Marzo, il mese di Marte che porta con sé i venti del rinnovamento

“Era uno di quei giorni di marzo in cui il sole splende caldo ed il vento soffia freddo: quando è estate nella luce e inverno nell’ombra”.
Charles Dickens

Tra raffiche di vento, soleggiate e acquazzoni improvvisi, il terzo mese dell’anno spalanca le porte alla primavera. Mentre le ore di luce guadagnano sensibilmente terreno, marzo si contraddistingue soprattutto per l’instabilità meteorologica che si manifesta anche durante l’arco di una sola mezza giornata: “marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l’ombrello”.

Queste condizioni sono di stimolo per la vegetazione, perché contribuiscono sia al consolidamento delle radici, sia allo sviluppo graduale dei germogli. Il “mese del vento” riveste inoltre un ruolo fondamentale nella fecondazione delle specie anemofile.

Il carattere imprevedibile di marzo dà inizio a un nuovo ciclo fertile per la Natura, come dava inizio al nuovo anno nell’antica Roma. Prima della riforma giuliana, marzo (dal latino Martius, derivativo di Mars, Martis), primo mese del calendario romano, era dedicato a Marte, padre della patria, guerriero e protettore della città eterna. Figlio di Tellus dea della Terra, la religione arcaica lo venerava come dio della folgore, del tuono e della pioggia.

Il capodanno romano apriva ufficialmente l’anno religioso e agrario, rinnovando il Fuoco Sacro nel tempio di Vesta. Con la processione degli scudi si inaugurava invece l’inizio del periodo bellico, passaggio fondamentale per i cittadini romani che da questo momento ritornavano sotto la giurisdizione militare e la virile tutela di Marte fino a ottobre.

Alle calende di marzo, si teneva anche una celebrazione esclusivamente “al femminile”: le Matronalia (femineae kalendae) in onore di Iuno Lucina. Tale appellativo di Giunone (da lux-lucis, luce) assume il significato di “colei che porta i bambini verso la luce”. Come dea del parto e protettrice delle partorienti, le matrone la onoravano con incenso e offerte floreali, rivolgendosi a “colei che dà la vita e la luce” con questa preghiera riportata da Ovidio: “Recate fiori alla Dea! Questa dea si compiace di erbe fiorite; incoronate il capo di teneri fiori! E dite ‘O Lucina, tu ci hai dato la luce!’ E dite ‘ Tu sei propizia al voto delle partorienti!’ Se qualcuna è ancor gravida, con la chioma disciolta, preghi la Dea per un parto senza dolore…”.

Il mese di Marte porta con sé i venti del rinnovamento (talvolta burrascosi), che rischiarano il cielo dalle nebbie invernali per mostrare la luce dirompente della vita. Nel momento in cui il giorno e la notte si equivalgono in durata (in seguito all’aumento progressivo della luminosità diurna) ha luogo l’equinozio di primavera.

Se questo evento astronomico segna il passaggio definitivo dall’inverno alla stagione dei fiori, quale pianta anticipa la bella stagione meglio della mimosa? Stimolate dal primo sole di marzo, le sue copiose fioriture di giallo acceso diffondono nell’aria l’aroma dolce e sottile della loro nota di cuore. I fiori morbidi e delicati della sempreverde mimosa (Acacia dealbata), il cui sentore poudré evoca l’allure dei tempi andati, accompagnano le donne come simbolo di forza e femminilità.

Nell’immagine, Charles C. Curran, A breezy day (Un giorno ventilato), 1887.

Passeggiare in aperta campagna, ispira la mia passione per la scrittura e la fotografia, e mi trasporta in una realtà dove percepire ancora le mezze stagioni. La mia personalità eclettica e la formazione multidisciplinare volta alla ricerca della bellezza, si esprime al meglio come consulente nell’ambito della fitocosmesi. Dopo mezzo secolo di città, il territorio di Sona mi sta ora offrendo una nuova dimensione di vita dove sperimentare altre tradizioni e antichi valori. Collaboro con il Baco con la rubrica “Il salotto di madre Natura".