Sono 3600 i morti provocati dal terrificante terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito sabato il Nepal. I feriti sono quasi cinquemila: la maggior parte di persone che ha perso la vita si trovava in Nepal, ma sarebbero 66 i decessi in India e 17 in Cina.
Ieri, poi, una scossa di assestamento di magnitudo 6,7 ha causato nuove valanghe sul monte Everest, quella di sabato aveva ucciso 22 alpinisti. Gli ospedali sono sovraffollati e si contano 4.629 feriti. Grandi sono le difficoltà per ripristinare la rete elettrica e i collegamenti telefonici.
In questa estrema ma terribile sintesi la vaga idea dell’inferno che ha colpito come un martello la piccola e pacifica nazione abbarbicata sui monti più alti del mondo.
L’epicentro del sisma è stato localizzato a metà strada tra la capitale Kathmandu e la città di Pokhara, in un’area densamente abitata. L’ufficio dell’Onu sul posto calcola che i nepalesi colpiti siano circa sei milioni e 600 mila. Il governo del Nepal ha decretato lo stato di calamità nazionale e ha disposto la chiusura di tutte le scuole per una settimana.

Questa tremenda sciagura ha segnato e colpito anche la nostra comunità di Sona, sono infatti tanti i nostri concittadini che per motivi di turismo o per amore delle arrampicate e delle montagne hanno negli anni visitato quei luoghi magici.
A due di loro, Renato Salvetti (ex Sindaco di Sona) e la moglie Luisella Mazzi, di Lugagnano, abbiamo chiesto come si sono sentiti quando hanno appreso della tragedia di sabato.
“La notizia del tremendo terremoto che ha colpito il Nepal ci ha riempiti di dolore. A partire dal 2008 – ci spiegano – più volte abbiamo visitato il Nepal, l’ultima lo scorso mese di gennaio: E’ una nazione alla quale ci si affeziona con facilità per la bellezza dei luoghi e per la particolare tipologia dei suoi monumenti. E’ sicuramente, per certi versi, un museo all’aria aperta. Kathmandu in particolare, con le caratteristiche terrazze sui tetti, che consentono una visione della città unica, ti resta nel ricordo per sempre”.
“Sono le persone però che ti colpiscono, mansuete, disponibili, aperte all’amicizia. con poche visite abbiamo potuto consolidare più di un’amicizia personale, che abbiamo mantenuto anche da lontano attraverso email e facebook. Ci auguriamo – terminano – che la solidarietà internazionale possa ricostruire, in tempi brevi, la maggior parte delle cose belle di quella terra e soprattutto ridare un poco di serenità a quelle popolazioni”.