Obiettivo Cinema: “Alice attraverso lo specchio”, di James Bobin. Manca un po’ di “moltezza”

Trama e Recensione

Qualche anno dopo le avventure nel Paese delle meraviglie, Alice Kingsleigh è capitano della nave del padre, ruolo che ricopre con orgoglio e soddisfazione. Dopo un viaggio in Oriente, Alice torna a Londra e scopre che a seguito di un ricatto commerciale e di un’avventatezza di sua madre sta per perdere una causa contro Hamish, il lord inglese che le aveva chiesto di sposarla nel precedente Alice in Wonderland e ora detentore della maggioranza delle azioni della compagnia.

In un momento di massimo sconforto per la protagonista appare il Brucaliffo che ricondurrà Alice nel Sottomondo attraverso uno specchio per salvare il Cappellaio Matto, suo carissimo amico, ora meno colorato, meno brillante; Alice si rivolgerà quindi al Tempo per viaggiare nel passato e riparare danni e misfatti.

Il lungometraggio di Bobin si ispira all’opera letteraria di Lewis Carroll Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, ma il risultato è una trasposizione infedele, che sfiora appena la narrazione folle e onirica di Carroll per trasmettere messaggi più semplicistici: mentre l’opera letteraria approfondisce il tema degli scacchi, qui invece si riduce il concetto di Tempo, il chronos nella sua essenza, ad un modo per comprendere i propri errori, per rimediare esperienze negative a posteriori. Tutto qui.

La narrazione procede a ritmo sostenuto per tutta la durata del film, ma la sceneggiatura di Linda Woolverton, che ha già realizzato gli script di La Bella e la Bestia, Il Re Leone, lo stesso Alice in Wonderland e Maleficent, manca di creatività e mordenti; l’unico aspetto degno di interesse è il tema della famiglia: l’ambiente domestico è il nucleo delle emozioni, sia positive sia negative, delle maturazioni e dei cambiamenti.

Faccenda molto importante la famiglia: te ne danno una sola.

Parola di Cappellaio.

Alice attraverso lo specchio - LocandinaMia Wasikowska è l’unica certezza del cast: di nuovo nei panni Alice, conferisce al suo personaggio maggiore maturità e sicurezza rispetto al primo episodio. Depp, invece, interpreta un Cappellaio sempre meno matto, in crisi e senza “moltezza”, ma non riesce a bucare lo schermo come aveva fatto in Alice in Wonderland.

Interessante è l’interpretazione del Tempo: si tratta di una personificazione, ed è stata affidata alla new entry Sacha Baron Cohen, sempre brillante, ma qui non così impeccabile, poiché è perennemente in bilico tra la maestosità e l’idiozia, l’inesorabilità e la simpatia.

Il resto dei personaggi si dimostra stereotipato, preconfezionato: la Regina Bianca, il Bianconiglio, Pincopanco e Pancopinco, il Ghiro, Bayard e lo Stregatto hanno una funzione narrativa marginalissima e sono rinchiusi in un ruolo che non permette a loro alcuna inventiva a causa di scelte di sceneggiatura. Emerge solo “la maledetta capocciona”, l’iraconda Regina Rossa di Helena Bonham Carter, poiché regala qualche momento di estro e vivacità.

Tim Burton, qui in veste di produttore, passa la regia del sequel di Alice in Wonderland al regista James Bobin, reduce dai due episodi dei Muppets. Bobin ricalca l’impronta cinematografica di Burton e confeziona un film che non riesce a toccare i livelli alti che la fonte carrolliana dispone.

Anche un’ottima CGI e una pazzesca fotografia non potranno mai compensare le debolezze narrative e il semplicismo tematico di un film.

La Scheda

“Alice attraverso lo specchio”, regia di James Bobin, 2016

La Valutazione

2 stelle di 5

Il trailer

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Nato nel 1994 e residente a Lugagnano, scrive per il Baco dal 2013. Con l'impronta del liceo classico e due lauree in economia, ora lavora con numeri e bilanci presso una società di revisione. Nel (poco) tempo libero segue con passione la politica e la finanza e non manca al suo inderogabile appuntamento con i nuovi film al cinema (almeno) due volte a settimana. E' giornalista pubblicista iscritto all'ordine dei giornalisti del Veneto.