Trama e Recensione
Enzo Ceccotti è un criminale di basso livello che per sbarcare il lunario commette piccoli furti a Tor Bella Monaca, nella periferia di Roma. Un giorno, scappando dalla polizia, si tuffa nelle acque del Tevere ed entra in contatto con del materiale radioattivo nascosto.
Il giorno seguente scopre di avere dei superpoteri: è fortissimo e si autorigenera. E mentre inizia ad avere qualche dimestichezza con le proprie doti sovrumane compiendo furti di grandezza maggiore, Enzo incrocia la strada dell’eccentrico boss criminale Zingaro e di Alessia, sua vicina di casa morbosamente legata alla serie televisiva Jeeg robot d’acciaio. Enzo prima non possedeva nessun requisito per ottenere tali capacità sovrumane, non era nessuno, senza obiettivi né valori. Ora, invece, tutto cambia.
Lo chiamavano Jeeg Robot è il primo lungometraggio del regista Gabriele Mainetti ed è il primo superhero movie realizzato in Italia, che ricalca l’impronta dello stile del genere action e si inserisce in un contesto tutto italiano: Roma, le sue strade, i suoi personaggi, il suo dialetto, i suoi problemi rendono la narrazione alquanto scorrevole e al tempo stesso originale, non cadendo mai nel genere neorealista né sbilanciandosi troppo sul genere di Romanzo Criminale o di quello supereroistico.
Il risultato del connubio tra questi due generi è un film di puro intrattenimento, i cui regista e sceneggiatore sono un duo impeccabile: le battute e i dialoghi sono coerenti, mai di troppo o sopra le righe, e, al contempo, si attua una narrazione di immagini meticolosa ed efficace al fine di mantenere il ritmo costante, sostenuto e mai forsennato e lasciare il giusto spazio all’evoluzione della trama e dei personaggi.
Il regista si è servito di un cast eccezionale e perfetto per dare spessore e profondità ai personaggi: Enzo è interpretato da un bravissimo Claudio Santamaria, sempre credibile in ogni situazione; Alessia è Ilenia Pastorelli, inappuntabile nell’offrire fascino, tenerezza e romanticismo alla trama; infine, lo Zingaro Luca Marinelli, il migliore, l’unico in grado di interpretare un personaggio così complesso e nello stesso momento infervorare lo spettatore con i suoi eccessi, le sue stravaganze e ambizioni, una sorta di Joker – Heath Ledger nostrano.
Lo chiamavano Jeeg robot non è un film su un supereroe, ma su un uomo che diventa un eroe. Tutto nasce da Alessia e dalle sue convinzioni: è lei che crede in Jeeg robot, in Enzo e nelle sue potenzialità; non bastano i superpoteri, si diventa eroi quando viene plasmato nella mente l’ideale stesso di eroismo, e lo si può abbracciare solamente dopo aver compiuto nel proprio animo un percorso che parte dal basso, dalle cose semplici e grezze, fino alla maturazione della genuina consapevolezza di poter offrire il meglio di se stessi, di fare del bene al prossimo.
La Scheda
“Lo chiamavano Jeeg Robot”, regia di Gabriele Mainetti, 2016
La Valutazione
4 stelle di 5
Il trailer
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