Anno speciale il 2019 per il nostro compaesano velista Mauro Pelaschier. In pochi mesi raggiunge brillantemente i 70 anni e viene insignito del titolo di Commendatore dal Presidente della Repubblica Italiana. Questa la motivazione: “Per il suo autorevole contributo alla sensibilizzazione al rispetto e alla tutela degli ecosistemi marini”.
In questi recenti anni Pelaschier si è dedicato alla difesa del mare. Ha compiuto il periplo d’Italia su barca a vela come ambasciatore della Fondazione One Ocean. Per testimoniare il rispetto degli ecosistemi marini e diffondere la Charta Smeralda, un codice etico di comportamenti virtuosi per la conservazione dell’ambiente marino. Ampiamente giustificata quindi la nomina a Commendatore della Repubblica.
La sua fama però l’ha conquistata in mare, anzi nei mari di tutto il mondo. Seguendo la tradizione di famiglia, più precisamente di nonno Francesco, di papà Adelchi e dello zio Annibale, tutti grandi velisti plurititolati. Comincia giovanissimo a veleggiare nelle natie acque triestine iniziando così una straordinaria carriera, diventando oltre che un campione anche uno dei volti più popolari del mondo della vela. Numerosissimi i suoi successi, anche olimpici.
Nel 1983 raggiunge la grande popolarità come timoniere di Azzurra, la prima barca italiana all’America’s Cup. E sarà poi al suo comando anche nella sfida successiva a Perth nel 1987.
Mauro, dall’alto dei tuoi 70 anni e di tutte le esperienze in ogni parte del mondo, cosa ne pensi del mare e del rapporto che ne hanno gli italiani? “Il problema italiano – ci ha risposto – è di non vedere il mare come risorsa. Se cambiassimo atteggiamento ci guadagneremmo tutti, visto tutto il mare che ci circonda. Non dobbiamo guardare il mare come ad una cosa semplicemente “bella”, ma come ad un settore economico che può dare redditi, professioni, soddisfazioni. Dovremmo istruire i giovani a navigare e a lavorare sul mare. E’ un fatto di cultura ed anche la politica dovrebbe adeguarsi. L’esempio viene dal mio territorio, pensa a Istria, Dalmazia, Trieste, quanta gente vive e lavora sul mare.”
A Sona in molti lo conoscono, oltre che per la sua capigliatura e la sua barba, anche per la grande simpatia e disponibilità. Oltre che per la sua passione per la musica e la buona cucina.