Musica ed elezioni, da Guccini a Fabri Fibra: Quando i cantanti raccontano la politica meglio dei politici

“Magiche le elezioni, a far promesse siamo i campioni… e allora sì propaganda, propagandaaa… non c’è più niente che mi mancaaa”. No, ragazzi, non è un versetto di Giovanni Pascoli, e nemmeno un estratto da un capolavoro manzoniano o una lirica da Ossi di seppia del buon Eugenio Montale. E’ semplicemente un passaggio di una canzone piuttosto nota del rapper Fabri Fibra lanciata qualche mese fa, esattamente il 18 marzo di quest’anno.

Nessuno avrebbe pensato all’uscita di questo pezzo che avremmo passato l’estate a suon di countdown verso la chiusura delle liste per i candidati alle elezioni del 25 settembre. Sì perché poi, a suon di notizie dal fronte di guerra, aumento dei prezzi al consumo e mega mazzate delle bollette dell’energia elettrica già arrivate, e le bastonate autunnali che ci riserveranno quelle del gas, vedere il tg e cercare di indovinare da che parte sta una delle centinaia di nuove liste con nomi mai sentiti, è diventato un bagno di puro disimpegno quasi necessario per salvarci da una depressione collettiva.

Tornando alla “propaganda” e alla politica nella musica, ho cercato di spremere le mie meningi per capire se fossi riuscito a fare un pezzo per poter parlare di questo argomento: musica e politica. Se state leggendo queste righe, evidentemente significa che ci sono riuscito.

Sicuramente la prima canzone a cui ho pensato in questi giorni è quell’ironico capolavoro di Giorgio Gaber Destra-Sinistra che vi consiglio di andare a cercare perché ha una musica godibile ed un testo sapientemente cesellato su tutti i luoghi comuni derivanti dello schieramento da una o dall’altra parte. L’incipit serioso, quasi sentenzioso, recita “tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra, è evidente che la gente è poco seria, quando parla di sinistra o destra”.

Che poi parlando di cantautori, parlare di politica significa parlare di denuncia sociale. C’era un tale, Salvatore Antonio Gaetano, detto Rino, che attraverso una apparente aria scanzonata, cantava pezzi di grande impatto politico-sociale quali Il cielo è sempre più blu o Numterragae più, credo il primo pezzo a citare politici con nomi e cognomi. Anche se il suo pezzo più intriso di racconto a tema politico era quel “E Berta filava.. filava con Mario” che molti pensavano essere una filastrocca sulla leggerezza dell’amore. No, mie care e miei cari: tutt’altro. “Berta filava” parla invece della figura di Aldo Moro, del filo della tessitura del compromesso storico che coinvolgeva Enrico Berlinguer, altro che disincantata leggerezza!

C’è un altro cantautore, collocato inequivocabilmente a sinistra, che ha spesso trattato di politica e di impegno sociale. Sto parlando di Francesco De Gregori: per lui due canzoni su tutte con relativi passaggi di testo diventati letteratura. La prima è “Generale la guerra è finita, il nemico è stanco, è vinto, è abbattuto, dietro la collina non c’è più nessuno”. Mentre la seconda canzone che vogliamo ricordare recita “Viva l’Italia, presa a tradimento, l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento”.

Un altro pezzo “portante” della musica italiana è la celeberrima Dio è morto resa famosa dai Nomadi con la penna del testo di Guccini: “E venuto oramai il momento di negare tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudini e paura, una politica che è solo fare carriera”.

Torniamo all’ironia? Volentieri. Chi non ricorda la grande performance di quel Sanremo 1996 e della Terra dei cachi, pungente ironia sull’abusivismo tutto italiano con Elio e le Storie Tese? “Una pizza in compagnia, una pizza da solo… in totale tanto pizzo e l’Italia è questa qua”.

Insomma, questa nostra cara Italia cerca anche con la musica di sollevare morale e coscienze grazie alle canzoni. Chi vincerà le elezioni? La musica racconta, non fa previsioni o exit poll. L’unica cosa che possiamo immaginare sono le dichiarazioni che faranno i nostri politici dopo lo spoglio dei voti. Perché nel nostro bellissimo quanto contraddittorio Paese, dopo le elezioni tutti riescono a dire di aver vinto. In fondo fu Piero Chiambretti, presentando il Festival di Sanremo, a creare il motto “comunque vada sarà un successo”. Buona propaganda a tutti!

Massimo Bolzonella nasce a Verona il 13 maggio 1965 intorno alle ore 22. Giornalista pubblicista dal 1991, ha prestato la sua voce alla radiofonia veronese per quasi 40 anni. Scrive e vive di musica Italiana, ha curato la comunicazione web di Umberto Tozzi per 12 anni. Sposato, ha due figli, due gatti e un cane. La frase della sua vita è "Sai dove vado adesso? A farmi il mondo", pronunciata da John Travolta nel film "Stayin'alive" dopo il trionfo da primo ballerino a Broadway.