Cosa porta quasi duecento adulti, che tra di loro hanno fino dieci anni di differenza di età, ad incontrarsi e stare assieme per un’intera serata? Cosa li porta a condividere un momento di aggregazione in cui ha una importanza limitata quello che mangi o bevi, in cui non vorresti mai che la serata finisse, dove ad un certo punto guardi l’orologio e sono le tre, le quattro o le cinque del mattino e non senti la stanchezza e ti sembra impossibile che il tempo sia volato senza che te ne rendessi conto?
Il senso di appartenenza. L’appartenenza ad una comunità, al luogo dove sei nato, dove hai frequentato tutte le scuole dall’asilo alla scuola media, dove andavi in chiesa e facevi catechismo, dove hai fatto sport, dove condividevi le amicizie dei tuoi genitori e nei momenti di aggregazione i loro figli diventavano i tuoi amici, dove scorrazzavi libero nei campi o su e giù per le vie a giocare a mosca cieca a nascondino agli indiani e cowboy a rimpiattino e molto altro.
Dove forgiavi la tua identità aggregandoti alla maraja che frequentava un certo bar, dove combinavi le lazzaronate in gruppo e sperimentavi sulla tua pelle il tornare a casa poi dai genitori, dove creavi la tua band musicale, dove sperimentavi il fumo della sigaretta o scoprivi il sesso incontrando un ragazzo o una ragazza che ti piaceva. Potrei andare avanti all’infinito, perché di storie di vita di comunità da raccontare quale quella di Lugagnano, che per certi versi è simile a quella di tanti altri paesi, sono innumerevoli.
La festa dei Lugagnano’s Sixties di sabato 17 settembre ha portato 191 persone, nate tra il primo gennaio 1960 e il 31 dicembre 1969, residenti o con rapporti forti con la frazione, a ritrovarsi alla Casa Vecia per la seconda edizione della grande festa. Ed è stato un evento molto bello, vissuto con piacere ed affetto, che ha donato anche sana ed evidente emozione in tanti dei partecipanti.

Le differenze di età, che nella normalità delle cose durante l’infanzia o l’adolescenza costituivano fattori di divisione nelle frequentazioni, con l’andare degli anni e l’avvicinarsi della senilità diventano il contrario: fattori di aggregazione. È il naturale evolvere della vita di ognuno di noi forgiata da esperienze positive o negative che siano, che ti portano in dono quella maturità che ti conduce a vedere la vita stessa per quello che è: una evoluzione continua di te stesso e un’opportunità.
Il lavorare per organizzare la festa e il solo partecipare sono le due facce di una stessa medaglia. Una cosa sostiene l’altra, una non esiste senza l’altra. Onore a chi organizza, onore a chi partecipa.
Uno dei risultati attesi della festa, nelle intenzioni degli organizzatori, era creare un momento di incontro da ricordare. Nelle conclusioni finali, che gli organizzatori stessi traggono, l’obiettivo è stato raggiunto. Un altro obiettivo dichiarato sin dalla prima ora, che verrà reso tangibile a conti fatti tra costi e ricavi, sarà garantire una donazione a progetti di solidarietà. Lo dobbiamo alla vita che ci ha concesso la possibilità di organizzare questo evento e parteciparvi, lo dobbiamo a chi è meno fortunato di noi, lo dobbiamo al ricordo degli amici nostri coetanei che non ci sono più.
Ho fatto vedere le foto della serata a mio figlio ventiquattrenne. È rimasto molto colpito dalle positive sensazioni che le stesse trasmettevano. Serenità, voglia di stare assieme, leggerezza, spensieratezza. Ci dividono da lui due o tre generazioni, modi di vivere le relazioni completamente diversi, cambiamenti sociali epocali, abitudini e possibilità per certi versi diametralmente opposte. “Mi colpisce il sorriso sui volti delle persone – mi ha detto – è una festa in cui non mi sarei sentito a disagio partecipare”.
Forse gli abbiamo anche trasferito un modello: aggregarsi e stare assieme può essere una questione semplice se si condivide un obiettivo, se si hanno poche aspettative ma tanta voglia di creare positività nelle relazioni vivendo l’istante, se non si ha paura a rimboccarsi le maniche.
Il sentirsi parte di una comunità aiuta non poco, donando qualcosa di tuo al momento alla fine qualcosa ricevi. La solidarietà è un sentimento che unisce e abbatte le divisioni. Con la nostra esperienza di vita di ragazzi nati negli anni ’60 abbiamo ancora molto da dare alla comunità.