinematografico del regista danese, ovvero la grammatica di un linguaggio attraverso il quale offre al pubblico, al di là del mero nozionismo, una molteplicità di strumenti per riflettere e ragionare sul proprio pensiero e la propria visione del mondo: commedia e tragedia sono le facce della stessa medaglia in un contesto un po’ cupo, ma anche ludico e infantile. Un capolavoro.

La Scheda

“Nymphomaniac”, regia di Lars Von Trier, 2014

La Valutazione

4 stelle di 5

Il trailer

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Nato nel 1994 e originario di Lugagnano, scrive per il Baco dal 2013. Con l'impronta del liceo classico e due lauree in economia, ora lavora con numeri e bilanci presso una società di servizi. Nel (poco) tempo libero segue con passione la politica e la finanza e non manca al suo inderogabile appuntamento con i nuovi film al cinema (almeno) due volte a settimana. E' giornalista pubblicista iscritto all'ordine dei giornalisti del Veneto.