Il santuario della Madonna del Monte, assieme alla pieve di sant’Andrea la più famosa delle otto chiese del capoluogo, è stato chiuso al culto lo scorso 17 giugno 2010 con un’ordinanza del sindaco e non è più stato riaperto perché pericoloso per l’incolumità delle persone. È a rischio di umidità e infiltrazioni. La popolazione locale avverte disagio per non poter più accedere al sacro edificio. Il santuario, del XII secolo, sorge nell’omonima località, sui primi rialzi delle colline moreniche che a forma di anfiteatro circondano il lago di Garda. È di proprietà privata, ma da sempre adibito al culto pubblico.
Romeo Montresor, assessore all’edilizia privata e all’urbanistica, la pensa così: «L’amministrazione comunale è in attesa di conoscere il progetto dei proprietari per il restauro definitivo, come richiesto dalla soprintendenza. Questo per consentire la riapertura ad uso devozionale della chiesa in modo che la prossima festa dell’Assunta possa essere celebrata nella chiesetta tanto cara alla devozione di tutti i cittadini del paese».
A sostegno del santuario, nacque nel 1981 un appositato comitato inizialmente presieduto dal fondatore Gino Melloni, poi rilevato da Bruno Antolini e ora presieduto da Tiziana Poiesi. La devozione del santuario, normalmente aperto per le messe tutti i mercoledì pomeriggio, l’ultimo giorno feriale di maggio e il 15 agosto, trova riscontri anche nei paesi vicini come Sona, Lugagnano e Bussolengo. Il primo sos fu lanciato a fine maggio 2010 dallo stesso comitato che aveva notato fessurazioni sui muri e la caduta di qualche coccio dal tetto. La polizia municipale e l’impiegato responsabile dell’ufficio tecnico, una volta sul posto, suggerirono «di segnalare alla proprietà l’urgente necessità di interventi di manutenzione previa verifica della solidità strutturale dell’immobile e di avvisare della situazione la soprintendenza dei beni culturali e architettonici». Quasi in contemporanea, sempre nel giugno 2010, i proprietari della chiesa informarono «dell’impossibilità di tenere aperta la chiesa fino a quando non si fossero concluse le indagini sullo stato di conservazione dell’edificio e la sua messa in sicurezza».
Con ordinanza 17 giugno 2010, il sindaco Soardi ordinò «la chiusura dell’edificio inibendo l’accesso al pubblico e privato alla stessa, diffidando formalmente la proprietaria ad eseguire tutti gli interventi del caso per mettere in sicurezza l’edificio e a redigere una relazione attestante la sua sicurezza o meno». Nell’agosto 2010, come informa Montresor, la proprietà depositò una perizia giurata nella quale veniva dichiarato che non erano in corso evidenti progetti di instabilità della facciata, escludendo il pericolo di cadute di pezzi sulla strada prospiciente la facciata stessa. Nel contempo fu interessata la soprintendenza che, il 4 novembre 2010, concordò un’uscita per la verifica dello stato interno ed esterno della chiesa e in data 25 novembre 2010 il soprintendente per i beni ambientali di Verona comunicava l’avvio del procedimento per la dichiarazione di interesse culturale del bene che avrebbe posto lo stesso sotto il vincolo monumentale. Il soprintendente scrisse: «Il bene costituisce un significativo esempio di antico complesso chiesastico, con annesse pertinenze, di interesse particolarmente importante in quanto oltre ad esprimere un elevato messaggio devozionale e culturale, rappresenta in esempio di architettura religiosa di impianto di tardo romanico che conserva nonostante una difficile situazione di degrado arredi sacri e testimonianze pittoriche di grande pregio».
Ricorda Montresor: «Il primo dicembre scorso, sempre la soprintendenza, evidenziò ai proprietari l’obbligo derivante del decreto legislativo 42 del 2004 di assicurare la conservazione del patrimonio culturale e di favorirne la pubblica fruzione e la valorizzazione. La proprietà veniva invitata ad attivarsi con urgenza per la realizzazione dei lavori provvisori, indispensabili per evitare danni all’immobile, ricordando che in difetto di un definitivo intervento di conservazione, sarebbe stata attivata d’ufficio la procedura conservativa prevista dalla legge».
E i proprietari cosa dicono? Elisabetta Sambugar, figlia della proprietaria Norma Sganzerla, afferma: «Lo scorso 21 gennaio, da parte della soprintendenza uscita per un sopralluogo il 12 gennaio, ci è giunta autorizzazione scritta per l’esecuzione delle opere. Ciò dimostra che agiamo in base alle richieste della soprintendenza che ora ci sollecita l’invio del progetto definitivo richiesto lo scorso primo dicembre. La soluzione non è semplice. Ci siamo affidati all’architetto bresciano Ferdinando Butti. Il maggior problema sono le capriate del tetto, strutture in legno, e i muri a sacco, con i loro affreschi da sistemare. Quando si avvieranno i lavori ci sarà il problema dei banchi. Chiediamo la collaborazione, anche finanziaria della popolazione: chi ci vuole aiutare potrà detrarre l’importo dalle tasse».
Il santuario della Madonna del Monte sorge sull’omonina altura, in posizione impervia, a metà strada con Sona, lungo la provinciale per Bussolengo. Ai primi di febbraio del 1220 venne visitato da San Francesco, reduce dalla Terra Santa, diretto sul lago di Garda.
I frati francescani, stabilitisi in questo periodo, rimasero al convento sino al 1754. Il santuario venne visitato anche da Sant’Antonio da Padova (1231), San Carlo Borromeo (1565) e nel 1948 da san Giovanni Calabria. Il vaso della chiesa, escluso il presibiterio, è lungo 17 metri e largo 9. I muri sono ad intonaco e tutti in affresco. L’altare della Madonna è di stile barocco, tutti in marmo e fatto costruire a sue spese, come attesta un’iscrizione, dal rettore padre Francesco Cusani nel 1712. Il vescovo di Verona, Giovanni Morosini, accordò il permesso con decreto 19 luglio 1780 di demolire il pericolante campanile e di ricostruirlo ex novo.
Dopo vari passaggi, dal 28 dicembre 1956 è proprietà della famiglia Sganzerla. La più completa pubblicazione è opera di Renato Adami, edita nel luglio 2001.