Venerdì 19 gennaio Il Baco da Seta, con la collaborazione dell’Edicola Castioni, ha organizzato presso l’Hotel Antico Termine di Lugagnano la presentazione dell’ultimo libro di Alfio Caruso (nella foto): “Noi moriamo a Stalingrado. La sconosciuta odissea di 77 soldati italiani precipitati nel peggior mattatoio della Seconda Guerra Mondiale”, edito da Longanesi.
Caruso vanta collaborazioni con i maggiori quotidiani italiani (tra gli altri, è stato tra i fondatori del Giornale, caporedattore del Corriere della Sera, vicedirettore della Gazzetta dello Sport, condirettore del Messagero, ora scrive per la Stampa) e ha scritto cinque romanzi e numerosi saggi storici – sull’eccidio della Divisione Acqui a Cefalonia, sull’epopea degli Alpini in Russia, sullo sbarco in Sicilia e su altri episodi che hanno visto coinvolti gli italiani nel secondo conflitto mondiale – che hanno avuto sempre il merito di creare grande dibattito sia tra gli addetti ai lavori che tra i lettori.
Alla serata ha partecipato un pubblico numeroso, considerando anche la complessità del tema trattato, che ha seguito con grande partecipazione l’autore raccontare come il libro su Stalingrado sia nato direttamente dalle testimonianze (lettere, cartoline, documenti) lasciate da quegli italiani scomparsi nella più grande battaglia della Seconda Guerra Mondiale sul fronte orientale. Oltre ai racconti dei figli e dei parenti oggi in vita.
Ma chi erano quei settantasette? Erano contadini, artigiani, operai, commercianti, tra i 20 e i 35 anni. Appartenevano al 127° e 248° autoreparto: avevano portato uomini e rifornimenti alla VI armata del Generale Paulus e dovevano rientrare dopo aver riempito gli autocarri con la legna per affrontare l’inverno. Furono invece bloccati dall’avanzata dell’Armata Rossa alla fine di novembre del 1942. Dopo la resa, la prigionia falcidiò i sopravvissuti, solo due riusciranno a rivedere l’Italia.
Una serata emozionante e dai grandi contenuti culturali e storici, che si inserisce in un ciclo organizzato da Il Baco da Seta e dedicato alla Storia locale e alla Storia nazionale ed universale. La nostra Italia, per essere un paese veramente civile, ha bisogno di una memoria condivisa, attorno alla quale tutti possiamo ritrovarci pur provenendo da percorsi culturali e politici differenti. Ed è attraverso libri come quelli di Caruso e serate come quella del 19 gennaio che si può provare, pian piano, ognuno nella propria realtà locale, a dare fondamento e dignità a questa memoria.