
L’8 dicembre scorso si è conclusa la sesta e ultima puntata di “Portobello”, trasmissione della RAI condotta da Antonella Clerici. Sarà che siamo degli inguaribili nostalgici, ma secondo noi l’omonima e seguitissima trasmissione ideata e presentata da Enzo Tortora tra gli anni ’70 e ’80 era ben altra cosa.
Per noi c’è un motivo in più per ricordarla: nel 1981 vi partecipò, con grande risonanza pure sui giornali locali e nazionali, anche un cittadino di Sona capoluogo, Enrico Costa.
Per capire come avvennero i fatti, dobbiamo partire da molto lontano.
L’8 settembre del 1943 il tenente di artiglieria alpina Fernando Zanda condusse i suoi uomini in uno scontro con i tedeschi nel Montenegro. Un soldato italiano fu colpito gravemente a una gamba, ma per come si era messa la battaglia era impossibile prestagli soccorso, e fu abbandonato al suo destino. Le urla di dolore di quel ferito, tuttavia, rimasero nella mente e nel cuore di Zanda, che provò un senso di rimorso per non aver potuto fornirgli aiuto.
Decenni dopo, pensò di partecipare a “Portobello” per chiedere se qualcuno, fra quanti stavano seguendo la trasmissione, avesse notizie di quel soldato sfortunato, di cui ricordava il nome e la provenienza: Vittorio Costa, di un paese della provincia di Verona.

Al nostro concittadino Enrico non ci volle molto per capire che si stava parlando di suo fratello Vittorio, deceduto dieci anni prima. Lo segnalò a “Portobello”, e fu invitato a partecipare alla serata del 30 gennaio 1981.
Egli vi giunse accompagnato dal fratello Ernesto (padre di don Giorgio, attuale Parroco di S. Maria Maggiore a Bussolengo). I due raccontarono che il povero Vittorio, classe 1916, era caduto nelle mani dei tedeschi, che lo curarono e, per evitare la diffusione della cancrena, furono costretti ad amputargli la gamba ferita. Finita la guerra e il periodo di prigionia in Germania, egli poté ritornare nel Comune di Sona dove, nonostante la menomazione, si sposò con la fidanzata che era rimasta ad attenderlo, e condusse una vita normale, fino alla morte sopraggiunta nel 1971.
Il racconto di quell’episodio fu davvero toccante, tanto che – come si diceva – gli ascolti della trasmissione furono alti e, inoltre, se ne occupò la carta stampata, che pubblicò numerosi articoli (sotto, alcuni ritagli di giornale tratti da “L’Arena” e dal “Corriere della Sera”).
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